Sinceramente non capisco per quale motivo chiedermi di vederci per parlare un po’ e poi sparire di nuovo, sapendo comunque del tuo viaggio in Sardegna.
Non capisco il perché di questo allontanamento e di questo poco interesse, così come quella sensazione che traspariva dalle tue parole, come se fossi io il problema, quello incapace di comprendere la situazione stavi vivendo.
Invece, la comprendo benissimo, avendola vissuta anche sulla mia peelle, e ho tentato – magari sbagliando perché invece avevo bisogno di altro – di lasciarti i tuoi spazi, non rompere o impormi più di tanto, ma non riesco a comprendere come tu ti sia totalmente dimentico di aggiornarmi per tempo sui programmi in corso per ferragosto, come non ti sia reso conto di quanto sia stato veramente poco carino solo a quel punto invitarmi, come un ripiego, o ancora dimenticarsi totalmente di farsi sentire a fine di quella giornata lavorativa lì, mentre preoccupato attendevo un tuo cenno di vita. Comprendo la presenza ingombrante di altri pensieri, ma quindi: c’è dello spazio per me?
Quello di cui a questo punto sono certo è quanto io sia stato cretino a pagare di più per una camera doppia non usandola, visto che non hai mai avuto il coraggio di dirmi che non saresti mai passato a dormire. O a tutte le opzioni di cambio dei voli del matrimonio che avevi comprato sperando di poter trovare il modo di triangolare tra lavoro e logistica varia Milano-Sardegna-Sicilia.
Capisco anche che a questo punto, che senso ha parlare?