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Again and again and again

Ed eccomi qua, ancora nel letto senza sonno.
No, non esattamente. In realtà mi sono svegliato da poco.
È che oggi a lavoro sono stato male. Andava tutto bene finché ad un certo punto non riuscivo più a guardare lo schermo, visto che tutto quello che c’era intorno girava.
Poi il tutto è peggiorato, tanto che se avevo la schiena alzata dallo schienale della sedia mi sembrava di cadere. Anche se ero giá seduto.
E così niente. Allarme generale dei colleghi, preoccupati pure per il mio colorito particolarmente bianchiccio.
E mi hanno fatto stendere, gambe alzate, sguardo perso verso il soffitto. E via di zucchero, liquirizia, cioccolato.
Ma non passava.
E così mi son fatto venire a prendere.
Ora, dopo aver mangiato qualcosa e dopo qualche ora di sonno, va meglio.
Ma ormai mi sono svegliato. E difficilmente riuscirò a riaddormentarmi.
E non ho tanta voglia di stare qui solo con la mia mente, con la pioggia là fuori che continua a cadere.
Troppi pensieri in ballo: quegli ultimi messaggi, le corse di sabato con sorpresa finale, l’esame di settimana prossima, la lezione di domani probabilmente persa per andare dal medico per il certificato, quella bella personcina che non mi risponde e mi tiene bloccata la dichiarazione dei redditi, quel senso di vuoto misto a rabbia e tristezza e delusione e dispiacere e solitudine che mi accompagna da ieri.

Confessions (on a dancefloor?)

Qui c’è qualcosa che non va. Non è possibile che sono mesi che non riesco ad andare a letto e/o addormentarmi ad un orario decente.
Cavoli.
Anche oggi, che ho ancora questo mal di testa tremendo. Sono arrivato a casa dopo il lavoro, ho preparato la bozza per un progetto, scritto la mail e allegato il file.
Ma ancora adesso sono sveglio, sotto le coperte.
Perchè?!

Problemi energetici

Ovviamente, primo treno perso.
E così, per non buttare via del tempo prezioso (che di solito manca) mi metto a lavorare su uno dei numerosi progetti in ballo.
Ovviamente salta la corrente in tutto il quartiere. E maledico la mia cronica dimenticanza di premere il fondamentale mela-s.
E poi solo l’arrivo al pelo in stazione, dopo aver affrontato un cancello automatico senza corrente.
Ottimo.

Suonare Bikkembergs

Non ho resistito.
Ho suonato, sono sceso al piano di sotto, ho temuto che non ci fossero più, ma invece c’erano. Ultimo numero. Il mio numero. Yes!

PS: è vero, senza la foto del citofono questo post non ha molto senso. Mai c’era davanti un cavolo di uscere che non mi ha neanche aperto la porta. E non mi piaceva mettermi lì davanti a lui e fare la foto. Ho aspettato che se andasse. Ma niente, era sempre lì.

PPS: del calciatore che vive lì, neanche una traccia. Solo alcune cornici con delle sue foto e degli abum fotografici aperti, disseminati in giro per la casa/vetrina