335 – solitudine

Mi chiedo: di cosa avete paura? Della solitudine? Venite a provarla: non è così spaventosa. Certo, bisogna abituarsi, ma non è la bestia nera che tutti pensano.

Altra domanda: avete davvero bisogno di tutta la retorica e il finto interesse da parte degli altri? Non sapete validare da soli le vostre capacità?

Via Matt Brendan – Elogio della solitudine

Il punto è che Matt ha ragione.

Pensandoci bene, è la prima volta che sto sperimentando la solitudine. O meglio, è la prima volta da “cresciuto” che la sto sperimentando. E dico “cresciuto” semplicemente perché, anche se alla soglia dei 30 anni, ho quasi paura a definirmi adulto.

Da bambino ero un tipo solitario, vuoi per lo stampo ricevuto dai miei genitori, vuoi per oggettivi differenti interessi che non permettevano la creazione di legami forti: la mancanza di passione per il pallone, il preferire divorarmi un Piccoli brividi o un libro del Battello a vapore piuttosto che stare fuori all’aria aperta con altri, il provare a risolvere per l’ennesima volta quel malefico enigma dei fiammiferi in Paperon de Paperoni e l’isola del tesoro sul computer di papà.

Ma poi sono cresciuto e in realtà tutto è cambiato. Ho iniziato a sentire il peso del non avere amici, contatti, non condividere esperienze di vita con i miei coetanei (anche fossero stupidate) e con quelli del paesello era ormai tardi. Ma sono arrivate le superiori, l’università, il lavoro, gli amici dei social, una vita di coppia: basta solitudine per anni e anni e anni perché non potevano esistere per principio possibili momenti di solitudine.

E ora è cambiato di nuovo tutto: una vita di coppia che è finita, un cambio radicale di lavoro e casa, l’inizio dell’indipendenza dalla casa natia: è l’inizio di nuove abitudini, ma soprattutto sto imparando a conoscermi, sto imparando a stare da solo con me stesso, a non vergognarmi di mangiare da solo in un ristorante affollato e mi va bene così, anche stare a casa una sera da solo a farmi le mie cose o non far proprio nulla.

La solitudine, alla fine, non è una cosa così brutta.

334 – calmare

Forse qui serve una calmata.

Anche perché oltre alle ore di lavoro in agenzia (e oggi si è lavorato ad oltranza, per tutta una serie di piccole cose che una dopo l’altra hanno fatto perdere un sacco di tempo), ci sono giusto quei 2-3-4-5 clienti extra che fanno sempre comodo per arrotondare e calmare un po’ quell’ansia (in realtà al momento non tanto fondata, anche se uno sgrat scaramantico è d’obbligo) di rimanere senza soldi.

Complice anche la soluzione di alloggio temporanea, che ovviamente non offre la possibilità di vedere comodamente film e telefilm, giocare alla play, complice il tempo che non ha permesso di prendere e girare a caso alla scoperta di Bergamo, complice la estenuante ricerca della casa, il relax si è un po’ fatto desiderare.

Però ora è ora di uno stop.

E capitano giuste giuste queste 3 settimane di ferie, che finiranno col botto del trasloco e mi catapulteranno definitivamente nella nuova vita Bergamasca, senza se e senza ma.

333 – sfida

Lo ammetto: sul lavoro la monotonia è la cosa che meno sopporti.

È ora, sono invece in una situazione che è l’esatto opposto: varietà estrema.

E molte attività per me sono una sfida, perché, ad esempio, in realtà nella mia carriera professionale ho toccato solo di sfuggita quello che è l’adv tradizionale e il creare una campagna degna di questo nome.

È così tutto è nuovo, tutto è bello è tutto è un mettersi alla prova.

E c’è anche la soddisfazione di fare cose per la prima volta e – da quello che ti dicono – farle bene.

332 – matrimonio

E così ieri si sono sposati.

La cerimonia è stata bella e commuovente (no, sposo, non dovevi dire a tradimento quel “prendo te come mia bellissima sposa”), i coriandoli al posto del riso han fatto il loro effetto, il tempo è stato clemente, i festeggiamenti sono stati impeccabili per location, menù, organizzazione dei tempi e poi il tutto è finito con gli sposi e gli invitati più giovani a bere birra in un noto pub della zona.

Il mio abbigliamento ha fatto la sua porca figura, ma la storia delle scarpe è girata talmente tanto che tutti erano preoccupati per me, persino anche la madre dello sposo (maledetti social!).

E insomma, a parte un po’ di rivalità tra i tavoli per colpa degli Haribo-segnaposto e della guerra a rubare le caramelle degli altri, alla fine è stata un giornata di gioia e risate e sorrisi, di quelle che ti lasciano una bella sensazione piacevole, anche se arrivi a casa alle 2 di notte un po’ stanco e crolli addormentato sul letto.

331 – scarpe

Oggi è un grande giorno.

E credevo, per una volta di essere arrivato tranquillo, preparato e pienamente soddisfatto dell’abbigliamento scelto.

Abito bellissimo trovato al primo colpo, la sicurezza di una camicia di Duiliu’s, una elegantissima (ma non troppo) cravatta e pochette color Tiffany da Andrew’s Ties comprata settimana scorsa.

Ma giustamente all’ultimo (o meglio: giovedì sera) mi è venuta ansia per le scarpe. Volevo mettermi le solite, ma alla fine ho pensato che sono un po’ troppo vecchie e usate e forse era il caso di comprare qualcosa di nuovo. Solo che ieri diventava un po’ difficile andare alla ricerca di qualcosa e rimaneva solo oggi mattina. Sì, la mattina stessa del matrimonio.

E pensa di qua e pensa di là, perché non provare a fare un salto a Parabiago, da Fratelli Rossetti? Come potevo immaginare, ovviamente è stato amore a prima vista con un modello della nuova collazione, mica con uno dei 150mila modelli diversi in saldo.

Però alla fine quando si sposano due carissimi amici che conosci letteralmente da una vita, è il minimo che puoi fare, vero?

 

330 – qui

È bello quando prendi e organizzi all’ultimo una serata così.

Parti da Bergamo, ovviamente in ritardo perché ti eri imposto di finire un lavoro (figo) che è anche venuto figo. Arrivi a Milano, alla tua solita e amata Osteria Qui Da Noi. E poi è tutto perfetto.

La compagnia, le chiacchiere, il cibo, il giro per Porta Nuova, Gae Aulenti, corso Como e via fino a Eataly.

E poi alla fine prendi e saluti e inizi a sentire un po’ il peso della difficoltà crescente di organizzare serate così e la paura di perdere di vista persone a cui, in realtà, vuoi un mondo di bene.

326 – avventura

È così inizia un’altra settimana, che si spera sia un po’ più tranquilla delle precedenti visto non c’è più lo stress di un paio di grosso lavoro da consegnare.

E si spera anche che a livello di salute, possiamo ormai facilmente archiviare tosse e mal di gola.

La cosa più difficile però è resistere pensando che nel giro di un mese, finalmente, avrò finalmente una casa tutta mia.

E quella sarà tutta un’altra avventura.