Pensava spesso al suo suicidio. Ed altrettanto spesso ci provava. Ma di solito sbagliava sempre qualcosa: una dose, un luogo, un’ora, la quantità di coraggio al momento decisivo. Ogni volta che ci pensava e ogni volta che ci provava, era solita mettere un sasso in un sacco decorato che le aveva regalato suo padre, e lo conservava in un angolo della stanza. Quel sacco rappresentava il senso della sua vita. Quella che si era concessa.
Tentava il suicidio ogni dieci giorni. Tre volte in un mese. Trentasei volte l’anno. Da ormai sei anni. Aveva sbagliato duecentoquindici volte.
Quella sera i sassi sarebbero diventati duecentosedici. Un sacco pieno. Stracolmo. Tanto pieno che non ci sarebbe entrato neanche un altro sasso, un altro tentativo. Un’altra possibilità , altri dieci giorni. Fu così che se ne rese conto. Di se stessa, della vita, dei suoi tentati suicidi, di quello che fino ad allora aveva ignorato. E capì cosa avrebbe dovuto fare.
Si mise la giacca, varcò la soglia portando con sé il sacco. Lo spinse lungo le scale. Poi lo trascinò lungo il vialetto, fin verso la scogliera, quella che ogni giorno guardava dalla finestra. Respirò l’aspro profumo del mare, e poi, sicura di sé, lo lanciò verso il fondo.
-Ho sempre sbagliato tutto – pensò ad alta voce – ma dagli errori s’impara.-
La sua voce sfumò mentre il peso del sacco la portava sul fondo degli abissi.
Scritto da Manila Benedetto e incluso nella raccolta di brevi racconti “Rac-corti” a cura di Andrea Careri per LAB di Giulio Perrone Editore
se pensi di andare su una scogliera, ti spezzo le gambine prima, ok?
😀
grazie Lore… bacino