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277 – busy

Abbiamo già parlato di questa canzone che dal Melodifestivale, con qualche mese di ritardo, è finalmente giunta sulle nostre radio?

I am always almost there in five
And it’s always the night before deadlines
You know, don’t bother calling before noon
Even when you say later it’s still too soon

276 – off

Una giornata di quelle sfiancanti.

Di quando l’unica cosa che vorresti fare è giocare a Mario Kart 8 (possibilmente con altri 3 amici ma indovina? Tutti spariti) oppure rinchiuderti in sala e guardarti tutto Orange is the new black come se non ci fosse un domani.

E invece finisce che rimani a letto tutto il giorno, sdraiato a fissare il soffitto o dormendo, imbottito di antidolorifici per un mal di collo che non sembra voler passare in alcun modo e ti uccide. E poi fai quello che non devi fare e inizi a googlare. E l’internet consiglia il caldo (scioglie la tensione dei muscoli) ma non troppo (li infiamma) e anche il freddo (allieva il dolore); consiglia di stare sdraiati, ma non troppo. E soprattutto, dice di evitare quelle posizioni innaturali che si hanno quando si legge (argh), si sta davanti al computer (dovrei lavorare, doppio argh) o alla tv (triplo argh!).

E così la giornata passa, il w-end è rovinato, il lavoro è ancora lì.

E il problema principale è che, passato il dolore al collo, è comparso un fastidio agli occhi che non riescono a mettere a fuoco. Mi pare tutto ottimo.

Rottamazione a 29 anni, anyone?

275 – petto

E quindi siamo giunti al punto che in realtà un feedback, più che positivo è già arrivato.

Vuol dire poco, perché dal feedback positivo alla firma del contratto ne passa tanta, troppa acqua sotto ponti (e in assurdi labirinti di fattori che vanno oltre la comprensione umana).

Ma vuol dire tanto: che il nuovo gruppo di lavoro ha funzionato bene e che c’è ci sono serie possibilità per un colpo di coda alla mia vita nei prossimi mesi.

Come scrivevo giusto ieri, è un po’ il momento dei non so. E anche dell’imparare a non rimuginarci più troppo sulle cose e imparare a decidere così, di petto, senza pensarci troppo. Ma questo, si vedrà a settembre/ottobre.

274 – irresponsabilmente

E così, si assapora di nuovo l’ebrezza di una gara, di brainstorming, di idee che prima funzionano, poi si cambiano, poi si rifanno, di soddisfazioni nel vedere quello che si riesce a tirar fuori anche in un team nuovo con cui non si è mai lavorato prima.

E rimane solo quel dubbio, se veramente si è pronti per il grande salto, nel caso in cui le cose dovessero andare per il verso giusto. Ma si è anche in quella fase in cui non vale la pena preoccuparsi prima del tempo e si vive un po’ irresponsabilmente alla giornata senza preoccuparsi troppo del futuro…

273 – silenzio

Poi capita che ribecchi un amico dopo anni, poi ti perdi di vista di nuovo, lo ribecchi dopo 2 mesi e ti rendi conto che in così poco tempo tutto può cambiare, anche ciò che pensavi che sarebbe rimasto uguale per il resto degli anni a venire.

E non hai sinceramente parole, se non un imbarazzato e rispettoso silenzio.

271 – economia

Ad occhio, questo due giugno appena passato segna un po’ la fine di un periodo di transizione verso un periodo pieno di what’s next?

Perché, in effetti, non lo so. Il primo grosso progetto è ormai concluso, ora si dovrebbe avviare una fase di mantenimento, ma rimane il grande di dubbio di cosa fare del resto del tempo disponibile.

I sogni son sempre quelli e per un motivo o per un altro sono abbastanza irrealizzabili.

Ma c’è un’altra cosa cosa mi sta frullando in testa, oltre ad un master di CG, magari in Big Rock: è quello di riprendere in mano i libri di economia e dare una degna conclusione (con testi e laurea) a quella parte della mia vita così accantonata.

Il punto è il dove (si continua in Cattolica? Si passa alla Statale? Ci si prova con la Bocconi?), il come (una triennale? un master e vedere se tengono buono qualcosa?), i costi. Ma rimane la domanda principale: ha senso (tralasciando un becero discorso di orgoglio personale)?

Si vedrà.

270 – domenica

E così ci siam visti Maleficent  e mi è anche piaciuto.

Il timore per la mezza cavolata c’era ed era alimentato anche dalle critiche non troppo positive lette di sfuggita nei giorni precedenti. Inoltre c’era il fattore #hype e il fattore “troppo pompato da Disney”: se ci spendono miliardi per una campagna di marketing a tappeto, forse è perché magari il film non si regge con le proprie gambe?

E invece il film c’è, funziona e va avanti senza problemi, a parte un paio di passaggi non troppo logici. Effetti speciali al top, la nostra Angelina über-zigomata ci sta tantissimo nella parte di una Maleficent non così tanto malefica.

L’unico trauma è stato col doppiaggio, a inizio film. Il vecchio Re che incita così alla battaglia no, no e NO, NON SI PUÃ’ PROPRIO SENTIRE!

 

Comunque, al netto del film, l’importanza del pomeriggio/serata era ovviamente tutta nella compagnia.

Un paio di ex-colleghi che non vedevo da troppo troppo tempo per i miei gusti. E l’incontro è servito giusto per ricordarmi quanto mi manchi non averli attorno a me tutto il giorno, tutti i giorni.

Peccato che ovviamente c’erano altri impegni e così uno dei 2 – con relativo ragazzo – se ne deve andare. E rimaniamo in due per un aperitivo al Bhangrabar, che si conferma una certezza. L’esser sui tavolini fuori è decisamente un plus, con una bella giornata come quella di oggi. E le teglie di gnocchi al pesto fumanti che venivano continuamente portate al buffet facevano la loro figura (anche una volta in pancia, chiaro!).

E poi le chiacchiere, le risate, le chiacchiere, le frasi sceme, le risate. Le 250mila prove per un selfie che scattiamo dietro ad un gruppo di pericolosi fattoni, la tragedia per trovare un copy d’impatto.

Insomma: la soddisfazione di aver vissuto una domenica fantastica e l’idea che alla fine domani/oggi, pur essendo lunedì, si può chiamare ancora domenica.