282 – karma

E comunque, alla fine, ci sono anche giornate troppo positive, per una serie di nuovi sviluppi lavorativi, per una Ubisoft che cita un post che ho scritto, per una Sony che mi seleziona per l’Alpha di Destiny, per un Ginza organizzato all’ultimo con la mia Broke Friend Forever.

Adesso, io non so se questa storia del karma è vera o falsa. E non so se ora questa positività ha messo in pari la negatività dei mesi precedenti o se invece devo iniziare a preoccuparmi perché presto arriverà un’altra stangata. Ma dico anche che me ne frego e per adesso vado a letto felice, pensando a domani che si deve continuare a trottare, più di prima, ma con un nuovo sorriso stampato sulle labbra.

281 – creatività

Sai cosa c’è con la creatività? C’è che è vero, magari ci posso mettere anche solo un 1 giorno su Photohhop, Illustrator o InDesign per fare tutto quello che mi chiedi. Ma per arrivare a quel singolo produttivo giorno di lavoro, magari io devo passare i 6 giorni precedenti a fare ricerca, capire il mercato, vedere cosa fanno i competitor, analizzare i loro punti di forza e le loro debolezze, studiare il prodotto che mi chiedi di promuovere e disegnare e cancellare e ridisegnare e ricancellare.

Per arrivare a quel singolo produttivo giorno di lavoro, ho studiato per anni, dato esami, affrontato revisioni, scritto una tesi ed ottenuto una laurea. Per arrivare a quel singolo produttivo giorno di lavoro, ho cambiato 5 o 6 lavori, mi sono confrontato con la comunicazione online ed offline, ho disegnato loghi, impaginato cataloghi, ritoccato fotografie, studiato l’interaction per quel sito o quell’app.

Per arrivare a quel singolo produttivo giorno di lavoro, ho seguito tutti i cambiamenti della Creative Suite, ho provato con gusto le nuove funzioni, litigato con quelle cambiate che non si comportano più come prima, ho modificato più volte il mio workflow, ho pagato le licenze tra un aggiornamento e l’altro. Ma soprattutto, per arrivare a quel singolo produttivo giorno di lavoro, ho passato tutta la mia vita, da quando ho capito che questa era il mio “sogno da grande”, ad osservare con curiosità e spirito critico qualsiasi forma di comunicazione che mi sia passata sotto mano, a studiare, informarmi continuamente, costruirmi una cultura.

Ed è una cosa che continua, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. E quindi farò finta che tu, dall’alto della tua cultura medio-alta, queste cose le sappia e le capisca.

E quindi farò finta che in realtà tu mi abbia risposto che hai sbagliato e che no, non hai budget per questo progetto perché  – ti assicuro – ti farebbe molto più onore di quello che invece mi hai risposto.

280 – bene

È bello quando vedi persone che non vedi e senti da una vita.
Ed è ancora più bello quando è per una serata tranquillissima, a cui arrivi in ritardo perché prima avevi altro da fare (aiutare un’amica, fare aperitivo, provare and andare in palestra ma sei rimasto 45 minuti fuori dalla stessa col borsone in spalla al telefono con X), con una decisione un po’ avventata.
Ed è bello perché ti aggiorni su vite che hai perso di vista, ti confronti e ti racconti e – sopratutto – ascolti.
Ed è bello quando anche loro ti dicono che ti vedono veramente bene. E no, non si riferiscono alla barba perfetta che ti sei fatto sistemare questo pomeriggio dal barbiere.

277 – busy

Abbiamo già parlato di questa canzone che dal Melodifestivale, con qualche mese di ritardo, è finalmente giunta sulle nostre radio?

I am always almost there in five
And it’s always the night before deadlines
You know, don’t bother calling before noon
Even when you say later it’s still too soon

276 – off

Una giornata di quelle sfiancanti.

Di quando l’unica cosa che vorresti fare è giocare a Mario Kart 8 (possibilmente con altri 3 amici ma indovina? Tutti spariti) oppure rinchiuderti in sala e guardarti tutto Orange is the new black come se non ci fosse un domani.

E invece finisce che rimani a letto tutto il giorno, sdraiato a fissare il soffitto o dormendo, imbottito di antidolorifici per un mal di collo che non sembra voler passare in alcun modo e ti uccide. E poi fai quello che non devi fare e inizi a googlare. E l’internet consiglia il caldo (scioglie la tensione dei muscoli) ma non troppo (li infiamma) e anche il freddo (allieva il dolore); consiglia di stare sdraiati, ma non troppo. E soprattutto, dice di evitare quelle posizioni innaturali che si hanno quando si legge (argh), si sta davanti al computer (dovrei lavorare, doppio argh) o alla tv (triplo argh!).

E così la giornata passa, il w-end è rovinato, il lavoro è ancora lì.

E il problema principale è che, passato il dolore al collo, è comparso un fastidio agli occhi che non riescono a mettere a fuoco. Mi pare tutto ottimo.

Rottamazione a 29 anni, anyone?

275 – petto

E quindi siamo giunti al punto che in realtà un feedback, più che positivo è già arrivato.

Vuol dire poco, perché dal feedback positivo alla firma del contratto ne passa tanta, troppa acqua sotto ponti (e in assurdi labirinti di fattori che vanno oltre la comprensione umana).

Ma vuol dire tanto: che il nuovo gruppo di lavoro ha funzionato bene e che c’è ci sono serie possibilità per un colpo di coda alla mia vita nei prossimi mesi.

Come scrivevo giusto ieri, è un po’ il momento dei non so. E anche dell’imparare a non rimuginarci più troppo sulle cose e imparare a decidere così, di petto, senza pensarci troppo. Ma questo, si vedrà a settembre/ottobre.

274 – irresponsabilmente

E così, si assapora di nuovo l’ebrezza di una gara, di brainstorming, di idee che prima funzionano, poi si cambiano, poi si rifanno, di soddisfazioni nel vedere quello che si riesce a tirar fuori anche in un team nuovo con cui non si è mai lavorato prima.

E rimane solo quel dubbio, se veramente si è pronti per il grande salto, nel caso in cui le cose dovessero andare per il verso giusto. Ma si è anche in quella fase in cui non vale la pena preoccuparsi prima del tempo e si vive un po’ irresponsabilmente alla giornata senza preoccuparsi troppo del futuro…

273 – silenzio

Poi capita che ribecchi un amico dopo anni, poi ti perdi di vista di nuovo, lo ribecchi dopo 2 mesi e ti rendi conto che in così poco tempo tutto può cambiare, anche ciò che pensavi che sarebbe rimasto uguale per il resto degli anni a venire.

E non hai sinceramente parole, se non un imbarazzato e rispettoso silenzio.