E poi scopri cose collegate a questa citazione.
E non puoi far altro che sorridere e ridere 🙂
Ultimo giorno di Games Week 2013, ultimi giri, ultime prove, ultimo bagno di umanità che non si lava.
14€ di parcheggio sul tetto di Fiera, assolutamente ben spesi per l’enorme comodità di prendere un ascensore ed essere in fiera.
Una piacevole serata nascosta dietro a necessità redazionali con autoinvito a cena non premeditato.
E il rientro verso casa e verso una nuova settimana, dopo aver ovviamente sistemato le 259mila cose in sospeso.
E via, con il secondo giorno di Games Week 2013, che sono riuscito a godermi a pieno a fronte di un sonno ristoratore di almeno una decina di ore.
Tante cose belle di questa giornata: i giochi, le persone viste e riviste, le colleghe che passano a trovarti in fiera e si esaltano e si divertono provando giochi e girando per i vari stand, la voglia di voler fare ancora di più l’anno prossimo.
Un aperitivo/cena di compleanno particolare, ma che fa sempre bene per tentare di rivedere qualcuno.
Una corsa verso casa, affrontando pericolose discese dai marciapiedi di Sempione con un’Adam impaurita, la coda causa partita appena finita a Certosa, lo svincolo per la A4 chiuso, le deviazioni, i lavori stradali sul tratto verso Torino, gli inconfondibili fari della tua macchina che vedo proprio mentre sto rientrando in casa ovviamente in ritardissimo.
L’eterna indecisione su dove andare e quelle buonissime due birre che hanno accompagnato un’ottima serata.
Primo giorno di Games Week 2013. Diciamo solo tanta, troppa stanchezza da smaltire.
È che è una settimana di generale delirio, in ufficio e fuori. Miliardi di cose da fare, una testa sempre in movimento a tirare fuori idee che sicuramente non realizzerai mai, progetti che dovresti seguire e invece non ce la fai e ti senti in colpa tanto che non ti sembra giusto continuare ad esserci dentro e vorresti uscirne ma no forse non ha senso, amicizie che improvvisamente cambiano e crescono, altre che ritornano, altre che boh chissà .
E succede che nello specifico è una giornata particolarmente folle e ti arriva un “mi sono liberata”, quasi dal nulla su whatsapp.
Tragedia. Perché non sai quando ti lascerai alle spalle quel portone al numero 11, non vuoi lasciare tutto il grosso delle cose da fare ad altri, non sai se tutto funziona e può funzionare.
E ti butti.
E dopo esserti distrutto la gola a furia di parlare, ti rendi conto che le cose possono andare bene.
E sei stanco, sai che appena arriverai a casa dovrai fare X-mila altre cose ma sei contento. Dannatamente contento.
E domani sai che sarai ancora più distrutto, ancora più contento.
ipocriṡìa [i-po-cri-sì-a] (ant. ipocreṡìa e pocriṡìa) s. f. [dal gr. ὑποκÏισίη, forma rara per ὑπόκÏισις «simulazione», der. di ὑποκÏίνω «separare, distinguere», e nel medio ὑποκÏίνομαι «sostenere una parte, recitare, fingere»]. – Simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole: non è umiltà genuina, è i.; nascondere qualcosa sotto la maschera, sotto il manto dell’i.; Onde nel cerchio secondo s’annida Ipocresia, lusinghe … (Dante). In senso concreto, atto o detto da ipocrita; comportamento ipocrita: talora le convenzioni sociali sono vere i.; tra noi certe i. sarebbero fuori luogo.
E in realtà , oggi non so proprio cosa scrivere.
E mi trovo davanti a questa pagina bianca e mi rendo conto che la sto riempiendo con parole inutili quindi la smetto, promesso.
Succede che condividi questa:
E poi qualcuno te ne parla.
E sei dannatamente contento per lui.
E improvvisamente si apre tutto un nuovo mondo fatto di domande e risposte più intime e personali e senza quel filo di censura e riservatezza che c’era sempre stato prima.
E no, non riesci a toglierti dalla faccia quel sorrisetto ebete, nonostante la barba sfatta e dei capelli improponibili.
E no, non riesci a toglierti dalla faccia quel sorrisetto ebete e tutta la gioia e la felicità che sottende.
Un rientro alle 4 di notte.
Una dormita fin troppo lunga.
Una pranzo.
Il Mac acceso per andare avanti col lavoro.
Un po’ di play, per andare avanti con una recensione tirata troppo in lungo.
Una imboscata di tè e biscotti.
Un’uscita per 4 chiacchiere personali e di lavoro.
Una pizza, la seconda della settimana.
Un calice di vino bianco.
Un rientro a casa spensierato, perché la vita è bella se decidi che lo sia 🙂
Alla fine sono rientrato a casa alle 4 del mattino.
No, non sono andato a fare serata. Ero semplicemente leggermente preso da questo lavoro. 😉