È un periodo che in un modo o nell’altro, rimango indietro con tutte le cose da fare: non importa che siano cose di lavoro, lavori extra, passioni, robe per la casa, conti o altro.
È una disfatta totale su tutti i fronti.
E tutto questo insieme di cose da fare, tutte e troppe è anche fonte di qualche preoccupazioni e grattacapo. E ci vorrebbe qualche weekend in più per riuscire affrontarle tutte e iniziare a sfoltire quella lista e riprendere controllo delle mie ansie, che non stanno per nulla giocando in mio favore.
C’è che ti svegli la mattina sul FatBoy su cui ti sei addormentato la sera prima provando per l’ennesima volta a guardare senza addormentarti a metà quella cosa stupenda che è The normal hearth.
E ti alzi, sistemata in bagno e prendi ed esci di casa per colazione e un giro in questa città che tanto ti piace.
Non stai fermo un secondo che non riesci a non pensare quanto vuoi bene a questa città così bella e che ti sembra così umana e rimani estasiato a guardare Città Alta che sbuca lì in fondo alla via.
Punti un paio di bar per una colazione con i fiocchi, ma incontri davanti al suo ufficio il ragazzo che ti ha affittato per più di un mese la stanza che ti è servita come appoggio temporaneo e lo saluti, ci parli e ti porta lui a fare colazione e ovviamente non riesci a tirar fuori il portafogli che aveva già fatto tutto lui.
E gli iMesssage con gli amici, girando ancora per il centro un po’ a caso molto a zonzo, giusto per trovare miliardi di camioncini RAI con antenne di trasmissione montate su gru e scopri che in giornata passa il giro della Lombardia.
Torni verso a casa, qualche altro vocalo e poi ci sei. Appoggi a terra i sacchetti, FatBoy e AppleTV a tutto volume con una canzone che da ieri ti è rimasta in loop.
Con tutta la calma del mondo balli in giro per casa sistemando cose, pulendo, mettendo in ordine, cantando.
These are the days that we’ve been waitin’ for
And days like these you couldn’t ask for more
Keep them coming cuz we’re not done yet
These are the days we were born to get
È stata una giornata fantastica, veramente. Ho visto la mia casa vivere e riempirsi con la vostra presenza. Ed è proprio così che voglio la mia casa: piena di gente e amici e chiacchiere e risate, mentre il tempo corre velocissimo e noi non ce ne rendiamo conto.
Mi son reso conto che stiamo crescendo, ognuno ha fatto un passettino nella sua direzione e forse io sono quello tra tutti che ha fatto il passo più lungo. Eppure c’è sempre modo di vedersi, passare del tempo assieme.
E ok, tutto quanto scritto non non è sicuramente scritto in modo sensato, ma sono quasi le due di notte, sono a pezzi e mi sono già addormentato 2 volte nello scrivere queste righe sconclusionate e sono a pezzi e stanco, ma proprio proprio contention.
Ed è vero, alla fine ho visto poco o nulla dei panel e degli interventi. Ma sono stato in compagnia di persone fantastiche e ne ho conosciute altrettante. Ho scoperto che a volte è bello sbagliare sottovalutando chi non conosci di persona, altre volte invece sopravvaluti e ci rimani male malissimo.
Incredibile come ci si possa rispecchiare totalmente nella nuova Una nave in una foresta dei Subsonica, inclusa nella preview dell’omonimo album in uscita il 23 settembre:
Ed a volte ti vedi unico
una nave in una foresta
altre volte ti senti intrepido…
come un fiore in una tempesta
ed a volte ti vedi stupido
una lacrima ad una festa
altre volte ti credi libero
un cavallo sopra una giostra
ed a volte ti vedi limpido
il mattino in una finestra
altre volte ti senti arido
come un gesto che resta in tasca
Lo ammetto: in realtà ieri ho vissuto un momento di sconforto.
Quel momento in cui mi sono accorto di essere tutto solo in una casa forse troppo vuota e in quel momento troppo grande per me. L’idea delle ancora infinite cose da fare, impossibili da gestire in modo autonomo , l’assenza di una macchina capiente per i mobili da prendere all’IKEA, il senso di vertigini sulle scale e quindi l’impossibilità di pulire quelle maledette mensole, l’assenza di un wifi e quel sentirmi un po’ tagliato fuori dal mondo, la cucina vuota e il frigo deserto e quel senso di spaesatezza quando pensi che devi incominciare a mettere via le cose ma non sai come gestire gli spazi e quindi dove mettere cosa.
Ecco, ieri era così. Ieri era un fissare dal letto quel soffitto ancora sconosciuto e avere tutti questi pensieri in giro per la testa.
Oggi invece oggi mi sono svegliato, ho aperto le finestre, la luce è entrata illuminando la stanza e mi sono fermato ad osservare con orgoglio il mio appartamento, pur con tutte le sue difficoltà e tutto ciò che manca.
Nel primo pomeriggio è passato il tecnico di Telecom a fare l’allacciamento, ora la palla è tornata a Fastweb che deve solo spedirmi il modem a casa; la giornate è proseguita tranquilla, fino al rientro a casa e la voglia improvvisa de sfidare me stesso e la polvere delle mensole.
Voglio dire: è una paura stupida che devo affrontare, giusto? Sono solo 5 scalini si più una traballante struttura in metallo, giusto?
Per farla breve: missione compiuta, ringraziando stracci, swiffer e sgrassatore.