Oggi ho ricevuto la mia prima spilletta, quella che potrebbe essere l’inizio di una collezione. E’ arrivata per posta, in una lettera, da parte di Manila. Insieme alla spilla una fotocopia, con dedica, della quarta di copertina del suo libro, che ho ordinato e che sto aspettando: sembra che qui al Nord, in Lombardia, non viene distribuito. E che non vedo l’ora di leggere, soprattutto dopo questa recensione, che ha confermato la mia fiducia nella bravura di Manila, e i primi capitoli, disponibili qui.
Seguo il suo blog da un po’ e mi piace il suo stile, il suo modo di scrivere. Molte volte mi son sentito vicino a lei, simile a lei, nutro anche io, a volte, spesso, dubbi e paure sul mio me stesso, sul me stesso che appare, sul me stesso che vive. E mi ci sono affezionato. Mi spiace che ultimamente scrive poco, ma mi piace pensare che è presa dalla vita, dal lavoro, dal suo libro.
Manila Benedetto “Nessuno mi ha mai battezzata” Enrico Folci EditoreCon una calibro 9 uccidi due uomini di seguito, se sei brava.
Non conta prendere la mira per bene, non nel mio caso, bensì aver la forza di premere il grilletto in ogni situazione, in ogni condizione, con ogni sentimento.
Senza cadere alla forza del rinculo.
Quando ancora non sapevo usare una pistola, infatti, la forza del rinculo era una filosofia di vita. Era resistente alla vita stessa. Poi è diventata tutta un’altra cosa.
Questa sono io, Ursula Dufour. Sono una donna brava e bella. Me lo ripeto sempre.
Non ho pietà quando uccido, eppure amo, amo profondamente.
Può un sentimento come l’amore convivere con la professione della morte?
Può la sincerità di una lettera far comprendere le motivazioni di una vita di bugie?
Può essere più semplice uccidere che pensare di morire?
Rispondetemi voi.
Io sono una e sono cento, sono Medusa e Machbet, sono una donna senza passato.
Questo è un pezzo della mia storia. Scrivo sempre dopo i miei lavori. Me ne sto con la penna per ore davanti alla finestra, aspettando che faccia notte e che si plachi la Bestia.
Quando la notte è troppo lunga, e non si placa la mia Bestia, spalanco i vetri e scrivo ancora.
E’ un rito come esircitare una litania in Chiesa. Ma io scrivo, non prego. Non ho mai saputo farlo, nessuno mi ha mai insegnato a farlo.
Io scrivo e non prego. E nella scrittura ritrovo il mio dio.
In questo libro vi racconto un pezzo della mia storia, ve lo affido con una promessa inquietante: la verità è un prezzo altissimo da pagare.