Sei stato via quasi 3 settimane, in vacanza.
Sei tornato e hai detto che quella vacanza ti serviva per trovare te stesso. Per farti delle domande e darti delle risposte. Se ha senso quello che hai fatto nell’ultimo anno, se sei cresciuto, da dove sei partito e verso dove stai andando, se questa città ha ancora senso per te.
Non mi hai detto cosa ti sei risposto, eppure, in queste 3 settimane in cui tu sei stato via, anche io mi sono più o meno fatto le stesse domande, ma a differenza tua non sono riuscito a darmi una risposta.
Non ci siamo sentiti molto, perché non volevo disturbarti nel tuo risposo.
Eppure sei rientrato e ci siamo sentiti e ci siamo visti, con entrambi questo desiderio di pizza.
Non so cosa siamo, però sentivo nelle tue parole la voglia di andartene da qui e non potevo fare a meno di pensare da egoista che non voglio che tu te ne vada prima che possiamo capire se in tutto questo c’è un noi.
Quello stare troppo vicini sul divano, guardando la TV. Quel sentire il tuo calore, sentire il tuo profumo. Che non è solo il profumo della tua pelle, ma è anche qualche spruzzata di troppo di un qualche profumo che ovviamente non so riconoscere.
E poi come sempre, finito tutto te ne scappi via e so che vorrei avere il coraggio di chiederti di rimanere a dormire, di riempire per la prima volta quel letto di due corpi che dormono.
E invece no.
E quindi rimango solo col tuo profumo che non so riconoscere e che mi si è appiccicato addosso.