Immobile, davanti alla stufetta che sputava aria calda, per tanto, troppo tempo.
E la testa affollata di pensieri, sensazioni che correvano veloci, da una parte all’altra, cozzavano e facevano male.
Tu, dietro una porta, che parlavi e dicevi cose, che però non riuscivo a sentire.
Poi la doccia.
Sotto lo scorrere dell’acqua, cadevano goccie di un pianto sommesso.
Poi le fotocopie e i documenti, che hai dimenticato a casa.
Poi il pranzo, forzato, con lo stomaco ormai chiuso e i bocconi mandati giù a fatica.
Le tue parole che mi hanno ferito, le mie parole che ti hanno ferito.
Ma purtroppo, per me, tutto si riduce ad un’unico momento di giorni e giorni fa.
Tutto si riduce ad una doppia frase, magari detta nella foga della lite.
Però mi rivedo, lì, a metà della scala, quella sera o tardo pomeriggio, che mi sento dire
Non ti accetto per quello che sei e non ti accetterò mai.
Mi hai lacerato il cuore, hai annichilito le mie speranze.
E mi spiace. Perché quella frase ha cambiato tutto.
E mi sembra di averlo già detto, averlo già fatto presente.
Eppure nulla, nulla è cambiato. Non un non è vero, non l’ho detto. Non un era colpa della rabbia. Non un non è più così, ora è diverso. Non un we’re workin’ on it.
Finché quella frase rimarrà valida, non chiedermi qualcosa di più.
Perché è il massimo che posso darti.
Perché è il massimo che voglio darti.
🙁
mi spiace.
un bacione grosso grosso.
Smmmack!!
Qui tutti ti baciano, io ti abbraccio…
Il solito “bastian-contrario”!!!
Un abbraccio anche da parte mia e ti auguro di ritrovare la serenità al più presto :****