Siamo finiti a questo, ormai.
Elemosinare diritti.
O meglio, elemosinare il diritto di poter essere noi stessi, quello di poterci unire legalmente, essere riconosciuti come un nucleo familiare al pari degli altri. Il diritto di non essere derisi, oggetto di scherno o violenze, solo in quanto tali.
Beh, questi sono sogni ad occhi aperti.
E persino una piccola cosa, come l’aggravante di reato, non è passata.
Motivo portato? L’incostituzionalità .
Sembra infatti che diventeremmo più uguali degli altri, più protetti degli altri.
Ma – ora – nel clima che sembra vigere in Italia (e la nostra classe politica lo conferma, visto che ha votato contro i 2/3 della Camera), tra aggressioni, accoltellate, insulti (non ultimo quello di due ragazzi, a Canicattì, all’uscita dalla scuola, avvenuto proprio oggi), incendi, forse qualcosa che ci protegga un po’ di più serva.
Almeno finché non sarà passato il concetto che, veramente siamo tutti uguali.
Non parliamo poi del fatto che la stessa proposta della Concia era castrata priori, escludendo, di fatto, i transessuali dalla legge.
Per il resto, questa sera, a Milano, chi era lì fuori al gelo di Piazza Duomo e davanti Palazzo Marino a manifestare indignazione erano pochi. Ok, tutto è stato decisamente troppo rapido. Ma, cavolo!
Giustificati gli ammalati e chi lavora (io stesso non ho potuto esserci alla fiaccolata dell’8 settembre). Ma tutti ammalati? Tutti a lavoro? Nessun’altro poteva proprio prendere la metro o il tram ed esserci? Uno in più, è vero, poco, ma comunque uno in più.
Quanti saranno stati questa sera al Mom o a Lelephant?
Dobbiamo svegliarci, attivarci, farci vedere, farci sentire anche dai media, pretendere quello che deve essere nostro di diritto.
Dobbiamo esserci noi, non la nostra famiglia e circondati dai nostri amici.
Non lamentarci e far fare il lavoro agli altri e spallucce se questi non riescono a far nulla, tanto settimana prossima ci sarà la Paris al Borgo.
Tutto troppo rapido? Decisamente troppo, direi. L’unico messaggio che ho visto è stato quello su Facebook, che è arrivato alle 21.
Va bene tutto, ma non tutti sono sempre online.
Posso capire i problemi organizzativi, ma cavolo lo dico io.
In che paese di merda (noblesse oblige) viviamo?!
Pensavo che il fondo si fosse già toccato.
Mi sbagliavo di grosso.
Si sa ch al peggio non c’è mai fine 🙁
In che paese di merda (noblesse oblige) viviamo?!
Pensavo che il fondo si fosse già toccato.
Mi sbagliavo di grosso.
Si sa che al peggio non c’è mai fine 🙁
questi sono quei momenti in cui mi fa rabbia non vivere in una grande città , una città viva che risponde prontemente agli stimoli dell’attualità .
Se vivessi lì ci sarei stata, eccome se ci sarei stata.
Un abbraccio!