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Tornato (pensieri sparsi)

Alla fine, sono tornato da Madrid.

Problema nube vulcanica evitato per un soffio, sia all’andata che al ritorno.

Tempo un po’ così, anche se a sentire le cronache dall’Italia devo ammettere che non sembrava tanto male.

Tanti, forse troppi quadri visti, che per un po’ non voglio vederne neanche uno.

Guernica.

Piedi ancora doloranti per il troppo camminare.

I soliti assurdi scazzi causati dal far convivere 6 teste diverse.

Guernica.

Un Gios visto per un aperitivo.

La circolare.

Il roaming dati dimenticato attivo per sbaglio e l’azzeramento del credito.

La lontananza.

Il 50ino usato a dovere.

Guernica.

Ma, alla fine mi sento soddisfatto di questo viaggetto in terra spagnola.

Colazione, ospedale, Hard Rock e cubocilindrocielo.

Eviterei di riproporvi il racconto della prima gita in ospedale, avvenuta sabato mattina, dopo la prima, favolosa colazione allo Sheraton.

Riassumendo, son poche le cose fondamentali da dire. Ero diventato tutto rosso, preoccupatemente rosso. La richiesta di aiuto in reception, se c’era un medico. La decisione di andare in ospedale. Un taxi enorme per soli noi due. L’efficienza dell’accetazione del pronto soccorso. Il mio numero di assistenza sanitaria svedese, costato solo 300Kr. Il medico biondissimo, occhi azzurrissimi, dall’english semplicemente perfetto (adoro!). E la diagnosi (poi si scoprirà) sbagliata: si pensava ad una semplice allergia a qualsiasi cosa.

Comunque, sul viaggio di ritorno verso l’arbergo, ci siamo fermati nei dintorni della Libreria pubblica di Stoccolma. Nulla di che, dai. Disegnata da Gunnar Asplund e completata nel 1928, è semplicemente un cubo con 3 enormi portali decorati con svastiche (che ai tempi avevano un significato completamente diverso dall’attuale), un fregio continuo pieno di finti geroglifici che rappresentavano le cose più assurde, il cilindro posizionato sopra.

Cubo, cilindro, cielo

Come? Vi ricorda la Scala? Cosa? Le polemiche per il suo ampliamento? Beh, in Svezia avevano già una cosa del genere. E nessuno ha polemizzato, mi sembra.

IngressiSoluzione d'angoloGeroglificiMotivi ornamentali ora non ben vistiDistorsioni frontaliGiochiamo a tris?

Il tempo, nel frattempo, si divertiva a prenderci in giro. Sole, nuvole, caldo, freddo, vento e micro-fiocchi di neve. Una breve sosta al McDonald lì vicino per un caffè caldo preso dal Byb. E poi un salto all’Hard Rock Cafè, per comprare una maglietta figosissima. Forse un po’ troppo, per il mio stile, ma di tanto in tanto si può pure trasgredire, no?

Una notte luminosa in Gamla Stan

Una volta sistemati in albergo e ripresi dallo shock del problema della prenotazione, dopo aver perso un po’ di tempo a rilassarci e a scoprire la camera, siamo usciti alla volta di Gamla Stan, l’isola centrale di Stoccolma, per un primo giro di orientamento e per metter qualcosa sotto i denti, visto che alla fine.. non avevamo praticamente pranzato in volo, rifiutando i prodotti a pagamento di Rayanair e lo spuntino dal McDonald non sembrava sufficiente ad arrivare fino al giorno dopo…

Acqua

Potere ai greci!E la città che si è aperta davanti a noi era magnifica. Palazzi enormi, alcuni monumentali, dove il monumentale era ottenuto semplicemente aggiungendo un enorme tempio greco sulla facciata. Ponti, isole, isolette, viali e vialetti. Era impressionante il numero di ristoranti, tanto da rendere la scelta imbarazzante. Si susseguivano, nella stessa via, un ristornate italiano, un cinese, un giapponese, poi un thai, uno indiano, poi di nuovo uno itialiano, un thai, un chinese, uno spagnolo e ancora un thai. Tutti ristoranti che proponevano la loro cucina, più ovviamente quella tipica svedese, perché bisogna avere rispetto del paese in cui si vive, no? Ristoranti a cucina locale praticamente zero, forse dovuto alla presenza di pochi piatti tipici e all’apertura verso le altre cucine degli svedesi. Si trovava la cucina locale nei bar e nei pub (e anche lì… Irish a profusione!).

Ammirando neri contorni #3Ne avevamo trovato uno che ci attirava. Due piani, musica dal vivo. Avevamo già girato quasi tutta Gamla Stan e il freddo e il buio incombevano. No, il buio no. Diciamo solo il tramonto. E anche dopo che il sole non si vedeva più il cielo era una luce unica, che arrivava da ogni direzione. Ottima per le foto e i controluce degli skyline.

Comunque, entriamo in questo pub. Un primo piano piccolo, affollato, sovraffollato. Però i piatti sono invitanti. Mi dirigo diretto al bancone, chiedendo alla ragazza se avevano un tavolo per due per mangiare. Nel suo inglese perfetto mi risponde sicuramente al piano di sotto. Scendiamo. Praticamente eravamo in una cantina … si apre una sala grande con tavoloni e poi da lì una serie di corridoi dai muri storti a mo’ di caverna con nicchie con altri tavoli. Scegliamo un tavolo lungo questo corridio. La fame avanza, l’umidità e la poca luce da’ un po’ di fastidio. Ma il cameriere non arriva. Non ci aveva dato nemmeno la lista, completamente ignorato, anche quando è passato per servire dei tavoli più in là dei nostri. Ci scocciamo. E ce ne andiamo.

Meglio così. Perché ripercorriamo gli stessi vicoli di prima, pieni di ristoranti, negozi, gelaterie d’asporto (folli, con quel clima, a mangiare gelato passeggiando all’italiana). E alla fine ci ritroviamo in una piazzetta all’aperto davanti alla Sveska Academia. Una foto ridicola. Perché l’ho fatta in verticale, per un edificio a sviluppo prevalentemente orizzontale?!

Over the bar with the rainbow

So that's the Alcazar!

Comunque vieniamo attirati da un paio di bar. Uno vicino all’altro, tavoli e sedie fuori dotati di coperta. Ci attira quello con le coperte Ikea verdi e una rainbow flag che sporge dalla tenda. Scegliamo quello. Ceniamo all’interno, un tavolino minuscolo per due, al caldo della cucina. Un piatto semplice. Pollo al curry, fatto a dadini, mai provato, in una patata al cartoccio. Di contorno, una montagnetta di insalatina sottilissima e semi di soia e altro che non ricordo.

Finito la cena, ero già fuori a sbagliare e a dimenticarmi le foto, qualcuno si attardava… Colpa di un freepress, QX, in megaformato esposto all’interno del bar. Una prima pagina da far paura. Bianca e rosa, con gli Alcazar. Impossibile resistere e non prenderlo. L’errore è stato di aver preso solo una copia. Se ne avessimo prese due, una l’avremmo potuta far avere a SuperPop che abbiamo subito immaginato impazzire (in senso buono) per una copertina così, proprio come noi.

just panorama #3

BlurPoi il ritorno all’hotel su un lungo percorso panoramico con freddo incombente e la luce magica della notte sull’acqua dei canali. Foto su foto al semicerchio del Parlamento.

E una veloce alla colonnina del bikesharing locale, di fianco all’ingresso dello Sheraton.

The lights and the water

Poi camera, letto, sonno…

Room #335

Hotel Sign by Fredrik Forsberg
Hotel Sign by Fredrik Forsberg

Nonostante la disavventura della cancellazione della prenotazione a prezzo scontatissimo, abbiamo comunque alloggiato allo Sheraton Stockholm Hotel, Tegelbacken 6. Praticamente dietro alla Central Station e al City Terminaleen ed ad un ponte di distanza da Gamla Stan, l’isola del quartiere storico oppure due, se si passa dall’isoletta del Parlamento. Assolutamente centralissimo.

Sheraton Hotel Stockholm by Mr.ElectroNick
Sheraton Hotel Stockholm by Mr.ElectroNick

Non ho fatto nessuna foto dell’esterno (quelle qua sopra sono prese da Flickr!). Le volevo fare con calma, ma poi è sopraggiunta la malattia così il reportage fotografico del viaggio è assolutamente insoddisfacente.

Comunque l’hotel è enorme, con 7/8 piani di camere più il piano congressi. Si entra da un’enorme porta scorrevole (le hanno ovunque in Svezia) sotto un enorme porticato. La hall è bellissima. Bianca, luminosa spaziosa. E una volta entrato davanti a te vedi un camino (probabilmente a gas) con una sottilissima e lunghissima fiamma e sassi bianco/grigi tutto attorno sotto una teca di vetro. L’ingresso alle camere e agli ascensori gestito con tessere magnetiche. E la prima volta che siamo entrati in camera, una King Suite con vista Canale :D, ci attendeva un Philips LCD da 32″ con tanto di messaggio di welcome personalizzato con nome e cognome. In camera, oltre all’angolo Twining con bollitore elettrico, bustine di diversi gusti di the, Nescafè e 2 piramidine di latte, si trovava anche un ferro da stiro + asse. Il bagno non era grandissimo e non aveva alcuna finestra, ma aveva una doccia assolutamente minimal con la possibilità di attivare un getto-massaggio per il collo. Godurioso!

Room #335

Enjoy the Tea Side of the Room Piccole comodità

A welcoming LCD

Riflessi sul comodino Doppia lampada in doppio specchio

Also a King need a WC Also a King need the shower

Let's the raindance begin

Stoccolma: un riassunto di sfighe varie ed eventuali

Breve riassunto delle sfighe di questa 4 giorni svedese, che adesso è meglio che mi metta sotto le coperte:

  • arrivati al figosissimo e centralissimo Sheraton la convenientissima prenotazione risultava annullata causa errore della carta di credito e causa mia non risposta ad una mail mai arrivata; risolto – dopo arrabbiature varie – con una nuova prenotazione online fatta direttamente dall’iPhone, sotto il portico dell’albergo. Meno conveniente della prima, ma per lo meno avevamo dove dormire;
  • sabato mi compaiono delle macchie rosse su faccia mani braccia e torace. Andiamo all’ospedale: dopo essere stato oggetto di studio delle infermiere, sono stato visitato da un dottore svedesissimo che sosteneva fosse una semplice reazione allergica, magari al bagnoschiuma aromatizzato dello Sheraton;
  • febbre varia ed eventuale;
  • domenica sera scopro di essere diventato rosso a macchie bianche e blu, febbre alta, infezione sulle tonsille. Torniamo in ospedale. Sono ancora una volta oggetto di studio, tra tirocinanti, medici, specialisti, studenti del Karolinska Universitetssjukhuset. Personaggio preferito: la dottoressa Kris di Kris&Kris di MTV e dottor Kelson che girava sul triciclo per l’ospedale. Fatti gli esami del sangue. Nulla di grave, solo mononucleosi.

Sgrunt.

Seguirà – probabilmente sul blog di chi sapete voi – post con le cose belle (l’Amo crocerossino, il Vasa, il barettino in piazza accademia, il Moderna e la carta da parati di Andy Warhol, la Hall dello Sheraton e la King Suite vista canale)!

Domani. Monaco?

Tornato dalle vacanze in Grecia (che non ho ancora finito di raccontare, qui sul blog, ops!) sono successi un paio di pasticci, il più grave dei quali scaturito con la “fuga” in campeggio da Love per il pranzo di Ferragosto.

Sì, era stato deciso all’ultimo (giovedì sera) e comunicato all’istante ai miei, che non hanno commentato in alcun modo, tranne poi, il giorno dopo, picconarmi l’uscita di casa con un sacco di storie (assurde), che non capiscono la necessità che ho di vivere queste buffonate/pagliacciate, che le feste si devono trascorrere in famiglia, che li ignoro, che non voglio stare con loro, che non li considero mai e me ne frego di loro..

A parte questo, la giornata è trascorsa benissimo in campeggio, tranne per il brutto tempo.

Il giorno dopo, sabato, mia madre tira fuori il fatto che, ecco, un mio amico è in vacanza con i suoi genitori e non ci voglio andare. Ho ribattutto dicendo che sì, è vero, va spesso in vacanza con i genitori ma… a) è proprietario di una casa al mare b) è proprietario di una casetta in Val d’Aosta c) al momento è in vacanza con madre e Sorella a New York.

Certo, se i miei mi mi proponessero di andare a N.Y., ci andrei anche io, istantaneamente, senza alcun dubbio e mia madre ha ovviamente ribattuto dicendo che non avevo mai detto loro che io volevo andare a vedere New York. Beh, certo.. mi sembrava una vacanza un po’ troppo onerosa da proporre, anche se sono anni che la fissa del capodanno nella Grande Mela (e lo sanno!) e non ho mai insistito più di tanto, vista anche l’entità della spesa.

Non l’avessi mai detto. Perchè ecco, loro lavorano tutto l’anno, i soldi li abbiamo e che si possono pure spendere per qualcosa di importante e di culturale.

Però mi hanno accusato di non essere potuti andare in vacanza perchè io stato per i primi 10 giorni del mese in Grecia. E la casa non deve mai rimanere vuota, che poi entrano i ladri (ma blindata, inferriate e antifurto a cosa servono?). E comunque, a parte i miei 10 giorni di vacanza, Agosto ha altri 21 giorni disponibili e si potevano pure organizzare (anzichè avere la fissa di imbiancare tutta casa)!

Ma la ciliegina è stata che il giorno prima per il pranzo e quindi non siamo neanche potuti andare via per il weekend. Come!? A parte il fatto che finora loro non hanno mai concepito il concetto di “weekend”, quando cavolo pensavano di informarsi/prenotare per Ferragosto? La mattina stessa del 15, visto che fino a giovedì sera non mi hanno detto nulla? Perchè, sì, certo si poteva andare da qualche parte. In Costa Azzurra (al 15 d’Agosto, senza prenotazione?), nelle Cinque Terre (al 15 d’Agosto, senza prenotazione?), a Venezia (al 15 d’Agosto, senza prenotazione?), da qualche parte in Francia (non mi ispirava) o al massimo in Germania.

E così, l’idea di organizzare per questo w-end, per domani (beh, in realtà.. oggi!), visto che per colpa mia non si era potuto fare nulla a Ferragosto e che per colpa mia ci siamo mangiati i tre giorni del ponte. E tra le alterntive possibili, mi sono impuntato per Monaco.

Ovviamente, come era prevedibile, dopo questo discorso (a volte senza alcun senso logico) di sabato, non se ne è più parlato. Fino ad oggi, quando si sono arrabbiati perchè stavo uscendo per andare a pranzo con una collega di lavoro, prima di andare a lavoro.

Il problema, a parte il fatto che perdevo tempo che potevo dedicare a studiare per il test e a parte il fatto che non ha alcun senso logico andare a pranzo da una collega, è che così non potevano prenotare l’albergo per Monaco. E mi sono arrabbiato, perchè non mi han detto nulla per una settimana e saltano fuori all’ultimo a dirmelo, senza avere, ancora una volta, prenotato per tempo? E poi, di lite in lite, me ne sono uscito di casa sbattendo la porta e con una delle mie solite frasi ad effetto: “Mi state facendo pentire di essermi iscritto al test!”.

Poi, ovviamente, sono stato a lavoro e sono tornato a casa ora. E ovviamente non ho saputo più nulla.

Quindi controllo le mai, scrivo questo post sconclusionato (son stanco), recupero tutto il necessario da mettere nella la tech-bag che si potrebbe partire veramente (e iPod e DS sono fondamentali per isolarmi da loro durante il viaggio), ricarico le batterie della macchina fotografica e mi preparo psicologicamente alla possibile sveglia all’alba.

Stay tuned (on my Twitter)..

Grecia 2008 #2: prime impressioni su Atene


Appena arrivati all’aereoporto ci siamo fiondati in metro. Prima tappa: villaggio olimpico. Bianco e accecante. Una serie infinita di curve e archi (qualcuno ha detto Calatrava?). Veramente bello.

 

 

Boh. E’ una città strana. Caotica, enorme. E i Greci sono dei gran pasticcioni (e non parliamo della tizia della reception dell’albergo!). Cena in Plaka, all’ombra dell’Acropoli. Viette strette, bellissime, piene di negozi, ristoranti, di vita. In pieno centro città. Il centro di una città millenaria culla della civiltà. E si spende veramente poco. E si mangia bene. E abbiamo un nuovo piatto preferito: Mousaka!

Grecia 2008 #1: il viaggio

1 agosto 2008

Malpensa, aereoporto, ore 9.00

Seduto ad un tavolino di un bar, in attesa che il gate apra. Atene, stiamo arrivando.

Io sono un turbine di sensazioni.

Gioia e ansia.

Non lo so.

Il primo viaggio con <3.

Felice, ma un po’ preoccupato.

Non mi capisco, per nulla.

Sono strano.

Dovrei essere felice e allegro e contento e spensierato. O no?

 

9.15

Gate aperto.

Ansia e agitazione.

Perchè?