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Animal Crossing: City Folk Trailer

Animal Crossing: City Folk Trailer.

L’hanno presentato, all’E3. Finalmente!

Anche se, insomma, mi hanno un po’ deluso. Nessuna integrazione seria col Wiimote, nessuna innovazione, niente mulplayer di massa, che poteva diventare comodissimo: AC ti obbliga a seguire SEMPRE il tuo villaggio, pena fiori che appassiscono, abitanti che se ne vanno, piante che muoiono. Quindi sarebbe stato bellissimo, come si vociferava, la possibilità di condividere lo stesso villaggio in 2-3-4 amici, villaggio che viveva online e non solo sulla propria consolle.

A questo punto, non so se vale la pena comprarlo, quando uscirà. Non se se vale la pena comprare un gioco sostanzialmente uguale a quello che ho già su DS, ma che giocherò sul televisore. Non voglio far fare al villaggio la stessa (pessima) fine del villaggio sul DS. Che, diciamocelo, è anche più comodo perchè appena ho un momento libero, anche prima di andare a letto, posso accenderlo e giocarci un po’, ovunque sono. Non devo per forza essere a casa, davanti alla tivvù, col dolby acceso e il Wiimote in mano.

Sigh sob. Nintendo, questa volta mi hai deluso.

I venti perduti

E’ da martedì che gioco a LostWind, comprato subito, appena è diventato disponibile il WiiWare.


Controllando il giovano Tofu e lo spirito del vento Enril, bisogna salvare la terra di Mistralis dal cattivone di turno. La solita, banale, trama. Però c’è di mezzo una ottima grafica e l’idea geniale de sistema di controllo. Perchè Tofu, in realtà, senza l’aiuto di qualche colpetto di vento, non è in grado fare nulla, nemmeno di saltare. Ogni elemento dello scenario è sensibile al vento. Così si possono postare gli oggetti, portare acqua alle piante, ravvivare fiaccole quasi spente, uccidere nemici che di tanto in tanto compaiono, risolvere gli enigmi.
Un gioco che, grazie ai suoi colori tenui e alla sua musica tranquilla infonde un senso di tranquillità estrema.
Un gioco dalla realizzazione tecnica ineccepibile, con una grafica ottimamente curata, assenza totale di tempi di caricamento e di salvataggio che fa solo ben sperare per il futuro del WiiWare. Gli sviluppatori indipendenti sono finalmente arrivati.
E possono, finalmente, esprimersi liberamente e sfruttare completamente le potenzialità del Wii.
E io, nel frattempo, non vedo l’ora di avere 5 minuti liberi per giocare con questa piccola perla.

Però ci sono anche altri due titoli che mi stuzzicano: sono Final Fantasy Crystal Cronicles: My Life as a King, spin-off particolarmente gestionale della (mia amata) serie Final Fantasy

e Toki Tori, remake dell’omonimo puzzle game uscito anni fa su Game Boy Color

Quando un HD fa cadere i buoni propositi

Proprio qualche giorno fa, sull’altro io digitale che ho qui online, stavo giusto parlando, tra le varie cose, di come, in questo periodo, non me ne frega proprio nulla dell’avere, del volere questo e quest’altro. Perchè non mi servono, sono inutili. E mi basta quel che ho. E quello che possono offrirmi coloro a cui tengo molto.
Eppure oggi è successo. Come mio solito, ho cambiato idea nel giro di pochissimo tempo. Mi è bastato vedere un’immagine. E tre lettere. R. E. Z. Seguite da un HD.
Già. Rez, geniale gioco di Tetsuya Mizuguchi. Quello di Luminees e Meteos. O, ancora prima, quello di Space Channel 5. Un gioco del 2001. Che ho, che ho giocato e che gioco ancora su ps2. Un gioco che mi ha stregato. Con l’arte che sprigiona ad ogni inquadratura. Un’arte astratta, futuristica, semplice. Un arte che mostra un mondo che si evolve, di livello in livello (5, in realtà). Un gioco che ha osato. E di fatti ha venduto ben poco. Ma quei pochi che lo conoscono, lo apprezzano. Il viaggio verso la Synestesia. L’appagamento dei sensi: la vista, l’udito, il tatto. Perchè in Rez, tutto è collegato. Quel che succede nel mondo digitale da salvare, si riflette sul video, sul sonoro, sulla vibrazione rilasciata dal controller.
Ed ora, questo mio mito del passato è tornato in vita. Anzi, a nuova vita, nello splondore dell’alta definizione in modalità panoramica e con un sonoro in dolby 5.1, grande assente della versione per ps2. Nessun’altra aggiunta. Il gioco è quello.
Ma lo voglio. Voglio immergermi ancora una volta in quest’avventura immerso nel suono del dolby. Ma per farlo, avrò bisogno di una xbox e del Live Arcade. Il che significa comprare. Doh!

Rez è un viaggio. Non uno sparatutto, nè un rhythm game, men che meno un’avventura, ma un trip lisergico ideato da Tetsuya Mizuguchi durante il periodo d’oro di Dreamcast. Il fascino di Rez sta nel fatto di essere stato, ed essere tutt’ora, un gioco clamorosamente contrario alle logiche commerciali, un esperimento artistico ed estroso dettato da quel coraggio di osare e sperimentare che aveva reso Sega così amata dalla community di videogiocatori. Una politica, questa, che purtroppo non ha pagato e che, accompagnata ad una serie di decisioni poco lungimiranti, ha portato alla morte e sepoltura di “quella” Sega.