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362 – mensole

Lo ammetto: in realtà ieri ho vissuto un momento di sconforto.

Quel momento in cui mi sono accorto di essere tutto solo in una casa forse troppo vuota e in quel momento troppo grande per me. L’idea delle ancora infinite cose da fare, impossibili da gestire in modo autonomo , l’assenza di una macchina capiente per i mobili da prendere all’IKEA, il senso di vertigini sulle scale e quindi l’impossibilità di pulire quelle maledette mensole, l’assenza di un wifi e quel sentirmi un po’ tagliato fuori dal mondo, la cucina vuota e il frigo deserto e quel senso di spaesatezza quando pensi che devi incominciare a mettere via le cose ma non sai come gestire gli spazi e quindi dove mettere cosa.

Ecco, ieri era così. Ieri era un fissare dal letto quel soffitto ancora sconosciuto e avere tutti questi pensieri in giro per la testa.

Oggi invece oggi mi sono svegliato, ho aperto le finestre, la luce è entrata illuminando la stanza e mi sono fermato ad osservare con orgoglio il mio appartamento, pur con tutte le sue difficoltà e tutto ciò che manca.

Nel primo pomeriggio è passato il tecnico di Telecom a fare l’allacciamento, ora la palla è tornata a Fastweb che deve solo spedirmi il modem a casa; la giornate è proseguita tranquilla, fino al rientro a casa e la voglia improvvisa de sfidare me stesso e la polvere delle mensole.

Voglio dire: è una paura stupida che devo affrontare, giusto? Sono solo 5 scalini si più una traballante struttura in metallo, giusto?

Per farla breve: missione compiuta, ringraziando stracci, swiffer e sgrassatore.

YEAH

360 – IKEA

Già a dare all’IKEA in situazioni normali, anche solo per curiosare, è bello e pericoloso. Se poi hai una casa da (finire) di arredare e sistemare è ancora più pericoloso, a suon di “massì tanto al massimo costa solo 1/2/3€!).

Oltre alle varie cose acquistate (compreso un tappetino antiscivolo per la vasca a forma di coccodrillo), ho anche iniziato a ragionare sul possibile mobile tv, sulla piccola scrivania da mettere in camera e su due possibili vasi decorativi con sabbia e rami.

Intanto grazie all’intervento di un’amico e del suo macchinone, il trasloco è avanzato, visto che siamo riusciti a portare TV e impianto audio e le varie console. Ora rimangono praticamente solo i vestiti… e un frigo da riempire

353 – correre

L’altro ieri i km avanti indietro per Gardaland, con un mal di piedi tremendo perché le Onitzuka Tiger saranno belle e fighe quanto vuoi, ma se cammini troppo ti distruggono il piede.

Ieri, furbone, sono andato a correre. Non con calma e rilassato, ma con l’intenzione di fare più km e provare a migliorare il passo.
Il risultato? 7km, 5’58″/km. Ok, nulla per runner di vecchia data, ma un piccolo successo per me.

Tutto bene, se non fosse che ora ho un dolore tremendo al piede sinistro. E ovviamente ho anche commesso l’errore di cercare su google qualcosa come “dolore piede dopo corsa”, seguito poi da “piede piatto (quale in teoria avrei) corsa”. Ecco: mi si è aperto un mondo di incubi, tra riposo assoluto, fascite, visite da medici e anche robe come interventi e/o laser.

Ecco, no. Diciamo che spero solo che si tratti di un problema di scarpe, da risolvere con calma a settembre.

Perché tutto sommato, correre mi sta piacendo (voglio dire: musica a tutto volume nelle orecchie, come potrebbe non piacermi?!) e ora che poco alla volta sto riuscendo a migliorarmi mi regala anche qualche discreta soddisfazione, molto di più di quando, in palestra, sei tutto contento perché hai aumentato di mezzo chilo i carichi rispetto alla volta precedente.

E quindi boh: speriamo che non sia nulla di che. Anche se forse avrebbe senso provare a sentire qualche medico adeguato, non tanto per il dolore di adesso, quanto per capire quello che posso e quello no, giusto?

256 – comportamenti

Quindi: svegliato alle 4:30 senza che suonasse la sveglia.
Colazione alle 6.
Pranzo saltato.
Un Mac e una connessione internet che collaboravano ben poco.
Problemi da risolvere.
Merenda alle 16 con un magnum.
Photoshop e illustrator finalmente chiusi alle 22.

Il problema è che nella giornata ho notato troppi comportamenti che non mi piacciono e che non sono sinceramente disposto a tollerare a lungo.

148 – gennaio

E così gennaio è andato.
Un mese strano, in cui però hai tentato di riprendere il controllo sulle spese folli, evitando di comprare videogiochi, bluray, Swatch, tentando di prendere il treno o per lo meno evitando di parcheggiare a Lampugnano e uscendo al casello prima per parcheggiare a Fiera.
Un mese in cui hai mantenuto quella promessa fatta a V., per il bene del tuo conto in banca (e del tuo futuro?).
E ora c’è solo da continuare così.
D’altronde, anche Zio Paperone aveva iniziato con un semplice Nichelino, giusto?

147 – domande

Ho imparato a mie spese che ci sono tantissime domande da non fare.

Una di queste è “ragazzi, vi serve una mano?”. Sopratutto se pronunciata alle 18.30 del venerdì. Perché è una di quelle domande che ti potrebbe svelare un intero universo di cose ancora da fare, entro ieri.

E ha il potere di farti sembrare quella cena delle 21.30 maledettamente presto.

146 – ancora qui da noi

E quel giovedì che volevi tanto fosse un venerdì è finito.

E hai anche il coraggio di guardarlo con un timido sorriso, perché fortunatamente non è stato un giorno così delirante come avevi calcolato. Le cose sono filate lisce, sei riuscito a realizzare quello che avevi in mente al primo colpo e con soddisfazione.

E poi dovevi arrivare qui da noi, per una cena nel tuo ristorante preferito di Milano, con due dei tuoi amici preferiti e sei anche riuscito a perderti con Google Maps aperto e ad affogare in una pozzanghera talmente era profonda.

Avanti così, Lore!

145 – timing

Oggi è stato uno di quei giorni in cui basta ricevere un messaggio al momento giusto per far concludere in bellezza la giornata.

E con “momento giusto” intendo proprio il momento il cui ho pensato “ora gli mando un messaggio” e stavo per sbloccare l’iPhone e questo ha vibrato.

E quello che conta alla fine non è il contenuto del messaggio, quanto tutto quello che si porta dietro, compresa la prova che – almeno tra di noi – riusciamo a comportarci da adulti.