Alla fine, questa mattina mi sono svegliato tardi, troppo tardi.
Ho impiegato molto di più a fare quello che dovevo.
Poi è arrivata ora di pranzo, a tavola è successo quello che è successo e la mia produttività è calata direttamente sotto i piedi, mentre rimanevo, inerme, sul letto imprigionato dai miei pensieri.
Poi il viaggio verso Milano, la caccia del giovedì per trovar parcheggio con il mercato.
E una giornatina pesantissima, piena di grossi sconvolgimenti, a lavoro.
Poi un messaggio di stato su Facebook di un collega. E la conseguente scoperta di un’altra consegna, di cui nessuno mi aveva parlato..
E così, oltre alla tavola che devo ancora finire, oltre all’esercizio di Photoshop che devo iniziare da zero (ma di cui ho un po’ di idee, ovviamente lunghissime da realizzare), c’è anche un’altra tavola, di cui non so praticamente ancora niente.
E nessuno, su quel cavolo di libro delle faccie, che si palesi in chat e voglia spiegarmi cosa c’è da fare.
E così, sono un turbinio di stati, dal depresso, all’arrabbiato, abbattuto, incazzato (lo posso scrivere, sul mio blog?) e sconsolato.
Perchè no, non riuscirò mai a fare tutto.
E ho anche tanto sonno.
Si, a volte succede di pensare di non farcela. Ma il lavoro è galantuomo, ti aspetta e non scappa. E nessuno te lo porta via.
E’ la vita, che scappa; e che è a rischio di furti.
Un abbraccio.