Ci sono i viaggi. Quei viaggi in macchina, da solo. Quelli di rientro verso casa, di notte.
In quei viaggi, la mente viaggia più o meno libera e processa di tutto.
Eppure questa volta no. Non riusciva a viaggiare, era fissa e in loop su una scena e tutto quello che è successo dopo.
È la scena di un’aggressione. Pochi secondi che sono sembrati un’eternità . Per persone di mezzo, le cose dette da chi tentava di separarli, la parua che potesse finire male, incapacità di capire razionalmente cosa fare. Mettersi in mezzo, chiamare il 112 o semplicemente stare in apnea fino alla fine.
È tutto ciò che è successo dopo. O almeno, quello che non è successo.
Non si è verificato, come si presuppone in uno stato civile, nel 2016, con gente più o meno istruita e civile, un prendere le distanza in modo netto da un atto di violenza. A quanto pare la violenza può essere giustificata.
Anzi, c’è stato chi “avrebbe pagato per vedere il video” e riderne.
E la mia testa è in loop, tenta di capire, riavvolgere il nastro e ragionare e arriva a una conclusione che non ha senso.
Perché siamo nel 2016 e succedono queste cose di merda.
Perché non si finisce mai di conoscere la gente (e rimanerne deluso).