Archivi categoria: Me or Not?

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Esattamente 6 anni fa mi sceglievo quel nick che anche oggi mi porto dietro qua e là sui Social.

Vola il tempo, ma il ricordo del perché di quel nick rimane. Una speranza perché qualcosa cambiasse.

E oggi, a distanza di 6 anni, direi che molte cose sono cambiate ma tra tutte una: ora come ora mi sento di definirmi felice e soddisfatto di me.

Another one bites the dust

Abbiamo passeggiato per il centro così, di notte, senza alcuna metà.
Abbiamo chiacchierato per un bel po’, in inglese, perché sei qui da Aprile ma non hai ancora imparato una parola in italiano, ma va bene così.
Non facevi altro che canticchiare quel “another one bites the dust” e io ti andavo dietro con quel “and another one gone, and another one gone”.
Poi abbiamo scoperto di avere poco in comune musicalmente parlando, a parte Lady Gaga, Adele, Macklemore. E tu conosci artisti italiani che io mai avevo sentito nominare.
Siamo passati davanti ad un manifesto di un festival jazz e siamo impazziti con i cellulari a capire dove fosse, tranne poi scoprire che era nel palazzo del Comune, di fronte a noi.
E ci siamo seduti e abbiamo continuato a chiacchierare. O meglio, tu a parlare, io a sorridere.
Perché ormai è quello che faccio quando sto bene e non so cosa dire.
Testa appoggiata contro testa, in una sera che si faceva sempre più fredda e tu pazzo indossavi solo una t-shirt.
Non so come siamo finiti che ti ho fatto vedere le magliette sbagliate e tu ridevi e inorridivi.
Poi siamo finiti in home, hai visto che avevo l’ultima versione di Cut The Rope che non avevi mai provato e ti sei perso dietro ad Om Om.
Intanto giochicchiavi col mio braccialetto. E alla fine l’hai preso, me lo hai sfilato dal polso e lo hai inserito sul tuo, sorridendo, dicendo che stava meglio a te che a me.
Hai aggiunto che me l’avresti restituito la prossima volta che ci saremmo visti e mi hai salutato, mandami poi via messaggio quel bacio che non mi hai dato su quella panchina.

La prima cena

Grazie grazie di cuore per tutto.

È stata una giornata fantastica, veramente. Ho visto la mia casa vivere e riempirsi con la vostra presenza. Ed è proprio così che voglio la mia casa: piena di gente e amici e chiacchiere e risate, mentre il tempo corre velocissimo e noi non ce ne rendiamo conto.

Mi son reso conto che stiamo crescendo, ognuno ha fatto un passettino nella sua direzione e forse io sono quello tra tutti che ha fatto il passo più lungo. Eppure c’è sempre modo di vedersi, passare del tempo assieme.

E ok, tutto quanto scritto non non è sicuramente scritto in modo sensato, ma sono quasi le due di notte, sono a pezzi e mi sono già addormentato 2 volte nello scrivere queste righe sconclusionate e sono a pezzi e stanco, ma proprio proprio contention.

amici

Oggi è una di quelle giornate in cui ti ricordi di quello che per te è un amico e inizi a rivalutare chi ti sta attorno.

Ed ovviamente ci rimani male, ma forse poi ti rendi conto che hai caricato di inutili aspettative persone che forse non ci tenevano così tanto a te.

E così niente, ci rimani un po’ male perché la tua affollata cena di domani sera non sarà così tanto affollata. Ci rimani male perché chi comunque volevi ci fosse di più, tra gli altri, neanche ti ha degnato di una risposta.

E niente: pensi invece a chi sarà e pulisci e pulisci e pulisci perché la tua casa ti piace e domani deve essere uno splendore, per te e per i tuoi ospiti, perché è giusto così.

Oggi non ce la potevo fare.

Oggi non ce la potevo fare.

Perché per me sono stati 3 giorni fantastici: la mia prima corsa da #cityrunners e quei 2 giorni a Rimini per la (ora si chiama) Festa della Rete.

Ed è vero, alla fine ho visto poco o nulla dei panel e degli interventi. Ma sono stato in compagnia di persone fantastiche e ne ho conosciute altrettante. Ho scoperto che a volte è bello sbagliare sottovalutando chi non conosci di persona, altre volte invece sopravvaluti e ci rimani male malissimo.

Poi ci sono quelli che fanno i simpa e ti si attaccano modalità zecca perché hanno bisogno di te e tu tenti di fare il gentile (perché in realtà lo sei e in realtà quello che ti chiedevano per te non è un grosso problema). Ed è improvvisamente un tripudio di mention, saluti, battute fastidiose che non fanno ridere. E ti rendi conto di essere improvvisamente considerato perché gli fai comodo.

Però niente, chissenefrega di queste cose.

Mi frega invece della compagnia, delle risate, delle chiacchiere, dello stare insieme.

E mi frega anche il provare questo magone e il sentire il peso di essere lontano da tutti loro.

Perché vuol dire che loro ti hanno fatto veramente stare bene.

Una nave in una foresta

Incredibile come ci si possa rispecchiare totalmente nella nuova Una nave in una foresta dei Subsonica, inclusa nella preview dell’omonimo album in uscita il 23 settembre:

Ed a volte ti vedi unico
una nave in una foresta
altre volte ti senti intrepido…
come un fiore in una tempesta
ed a volte ti vedi stupido
una lacrima ad una festa
altre volte ti credi libero
un cavallo sopra una giostra

ed a volte ti vedi limpido
il mattino in una finestra
altre volte ti senti arido
come un gesto che resta in tasca

362 – mensole

Lo ammetto: in realtà ieri ho vissuto un momento di sconforto.

Quel momento in cui mi sono accorto di essere tutto solo in una casa forse troppo vuota e in quel momento troppo grande per me. L’idea delle ancora infinite cose da fare, impossibili da gestire in modo autonomo , l’assenza di una macchina capiente per i mobili da prendere all’IKEA, il senso di vertigini sulle scale e quindi l’impossibilità di pulire quelle maledette mensole, l’assenza di un wifi e quel sentirmi un po’ tagliato fuori dal mondo, la cucina vuota e il frigo deserto e quel senso di spaesatezza quando pensi che devi incominciare a mettere via le cose ma non sai come gestire gli spazi e quindi dove mettere cosa.

Ecco, ieri era così. Ieri era un fissare dal letto quel soffitto ancora sconosciuto e avere tutti questi pensieri in giro per la testa.

Oggi invece oggi mi sono svegliato, ho aperto le finestre, la luce è entrata illuminando la stanza e mi sono fermato ad osservare con orgoglio il mio appartamento, pur con tutte le sue difficoltà e tutto ciò che manca.

Nel primo pomeriggio è passato il tecnico di Telecom a fare l’allacciamento, ora la palla è tornata a Fastweb che deve solo spedirmi il modem a casa; la giornate è proseguita tranquilla, fino al rientro a casa e la voglia improvvisa de sfidare me stesso e la polvere delle mensole.

Voglio dire: è una paura stupida che devo affrontare, giusto? Sono solo 5 scalini si più una traballante struttura in metallo, giusto?

Per farla breve: missione compiuta, ringraziando stracci, swiffer e sgrassatore.

YEAH

361 – soffitto

Ieri è stata un’altra massacrante giornata nella casa nuova ancora senza nome a continuare a pulire e pulire e pulire. Però ormai è quasi tutto finito, a parte una passata all’armadio e le mensole il sala (cose che dubito riuscirò a far da solo perché dovrò salire sulla scala e a me quelle scale fanno impressione e non riesco a salirci).

Questa notte a pensare a tutte le cose che servono e che non avevo ancora portato: la Lampe Berger, lo scaldacollo, il rasoio, il necessario per l’igiene personale, la pellicola da cucina, i documenti della p.iva, le scarpe, i vestiti. Già, i vestiti.

Oggi invece sarà il giorno delle prime volte: il primo ufficialissimo giorno di lavoro, il primo giorno di vita nella casa nuova, la prima volta che dormirò su quel letto e fisserò quel soffitto sconosciuto prima di addormentarmi.

360 – IKEA

Già a dare all’IKEA in situazioni normali, anche solo per curiosare, è bello e pericoloso. Se poi hai una casa da (finire) di arredare e sistemare è ancora più pericoloso, a suon di “massì tanto al massimo costa solo 1/2/3€!).

Oltre alle varie cose acquistate (compreso un tappetino antiscivolo per la vasca a forma di coccodrillo), ho anche iniziato a ragionare sul possibile mobile tv, sulla piccola scrivania da mettere in camera e su due possibili vasi decorativi con sabbia e rami.

Intanto grazie all’intervento di un’amico e del suo macchinone, il trasloco è avanzato, visto che siamo riusciti a portare TV e impianto audio e le varie console. Ora rimangono praticamente solo i vestiti… e un frigo da riempire