Lo ammetto: non ci ho mai creduto fino in fondo.
Perché sapevo che ci sarebbe stata troppa gente da gestire, troppe variabili da considerare e troppe poche persone veramente convinte di.
Poi abbiamo fatto tardi, tra apertitivi + torta in posti affollatissimi, tra la ricerca di noodles (chiusi) e la scorpacciata di arrosticini.
E poi arriviamo, c’è una coda pazzesca e ci arrendiamo, il gruppo si divide e ci muoviamo verso il Ricci con l’idea di bere qualcosa e ovviamente no, chiude.
Sconfitti decidiamo di tornare a casa, ma poi arriva una provvidenziale chiamata, inversione di macchina e via, pronti per ballare.
Il locale è strapieno, si muore di caldo.
Ma ci vuole un attimo e la serata parte per il verso giusto, tra incontri di amici e chiacchiere varie con perfetti sconosciuti. Finisce poi che arriviamo a chiusura e un bel ragazzetto semi ubriaco va dal tuo amico a chiedere il permesso di rubarti.
E a parte queste conclusioni di serata che solo al Glitter possono succedere, arrivi a pensare che è incredibile come ci si riesca sempre a divertirsi, uscendo con un sorriso stampato e una allegria esagerata.
E no, malfidenti, non è colpa della troppa vodka. Perché con quella ci sono andato leggero, dovendo portare a casa sana e salva una dolce donzella.