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One step away

È un momento che non so definire. Troppe cose in ballo, troppe cose che non vanno, troppe cose che non riesco a gestire.

Azioni, non azioni, fatti ed errori che fanno solo male, non solo a me.

La paura di muoversi, di fare qualsiasi cosa, che tanto è sempre sbagliata.

Il rendersi conto che forse sto diventando sempre più freddo e distante, intrappolato in una realtà che sento sempre meno come mia.

Di nuovo la voglia di prendere e scappare. Ma dove?

back @ home

Che poi è strano ritornare, dopo aver vissuto giorni in pace e tranquillità dopo la tempesta di quella notte.

Dopo essermi sentito accolto e circondato da affetto e supporto.

E anche se alla fine mi ritrovavo a fissare di notte il soffitto e non riconoscerlo come mio, mi sentivo comunque tranquillo e al sicuro.

Solo che non si poteva continuare ad andare avanti così e bisognava prendere in mano la situazione per tentare di cambiarla.

E quindi la decisione impulsiva, la borsa fatta al volo, i saluti e i ringraziamenti.

E il rientro. Tutto esattamente come era stato lasciato. Sempre le solite cose non dette, i silenzi, l’incapacità di guardarsi negli occhi e parlare delle cose veramente importanti, non di università, lavoro, fatture, benzina, autostrada, telepass, fastweb.

Incapacità mia, ancora una volta, di affrontare il discorso. Incapacità loro (o non volontà) di farlo.

E quindi niente.

Riassumendo: sono a casa, ma ora sento nostalgia.

Triangolando per l’Italia

Che poi in questa epoca di social network in cui tutto è istant, va a finire che ci si dimentica del proprio blog e di scrivere qualcosa.

E così, dopo circa 10 giorni sono ritornato a casa, dopo una vacanza troppo breve per i miei gusti.

Prima tappa in quel di Torre del Lago dove un amico ci ha ospitati nella sua meravigliosa Laverda Ascot 480cs.

Alla fine, prima vera esperienza in campeggio. E devo dire che mi ci potrei abituare, soprattutto se vissuto così: la calma, la tranquillità, il prendersi i propri tempi.

Mare, di quelli belli, in una spiaggia non attrezzata. Sole, abbronzatura controllata, tramonti meravigliosi.

Serate disco, una sera sì e una no. Un po’ una delusione, pensando a chissà cosa. E invece erano “solo” famosi locali che d’estate rivolgono le casse alla strada e la gente balla lì.

Complimenti a chi gestiva i videomix del MamaMia, ma il dj allo Stupid!A era sempre ridicolo. Se non sai mixare le canzoni, bello mio, cambia mestiere. E lasciamo poi perdere la selezione musicale. Sempre sempre sempre sempre quelle. E manco quelle belle.

Mi son reso conto di provare veramente fastidio per una certa tipologia di astanti, per il loro modo di fare, di muoversi e di comportarsi. Eppure, non dovrebbe essere così, giusto?

Mi ha fatto impressione invece vedere la folla intera urlare e muoversi a ritmo mentre partiva una delle cosidette “sigle”. Ero abituato alle animazioni da villaggio turistico, ma così è troppo, veramente. In compenso ho scoperto dell’esistenza di Redefinition degli Infernal, che è spettacolare.

E poi, quel senso di ansia, oppressione e soffocamento provato l’ultima sera. Ma eravamo pur sempre in una discoteca all’aperto, no?

Il ritrovarsi con una (web)amica di Milano, passare con lei (+ ragazzo) un paio di pomeriggi in spiaggia di calma e relax. E poi la cena, con un altro famoso internettiano. Di quelle cose che ti fanno bene e piacere, insomma.

E alla fine, una settimana di mare e relax e divertimento è corta, cortissima.

Continuo a provare odio per Trenitalia, il suo sito, sistema di prenotazione, visualizzazione di prezzi e orari, ai frecciargento che fanno 20 minuti di ritardo su 2 ore di viaggio, ai treni carrobestiame, a come non riescano MAI a spiegare agli stranieri come funzionano gli InterRail, ai posti prenotati e ovviamente occupati.

Poi si arriva a Padova, ci si ricorda dell’ottima ospitalità e di quanto è piacevole passare il tempo con certi amici.

La trasferta a Treviso di domenica, la tortura del dover preparare quella macedonia (Simone, ricordatelo: mai più, mai più), altri amici, altri ricordi. Un pranzo, le chiacchere, la solita pesca, la cena, la stanchezza.

E il ritorno nella triste milano, la corsa per la coincidenza, l’esser chiuso fuori di casa perché qualcuno è partito (peccato per la litigata per lasciare a casa le chiavi che, insomma, se me le rubano poi ci entrano in casa) e il rimediar piacevolmente a casa di qualcun altro.

Una giornata strana, di quelle che vorrei si ripetessero presto e possano diventare routine di vita futura.

E siamo a tre

Oggi è successo un’altra volta, per la precisione la terza (o la quarta?) nel giro di 2 anni.

Eventi troppo sporadici e comunque collegati ad una brutta situazione esterna per preoccuparsi? Forse sì.

Eppure mi son reso conto che, in scala minore, mi stanno succedendo un bel po’ di volte, anche quando non sono così arrabbiato, deluso, preoccupato.

E forse, si tratta solo di trovare coraggio e il tempo per affrontare di petto la situazione e capire se c’è qualcosa che non va o se sono solo infondate paranoie.

Parole

È che a volte ti rendi conto del potere delle parole e di quanto siano in grado di provocare effetti, anche spiacevoli.

Di come quelle che hai scritto tu siano andate a colpire le persone sbagliate.

Di come altre parole, di risposta, ti abbiano invece completamente distrutto, lasciandoti a pezzi e incapace di reagire in alcun modo.

Armi e bagagli

Questo è il periodo delle cancellazioni, dei passi indietro, delle cose che cambiano e non sono più come prima.

Imparare a riflettere un po’ di più prima di definire qualcuno amico e attendere almeno una qualche prova di reciprocità della cosa.

Voglia di tagliare gli inutili ponti e collegamenti con alcuni e limitarmi solo a curare e far crescere altri legami. Che tanto non ha alcun senso perdere tempo e rimanerci pure male.

E infine, voglia di un mio personalissimo mondo, anche piccolo, ma protetto e limitato.

Delete:all

Forse sono una persona che va giù pesante, forse troppo.

Mi rendo conto di non avere vie di mezzo. In quello che faccio, in quello che senso.

Forse non va così bene. Forse dovrei imparare a vivere perlomeno a toni di grigio.

Intanto però sento che poco alla volta che cose si stanno aggiustando.

E in tutto questo correre correre correre e non fermarmi mai, mi rendo conto che – tutto sommato – anche se perennemente irrequieto – sono felice.