Che poi è strano ritornare, dopo aver vissuto giorni in pace e tranquillità dopo la tempesta di quella notte.
Dopo essermi sentito accolto e circondato da affetto e supporto.
E anche se alla fine mi ritrovavo a fissare di notte il soffitto e non riconoscerlo come mio, mi sentivo comunque tranquillo e al sicuro.
Solo che non si poteva continuare ad andare avanti così e bisognava prendere in mano la situazione per tentare di cambiarla.
E quindi la decisione impulsiva, la borsa fatta al volo, i saluti e i ringraziamenti.
E il rientro. Tutto esattamente come era stato lasciato. Sempre le solite cose non dette, i silenzi, l’incapacità di guardarsi negli occhi e parlare delle cose veramente importanti, non di università , lavoro, fatture, benzina, autostrada, telepass, fastweb.
Incapacità mia, ancora una volta, di affrontare il discorso. Incapacità loro (o non volontà ) di farlo.
E quindi niente.
Riassumendo: sono a casa, ma ora sento nostalgia.