Poi mi hai chiesto timidamente se potevi abbracciarmi.
E io ti ho detto di sì e quando ti sei staccato ho visto i tuoi amici occhi umidi brillare alla fioca luce del lampione.
Volevo dirti di non farlo, di non piangere per me perché alla fine non ne vale la pena.
Volevo stringerti di nuovo, fortissimo, e dirti che andrà tutto bene e che si uscirà da questa situazione e tu sarai di nuovo felice, io chissà .
Ma non l’ho fatto, e sono stato impassibile.
Ti ho solo fatto una battuta, chiedendo se quelle fossero lacrime, che forse potevo evitare.
Mi hai dato dello scemotto e ti ho risposto con un ‘anche tu’, mi hai abbracciato di nuovo e ho aperto il cancello e sono salito in casa.
Chiedendomi quale mostro dal cuore di pietra io sia diventato.
Ma adesso, a distanza di un’ora, non faccio altro che ripensare a quei momenti e a sentire un peso sullo stomaco che non sono capace di decifrare.