Archivi categoria: Me or Not?

183 – destino

E poi ti ritrovi per un gioco di casualità e destino con un vecchio e caro amico, per 2 chiacchiere e un aperitivo che poi si allunga ad una cena che poi si allunga al dopocena.

E sembra di tornare indietro nel tempo e sembra di essere di nuovo felice e contento.

Good 🙂

182 – goodbye

C’è chi mi ha detto di prendere la rincorsa e saltare al livello successivo;

C’è chi mi vede già in cima alla bandierina:

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C’è chi mi ha mandato inglesissimi “Whishing you all the best.”, con tanto di koala:

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C’è chi ha prodotto e mi ha regalato strani santini:

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C’è chi mi ha augurato di andare e stenderli tutti:

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C’è chi pensa che il McDonald abbia chiuso perché io – affezionato cliente – lo stavo per abbandonare;

C’è chi mi ha fatto un regalino veramente apprezzato, soprattutto per la dedica così engaging:

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Chi mi ha mandato cuori confermandomi di essere sulla strada giusta:

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C’è chi mi ha salutato con le lacrime agli occhi (e ne ha fatte scendere anche a me);

E poi ci sono io, che ho chiuso il tutto con un “So goodbye, and thanks for all the fish (semicit.) ” e un aperitivo semi improvvisato con quei pochi che potevano.

E quindi è ufficiale: quei 2 anni 2 mesi e 5 giorni in cui è successo di tutto sono finiti.

E porterò nel cuore un bel po’ di ricordi, cose belle e brutte, cose importanti e cose stupide, tra la fatica di quattro traslochi di stanza, le feste (troppo) alcoliche e le creatività degli inviti sempre al top, tutte le sigarette (non?) fumate, i caffé, il cacio e pepe e il sopracciglio sempre alzato, gli aperitivi, i pranzi e le cene, i fotoMantaggi, il “colpire qui con la testa”, i timer e chi non li faceva partire, l’odore di cervelli fritti, i poveri concetti strettati, i tanti post-it, i cuori e gli unicorni, il piattone e lo sfocatone, le mail con animaletti pucci, i gioielli commestibili di Gino, i crash di photoshop, i file cancellati dal server, il fluidifica, la guerra per la mayorship su 4sq, quella fantastica colorrun, i “lori, c’è posta per te”, le urla dalla stanza di fronte e gli sghignazzi da quella a fianco, il tardare tanto da porter salutare l’omino delle pulizie o quella volta che sono arrivato per primo la mattina e mi son trovato una porta mezza sventrata, le lunghe liti per decidere i colori delle pareti di una stanza che presto non sarebbe stata più nostra, il soldi regalati al McDonald che ha chiuso, le infografiche, i corgi e darcytheflyinghedgehog, quel 4° piano sbagliato e la peste bionda del 5°, la macchinetta del caffé che si bloccava sempre e le “ora butto tutte le schiscie dalla finestra!”, il “caricami ho fame” e tutti i post-it a forma di cuori con su disegnati dei cuori e altri importantissimi messaggi, le colazioni e le infinite scuse per mangiare una torta insieme, le amicizie più o meno profonde e le confidenze che ne derivano.

So goodbye, and thanks for all the fish (semicit.)

 

 

181 – tardivo

Un rientro a casa faticosissimo, talmente faticoso che l’unica era quella di cambiarsi, mettersi direttamente il pigiama e sperare di riuscire a mangiare qualcosa cucinato da qualcun altro, mentre qualcuno su WhatsApp ironizzava che “è per non perdere l’allenamento”.

 

178 – cuffie

Venerdì è stato il giorno di un primo good-bye, in preparazione a quello generale di questa settimana.

Ed alla fine è strano, perché sì, ci tenevo veramente a te, anche se magari non te l’ho mai fatto capire più di tanto o dimostrato, tranne provare quel misto di invidia e ammirazione per chi invece sembrava avere con te un rapporto più profondo.

E è successo che mi hai restituito quelle cuffie arancio che ti avevo prestato e che usavi sempre in ufficio e le ho indossate tornando a casa e – lo ammetto – più di una lacrima è scesa.

177 – sapere

Quindi, in questi quasi 2 anni sapevi e hai fatto praticamente finta di nulla e non me ne hai mai parlato.

O forse ho sbagliato io, perché magari la prima mossa doveva essere mia, ma non ho memoria di quei momenti.

So solo che ora che so che sapevi, beh, mi spiace, ancora di più.

174 – parole

Che poi, ero convinto di tutt’altro

E mi sbagliato.

Mi ero chissà perché incattivito nei tuoi confronti.

E invece siamo riusciti a parlare, con la scusa di parlare di altro.

Ed è tutto tornato a posto.

Perché nel giro di 5 minuti mi sei tornata quella persona allergica al contatto umano che tanto ammiro e apprezzo.

Mi mancherai un sacco, anche se in realtà non abbiamo mai avuto quel rapporto più profondo che invece avevi con altri e di cui sono sempre stato un po’ invidioso.

E poi tu non lo sai, ma lunedì mi hai fatto sorridere con quell’abbraccio ad una festeggiata. Perché sono due i casi: o hai fatto uno sforzo enorme per fare quel gesto o alla fine non è poi così tanto vero che sei allergica al contatto umano come invece vuoi far credere.