Archivi categoria: Me or Not?

206 – settimane

È strano ritrovarsi a salutare così qualcuno, anche si tratta di un saluto di poche settimane.

Eppure ti ritrovi a pensare a tutte quelle vostre routine, alle chiacchiere, alle cene con passeggiata per una stupenda Milano notturna, alle pizze dell’ultimo momento dopo la palestra, ai troppi hamburger maxi, ai vari jappi.

Ed è un pensiero un po’ stupidamente egoistico, perché alla fine ti ci sei affezionato veramente tanto e sai che ti mancherà, anche se solo per poche settimane.

205 – coccodrilli

Poi succede che rientri a casa dopo una bella cena con persone a cui vuoi un sacco di bene e alcuni loro amici.

E va tutto bene, sei contento e stai pensando al lui letto e a guardare un paio di puntate di Scandal prima di dormire, nonostante il cambio dell’ora.

Ma appena entri in stanza trovi il sacchetto con i coccodrilli Haribo aperto e abbandonato sulla scrivania e tu sei sicuro di non averlo affatto lasciato così.

E quindi ti sale improvvisamente quella brutta bruttissima sensazione, per cui ancora una volta ti senti violato.

E no, non è perché è sparito l’ultimo coccodrillo giallo lasciato da parte per un’occasione adeguata e non stai esagerando visto che in fin dei conti era solo una busta delle caramelle: è il principio dietro al gesto di toccare e aprire una busta altrui la cosa insopportabile.

Busta per altro assolutamente anonima e messa sotto altre cose, rendendo inapplicabile la scusa del “ho visto che erano caramelle, ne ho presa una” visto che implica l’aver comunque frugato.

201 – stranamente

Che poi ci sono questi nuovi ritmi, per cui mi sveglio presto in modo da esser già operativo alle 8.30. Il pranzo arriva più o meno quando arriva (che si sa: la mia voglia di sbattermi in cucina è pari a zero). E poi si fa in modo di finire e chiudere tutto alle 17.30/18.

E dopo quell’ora lascio il Mac sulla scrivania di lavoro, lo spegno e raramente lo accendo fino alla mattina dopo.

A quel punto qualsiasi cosa (che siano mail, navigazione web, perdite di tempo varie con i social o scrittura di questi post) è fatta con iPhone o iPad. E mi sembra paradassolamente di riuscire a fare più cose, meglio e con più soddisfazione (al netto del fastidio per l’inusabilità dell’iPad 2 dopo l’aggiornamento ad iOS 7)

E sto anche scoprendo una nuova dimensione della sera, che sembra stranamente lunga rispetto a quello a cui ero abituato prima e si riesce a fare molto di più: leggere, giocare con qualche videogioco, tentare di mettersi in pari con quei 236* episodi che mi mancano delle varie serie che seguo.

* no, quel numero non è inventato. No, non mi son messo a contarli (there’s an app for that). Sì, son troppi

200 – duecento

E così, siamo arrivati alla numero 200 su 365.

La difficoltà è molta, troppa e a volte tocca barare. E ammetto di non sapere più se ha molto senso come progetto, soprattutto per quelli che erano gli obiettivi che mi ero posto all’inizio.

So solo che sembra ieri e invece sono passati 200 post e 200 giorni, in cui è successo di tutto e di più. Ma l’importante è che mi sento più sereno, tranquillo e meno stressato rispetto a 200 giorni fa. Per tutto il resto, si vedrà con calma, molta calma.

199 – impero

Alla fine ho avuto modo di vedere 300: L’alba di un impero, tra l’altro in compagnia di un’amica che non avrei mai detto avrebbe potuto apprezzare un film del genere.

Lungi da me fare il critico cinematografico, ma dirò solo una cosa: mi è piaciuto. Forse un po’ meno di 300, non so perché l’ho trovato stranamente lento in alcuni punti, però è una meraviglia per occhi, con quei movimenti di camera, improvvisi rallentamenti della telecamera e quella palette cromatica dai contrasti esagerati.

E poi, vabbé: vogliamo parlare di quella fantastica sequenza dei titoli di coda?

198 – ceffone

Pomeriggio a Milano, per un giro in buona compagnia al Museo di Storia Naturale, che colpevolmente non avevo mai visitato.

E non è stato male e ammetto di essere stato più affascinato dai diorami che non dagli scheletri.

Ma la cosa insopportabile erano gli altri avventori del museo. Non tanto i bambini maleducati, quanto i loro genitori, che non li curavano minimamente, permettevano loro di far tutto e questi urlavano e schiamazzavano.

Tra tutte le scene viste, la migliore rimane quella della mamma/zia/nonna al cellulare che urlava, con al seguito un bambinetto che prendeva a calci il metallo del telaio del vetro del diorama, facendo un fracasso folle. E lei, ovviamente, non è che diceva al bimbo di smetterla: no, lei urlava ancora più forte.

E come d’un colpo mi sono ricordato della mia infanzia, di quando io avevo l’età di questi maledetti bambinetti qui. Ed è vero, io non sono mai stato una peste del genere ed ero particolarmente affascinato dai musei, mi piacevano, mi divertivo, ero interessato e non facevo casino. Ma  sarebbe bastato anche solo pensare di fare la metà del rumore fatto da questi bambini che mi sarebbe arrivato un ceffone dritto in faccia.

197 – coincidenza

Non fai in tempo a scrivere la parte finale di questo post, che un caro amico di blog riprende in mano il suo blogger, scrive un bell’aggiornamento su di lui, chiudendo un capitolo della sua vita, e per la prima
volta dopo tanto – troppo – tempo ti ritrovi a commentare qualcosa di personale.

Coincidenza? Destino?

Chissà…?