271 – economia

Ad occhio, questo due giugno appena passato segna un po’ la fine di un periodo di transizione verso un periodo pieno di what’s next?

Perché, in effetti, non lo so. Il primo grosso progetto è ormai concluso, ora si dovrebbe avviare una fase di mantenimento, ma rimane il grande di dubbio di cosa fare del resto del tempo disponibile.

I sogni son sempre quelli e per un motivo o per un altro sono abbastanza irrealizzabili.

Ma c’è un’altra cosa cosa mi sta frullando in testa, oltre ad un master di CG, magari in Big Rock: è quello di riprendere in mano i libri di economia e dare una degna conclusione (con testi e laurea) a quella parte della mia vita così accantonata.

Il punto è il dove (si continua in Cattolica? Si passa alla Statale? Ci si prova con la Bocconi?), il come (una triennale? un master e vedere se tengono buono qualcosa?), i costi. Ma rimane la domanda principale: ha senso (tralasciando un becero discorso di orgoglio personale)?

Si vedrà.

270 – domenica

E così ci siam visti Maleficent  e mi è anche piaciuto.

Il timore per la mezza cavolata c’era ed era alimentato anche dalle critiche non troppo positive lette di sfuggita nei giorni precedenti. Inoltre c’era il fattore #hype e il fattore “troppo pompato da Disney”: se ci spendono miliardi per una campagna di marketing a tappeto, forse è perché magari il film non si regge con le proprie gambe?

E invece il film c’è, funziona e va avanti senza problemi, a parte un paio di passaggi non troppo logici. Effetti speciali al top, la nostra Angelina über-zigomata ci sta tantissimo nella parte di una Maleficent non così tanto malefica.

L’unico trauma è stato col doppiaggio, a inizio film. Il vecchio Re che incita così alla battaglia no, no e NO, NON SI PUÃ’ PROPRIO SENTIRE!

 

Comunque, al netto del film, l’importanza del pomeriggio/serata era ovviamente tutta nella compagnia.

Un paio di ex-colleghi che non vedevo da troppo troppo tempo per i miei gusti. E l’incontro è servito giusto per ricordarmi quanto mi manchi non averli attorno a me tutto il giorno, tutti i giorni.

Peccato che ovviamente c’erano altri impegni e così uno dei 2 – con relativo ragazzo – se ne deve andare. E rimaniamo in due per un aperitivo al Bhangrabar, che si conferma una certezza. L’esser sui tavolini fuori è decisamente un plus, con una bella giornata come quella di oggi. E le teglie di gnocchi al pesto fumanti che venivano continuamente portate al buffet facevano la loro figura (anche una volta in pancia, chiaro!).

E poi le chiacchiere, le risate, le chiacchiere, le frasi sceme, le risate. Le 250mila prove per un selfie che scattiamo dietro ad un gruppo di pericolosi fattoni, la tragedia per trovare un copy d’impatto.

Insomma: la soddisfazione di aver vissuto una domenica fantastica e l’idea che alla fine domani/oggi, pur essendo lunedì, si può chiamare ancora domenica.

267 – terrazza

Che poi, ci ho provato a svicolarmi dall’impegno, tra delle consegne che mi hanno fatto tardare la partenza e la preparazione e i vostri soliti ritardi che hanno tramutato un aperitivo che non mi ispirava molto in una cena a base di sushi.

E, tra una cosa e l’altra, alla fine sono arrivato al ristorante praticamente prima che il cameriere passasse a prendere le ordinazioni.

E nonostante ora stiamo impazzendo per cercare un gratta e sosta per andare in quel locale con terrazza panoramica per un drink fighetto (io che poi sono vestiti in t-shirt rossa di Qwertee e felpa verde H&M e Swatch “Color Window”) di cui non ho molta voglia, non mi rimane che ringraziarvi per essere stati così insistenti per una serata così, con voi, mi mancava proprio.

265 – Murphy

Di quando quel che non doveva succedere, alla fine, accade. E non è neanche questione di colpa mia tua sua loro, perché su certe cose puoi fare poco o nulla e pretendere l’impossibile senza considerare il contesto è – appunto – impossibile.

E così rimani con un po’ di rassegnazione, quel tanto che basta – a mente fredda – di quasi riderci su, pensando che alla fine  il destino vince sempre, anche se per brevi momenti ti fa assaporare una tua (aleatoria) vittoria. Insomma, dobbiamo pur dare ragione a Murphy e alle sue leggi giusto?

Però ti rimane in corpo anche una arrabbiatura pesante. Non in generale, ma specifica nei confronti della maleducazione spropositata di talune persone.

264 – erika

È strano essere contattati da un recruiter, soprattutto se è la tua prima volta e soprattutto se in realtà non hai le idee ancora ben precise di quello che vuoi fare da grande o nel prossimo futuro. Sai solo che per il momento vivi ad orizzonti ravvicinati, ignori i progetti a lungo termine e in realtà non stai ponendo grossi obiettivi perché, purtroppo, è un periodo talmente pieno che hai modo di pensare solo all’oggi, giusto o sbagliato che sia.

Ovviamente, non dicono per cosa ti stanno cercando, ma lo capisco benissimo ringraziando LinkenIn-lo-stalker, che ti comunica chi altri la recruiter sta aggiungendo.

Poi succede che ci si sente via telefono e si fissa un appuntamento (che era appunto) oggi.

Indeciso sul look, con quella spavalderia e incuranza del “è inutile, tanto non mi  prenderanno mai” mista ad attacchi panico dell’ultimo minuto “ommioddio-andrà-bene-il-portfolio-solo-su-iPad-potrei-farlo-stampare-ma-non-ho-tempo-quindi-portfolio-sull’iPad-che-fa-figo-ma-gli-andrà-bene-ommoddio”.

Alla fine decido per quella camicia slimfit di Sonny Bono, da sdrammatizzare (ho usato veramente quella parola?) con la felpa H&M e poi Levis e via. Non ha senso andare in giacca e cravatta per un lavoro che non si sa, non conosco, non mi prenderanno. Giusto? Meglio invece essere me stesso e giocarmela così onestamente e senza forzature.

La chiacchierata è interessante, molto. Sono io che parlo, è vero. Loro mi fanno le domande, ma son quelle domande che servono e ti fanno pensare e ti fanno notare quel paio di migliorie per il portfolio e di rivedere la strategia del CV.

Alla fine, sono uscito soddisfatto anche se sì – non sono la figura che cercano – visto che cercano uno più developer, meno designer, più guru.Soddisfatto perché mi son reso conto che di esperienze ne ho, varie e importanti. E ho talmente una faccia da bravo ragazzo che non mi si può non offrire un lavoro, vero?

 

263 – ’90s

Oggi ho fatto una di quelle cose che ti prende e ti sbatte di colpo negli anni ’90: ho installato una segreteria telefonica.

Ok, va bene, magari non è vero che erano così di moda degli anni ’90, ma a me fa molto molto molto anni ’90 lo stesso.