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267 – terrazza

Che poi, ci ho provato a svicolarmi dall’impegno, tra delle consegne che mi hanno fatto tardare la partenza e la preparazione e i vostri soliti ritardi che hanno tramutato un aperitivo che non mi ispirava molto in una cena a base di sushi.

E, tra una cosa e l’altra, alla fine sono arrivato al ristorante praticamente prima che il cameriere passasse a prendere le ordinazioni.

E nonostante ora stiamo impazzendo per cercare un gratta e sosta per andare in quel locale con terrazza panoramica per un drink fighetto (io che poi sono vestiti in t-shirt rossa di Qwertee e felpa verde H&M e Swatch “Color Window”) di cui non ho molta voglia, non mi rimane che ringraziarvi per essere stati così insistenti per una serata così, con voi, mi mancava proprio.

265 – Murphy

Di quando quel che non doveva succedere, alla fine, accade. E non è neanche questione di colpa mia tua sua loro, perché su certe cose puoi fare poco o nulla e pretendere l’impossibile senza considerare il contesto è – appunto – impossibile.

E così rimani con un po’ di rassegnazione, quel tanto che basta – a mente fredda – di quasi riderci su, pensando che alla fine  il destino vince sempre, anche se per brevi momenti ti fa assaporare una tua (aleatoria) vittoria. Insomma, dobbiamo pur dare ragione a Murphy e alle sue leggi giusto?

Però ti rimane in corpo anche una arrabbiatura pesante. Non in generale, ma specifica nei confronti della maleducazione spropositata di talune persone.

264 – erika

È strano essere contattati da un recruiter, soprattutto se è la tua prima volta e soprattutto se in realtà non hai le idee ancora ben precise di quello che vuoi fare da grande o nel prossimo futuro. Sai solo che per il momento vivi ad orizzonti ravvicinati, ignori i progetti a lungo termine e in realtà non stai ponendo grossi obiettivi perché, purtroppo, è un periodo talmente pieno che hai modo di pensare solo all’oggi, giusto o sbagliato che sia.

Ovviamente, non dicono per cosa ti stanno cercando, ma lo capisco benissimo ringraziando LinkenIn-lo-stalker, che ti comunica chi altri la recruiter sta aggiungendo.

Poi succede che ci si sente via telefono e si fissa un appuntamento (che era appunto) oggi.

Indeciso sul look, con quella spavalderia e incuranza del “è inutile, tanto non mi  prenderanno mai” mista ad attacchi panico dell’ultimo minuto “ommioddio-andrà-bene-il-portfolio-solo-su-iPad-potrei-farlo-stampare-ma-non-ho-tempo-quindi-portfolio-sull’iPad-che-fa-figo-ma-gli-andrà-bene-ommoddio”.

Alla fine decido per quella camicia slimfit di Sonny Bono, da sdrammatizzare (ho usato veramente quella parola?) con la felpa H&M e poi Levis e via. Non ha senso andare in giacca e cravatta per un lavoro che non si sa, non conosco, non mi prenderanno. Giusto? Meglio invece essere me stesso e giocarmela così onestamente e senza forzature.

La chiacchierata è interessante, molto. Sono io che parlo, è vero. Loro mi fanno le domande, ma son quelle domande che servono e ti fanno pensare e ti fanno notare quel paio di migliorie per il portfolio e di rivedere la strategia del CV.

Alla fine, sono uscito soddisfatto anche se sì – non sono la figura che cercano – visto che cercano uno più developer, meno designer, più guru.Soddisfatto perché mi son reso conto che di esperienze ne ho, varie e importanti. E ho talmente una faccia da bravo ragazzo che non mi si può non offrire un lavoro, vero?

 

263 – ’90s

Oggi ho fatto una di quelle cose che ti prende e ti sbatte di colpo negli anni ’90: ho installato una segreteria telefonica.

Ok, va bene, magari non è vero che erano così di moda degli anni ’90, ma a me fa molto molto molto anni ’90 lo stesso.

261 – invidia

In questi giorni ho avuto modo di vedere le nuove case di 2 coppie di amici.

La prima, il loft, visto ormai praticamente completamente e direi già sperimentato in tutta la sua bellezza e comodità durante la cena.

Oggi la seconda, già vista mesi fa quando era solo pareti e rivista oggi con tutti gli arredi e il mobilio, tranne pochi elementi mancanti.

E a questo punto devo ammettere di essere una brutta persona.

Sì, ho apprezzato tutte le scelte di arredi e sono felice per loro che sono riusciti a sistemarsi, ma mi rimane un po’ di sincera invidia perché io – a differenza loro – non sono ancora riuscito ad avere un posto che sia solo mio (o mio e di qualcun altro).

E c’è quella sensazione che sarà un traguardo molto difficile da superare.

 

260 – frutti

E così si è giunti alla fine di questa settimana, così intensa e folle sotto molti punti di vista.

Da settimana prossima si vedranno i frutti del lavoro degli ultimi mesi e c’è quella stranissima sensazione di calma, mista alla paura che manchi qualcosa, che possa esserci qualche problema o imprevisto. Ma si saprà solo da settimana prossima, quindi incrociate le dita per me.

C’è la tristezza di non poter vederlo direttamente per tutta una serie di motivi, ma intanto ci sono dei ringraziamenti che arrivano dal nulla tramite FB e ti fanno comunque piacere.

Da lunedì saremo nella magica Roma per preparare il [OMISSES]. 
Tutto lo staff si trasferirà per gli allestimenti e per accogliervi in una location che si trasformerà in una nuvola di zucchero. Prima di iniziare vorrei ringraziare tutto lo staff: E., F., Lorenzo e C.. 
In un’Italia che si lamenta per i giovani che non hanno voglia di fare, uno staff tutto under 30 è stato capace di lavorare con entusiasmo ed emozionarsi per un evento che a poco a poco ha preso vita. Grazie davvero ragazzi… e ora testa bassa e al lavoro! F 

 

259 – loft

Una giornata di quelle piene e di corsa, tra i mille impegni di lavoro 1, il lavoro 2 e li lavoro 3. Un impegno nel pomeriggio e poi via, a Milano da un fornitore/amico a recuperare delle stampe e poi a piedi, da Missori a Sant’Ambrogio per una cena a casa di ex-colleghi con altri ex-colleghi.

Una serata di quelle tranquille, tranquillissime, senza nulla di elaborato e pretenzioso. Solo due persone che sono andate a vivere assieme (e io sono felicissimo per loro) e un piccolo gruppetto per inaugurare la casa.. ehm.. il loft. Una pasta, un po’ di vino, 2 gatte (una invisibile, l’altra che tentava di scappare, cadendo), tante chiacchiere e un mucchio di scarpe vicino alla porta per evitare di rovinare il parquet.

E alla fine è stata una di quelle sere che fanno piacere.

Di quelle che ti fanno swarmare un

10, 100, 1000 di queste sere. Grazie ragazzi.

Di quei grazie che ti escono dal cuore e ti riempiono il sorriso, mentre cammini con il tuo rotolo di stampe in spalla sotto una pioggia leggera.