Giornata massacrante a lavoro. Un sacco di facce nuove, tra quelli dell’altra redazione, i 3 stagisti e il nuovo giornalista.
Giornata di una lunghissima e inutile riunione, in cui ci è stato detto che dobbiamo preparare l’impostazione grafica per un nuovo mensile di 100 pagine, entro il 10 di giugno. Si, certo, se solo avessimo almeno 5 minuti di tempo, potremmo farlo.
Giornata di tristezza per una collega che se n’è andata. Arrivata a lavoro come tutti i giorni, chiamata a colloquio dal capo con suo solito “scusa hai cinque minuti?” e poi, una volta uscita dalla stanza, ha preso tutte le sue cose e ciao a tutti, me ne vado. Ma tutto questo è successo quando io non ero ancora arrivato, quindi non neanche avuto modo di salutarla.
Giornata di fastidio per il modo tremendo in cui certe cose sono gestite. Per il modo assurdo in cui si viene trattati, per l’idea di essere usato fin quando sei necessario per poi essere buttato via senza troppi complimenti, per le vendette da bambini dell’asilo messe in atto da chi ha il potere.
Giornata di aria gelida che mi arrivava addosso dalle bocchette del climatizzatore, con conseguente congelamento dello stomaco, malessere generale fino ad arrivare ad un bel mal di testa tremendo che neanche ora non accenna a passare.
E ora, sinceramente, mi rintano sotto le coperte e voglio spegnere questo cervello che rimugina troppo su certe cose.
E ora, sinceramente, voglio fare finire questa giornata.