E poi arrivano, quei momenti di botta di tristezza che ti prendono dal nulla e no, non riesci proprio a scrollarteli di dosso.
Non capisci come ti arrivano o forse sì, ma non vuoi ammetterlo, perché alla fine sei tu il primo a fare la cazzata che ti prende e come un vortice ti trascina giù senza possibilità di risalita.
Sì, perché così inizi a pensare a un sacco di cose e a tutto ciò di cui sei convinto e in realtà  vai a sfaldare quelle certezze che ti sei costruito con così tanta fatica.
Pensi a come vorresti la tua prima casa che puoi finalmente definire tua, con una bella zona giorno, non immensa che tanto il budget è quello che è, ma grande il giusto per poter accogliere quel paio di amici per una cena o per una partita alla play.
Però poi inizi anche a pensare che non devi prendere in giro nessuno, perché il massimo che potresti fare per una cena è alzare il telefono e chiamare la pizzeria più vicina.
O forse, prima di pensare al cibo, dovresti pensare agli amici. Alla fine sei in una città abbastanza sconosciuta. Sì, ci sono i nuovi colleghi, ma poi? Alla fine stai prendendo e lasciando gli amici rimasti alle spalle, amici che in realtà han radici ben salde nell’ovest milanese o nella grande città . Quando mai prenderanno e verranno da te? Forse una volta, forse due, ma non certo quanto basta per colmare quella sensazione di vuoto che in realtà ora stai riempiendo tra lavori extra e corse.
Ok, non è vero. I lavori extra sono portati anche dall’ansia del non aver abbastanza soldi per esser autosufficiente e forse stai esagerando perché sono troppi e troppo imprevedibili, tanto che hai passato l’ultima settimana in ansia al suono di ogni notifica mail, sperando che no, non fosse quel feedback o incrociando le dita perché fosse un “ok, perfetto, chiudiamo”.
E così stai affrontando questa nuova condizione in cui sei veramente da solo. Tu, con i tuoi pensieri, le tue forze e nessuna importante mano dall’esterno a guidarti e sostenerti. Per l’ennesima volta speravi che ci fosse e invece no e così ci sei rimasto di nuovo malissimo. Come se ormai non li conoscessi, eppure continui sempre a sperare in qualcosa di meglio. E anzi, si arriva sempre a qualcosa di peggio, con quel “ma devi proprio trasferirti? Non puoi fare avanti-indietro tutti i giorni?”, che ovviamente supera di gran lunga quel “ma cosa ti licenzi che non troverai mai più lavoro” che ovviamente non è stato minimanente ritrattato dopo tutte le fatture emesse nei 3 mesi da freelance al 100% o dalla nuova offerta di lavoro a tempo indeterminato sopraggiunta.
E quindi niente: la botta di tristezza è arrivata e prima o poi passerà , giusto?