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Così ci vediamo per parlare un po’

Sinceramente non capisco per quale motivo chiedermi di vederci per parlare un po’ e poi sparire di nuovo, sapendo comunque del tuo viaggio in Sardegna.

Non capisco il perché di questo allontanamento e di questo poco interesse, così come quella sensazione che traspariva dalle tue parole, come se fossi io il problema, quello incapace di comprendere la situazione stavi vivendo.
Invece, la comprendo benissimo, avendola vissuta anche sulla mia peelle, e ho tentato – magari sbagliando perché invece avevo bisogno di altro – di lasciarti i tuoi spazi, non rompere o impormi più di tanto, ma non riesco a comprendere come tu ti sia totalmente dimentico di aggiornarmi per tempo sui programmi in corso per ferragosto, come non ti sia reso conto di quanto sia stato veramente poco carino solo a quel punto invitarmi, come un ripiego, o ancora dimenticarsi totalmente di farsi sentire a fine di quella giornata lavorativa lì, mentre preoccupato attendevo un tuo cenno di vita. Comprendo la presenza ingombrante di altri pensieri, ma quindi: c’è dello spazio per me?

Quello di cui a questo punto sono certo è quanto io sia stato cretino a pagare di più per una camera doppia non usandola, visto che non hai mai avuto il coraggio di dirmi che non saresti mai passato a dormire. O a tutte le opzioni di cambio dei voli del matrimonio che avevi comprato sperando di poter trovare il modo di triangolare tra lavoro e logistica varia Milano-Sardegna-Sicilia.

Capisco anche che a questo punto, che senso ha parlare?

It must be

At the same time, I wanna hug you
I wanna wrap my hands around your neck
You’re an asshole but I love you
And you make me so mad I ask myself
Why I’m still here, or where could I go
You’re the only love I’ve ever known
But I hate you, I really hate you,

You & your family

È che alla fine sono in giorni come questi che ti rendi conto del concetto di famiglia e di quando quel concetto sia vicino o meno al tuo vissuto.

E in questi giorni mi sono reso conto che tengo veramente a te e alla tua famiglia e che vi voglio veramente bene e che mi sento di farne parte e vi sono grato per avermelo permesso.

We belong together

Quelle ultime parole ti prendono e si impossessano di te. Continuano a ripetersi nelle tue orecchie, nella tua mente, nel tuo cuore. E fanno male ed inizi ad analizzare il passato, alla ricerca di fatti, eventi, impressioni. Cose di cui puoi dire sì ho sbagliato o no ma cosa stai dicendo. E l’asfalto corre improvvisamente lentamente sotto le ruote. Nessuna voglia di casa, di letto, di velocità nella notte. Solo la necessità di ascoltare i pensieri e lasciarli liberi. E la musica improvvisamente perde significato, finché ti rendi conto che ti infastidisce e spegni la radio mentre beffardi dall’altoparlante escono versi che sottendono uno scenario in cui non ti ci vuoi ritrovare.

Who else am I gon’ lean on when times get rough
Who’s gonna talk to me till the sun comes up
Who’s gonna take your place, there ain’t nobody better

 

Se telefonando…

Ecco, alla fine le telefonate sono quelle che servono.

Quelle che ti immagini di fare arrabbiato nero, ma che poi non riescono così.

E quelle che poi, insomma, ci si dice quel che serve per chiarirsi, si sussurra, si bisbiglia e poi si va avanti, con un po’ più di serenità adosso.

E quelle che poi, una volta messe giù, ci si manda un messaggino.

Due più uno e Andrew nella piscina

Che poi la serata non è stata niente di che.

Ma non per sminuire.

Eravamo solo entrambi stanchi.

E non c’è nulla di meglio di un divano e l’indecisione davanti al telecomando di Sky.

Un po’ di Lie to me (bleah!), un po’ di House (che puntata tremenda), un po’ di C.S.I. (mai far arrabbiare i canadesi), passando per Miss Marple, Desperate Houseviwes (la magica puntata in cui si scopre di Andrew) e infine Medium.

Però tutto questo è contorno.

L’importante era ben altro.

E quel divano in due mi fa sempre pensare alle quattro mura che lo circonderanno e ci ripareranno dal freddo e dal caldo, dalla pioggia e dal vento.