Da qualche giorno ho indetto la mia personale battaglia contro la polvere.
Non che di solito non pulisca casa e – soprattutto – le mie preziosissime statuine.
Ma in questi giorni ci sono stati un po’ troppi lavori, con muratori sempre in giro per casa a tirar su pavimenti, rifare fondi, cambiare piastrelle, bucare muri, cambiare i marmi.
E così son giorni che passo stracci e non ne vengo a capo. Quella maledetta polvere prende e si moltiplica all’infinito.
E me ne accorgo e mi instadisce a mille.
Persino mentre ero al telefono, sdraiato sul letto e fissavo il lampadario, una modernissima asta di metallo con 4 faretti. E vedevo la polvere che si era depositata sopra. E alla fine della chiamata, ho recuperato una scala e mi son messo a pulire.
Sembrava un film interessante. E in realtà lo era, per le tematiche trattate.
Peccato solo per la lentezza, la pesantezza, il concentrare il racconto di quella storia d’amore in un paio di girasoli a inizio e fine film fregandosene invece di toccarla nei modi giusti nel resto del tempo.
Un numero che fa quasi cifra tonda, che si può considerare quasi come un traguardo raggiunto, anche se barando, tra schedulazioni di post per il futuro (poche) e retrodatazione di post scritti tardi (tante, troppe).
E così alla fine è arrivata la finale dell’Eurovision Song Contest, che ho visto in Palazzo Giureconsulti, sede in questi giorni di “Be Nordic”, una serie di eventi volti a far conoscere la penisola scandinava organizzati dagli enti del turismo di Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia.
A parte quanto già brevemente detto ieri sull’Eurovision, c’è una cantante che merita un sacco di parole. E si tratta della concorrente austriaca, Conchita Wurst (sì, quella che l’autocorrettore del mio iPhone ha fatto diventare un Conchita We Trust).
Rise like a phoenix
Out of the ashes
Seeking rather than vengeance
Retribution
You were warned
Once I’m transformed
Once I’m reborn
You know I will rise like a phoenix
But you’re my flame
Sì, questo giro mi sono saltato la prima semifinale, causa quelle 32h filate che hanno portato ad un crollo folle martedì pomeriggio.
E in realtà , pur avendolo annunciato a M. che avrei fatto tardi per la serata, me ne stavo dimenticando, preso com’ero dalla bella sensazione dopo il massacrante allenamento di fit boxe.
Ma fortunatamente mi son perso relativamente poco e c’era chi su twitter suggeriva dei recap.
Era un po’ che non mi trovavo a twittare live un programma, per altro con così tanta foga e trasporto. E la serata ha riserbato un po’ di emozioni, tra Rai4 che ad un certo punto taglia il segnale (ciao community manager di Rai4, non ti preoccupare se domani ti trovi delle mention inferocite su Twitter, avete fatto una cazzata!), esibizioni decisamente belle ma forse un po’ troppo piatte e uguali, rispetto a quelle folli dell’anno scorso. E poi la presenza di Conchita, cantante drag con barba portata dall’Austria, che potrebbe rischiare seriamente di vincere l’Eurovision, se l’asse nordico non fa danni
E poi ci sono i greci, che questa volta si sono presentati con DJ, rapper e vocalist, per un pezzo che sembra will.i.am vs. Yolanda Be Cool Vrs DCup vs. Alexandra Stan ma che spinge il giusto e che potrebbe benissimo sbancare nelle disco (Glitter, mi leggi?)
E infine c’è lo Svizzero, che ha fatto impazzire il Twitter, con il sua avvenenza e una canzone in realtà fresca e allegra con un fischiettio che ti entra in testa e non se ne va più a suon di I’m the hunter, you are the the prey, tonight I’m gonna eat you up e di sviolinate.
Ma non poteva mancare la trashata finale, con windmachine, tastiera circolare e ologrammi, giusto?
Poi il televoto e l’attesa per i risultati, con un ordine causale che ha lasciato per ultima l’annuncio del superamento del turno anche per l’Austria, mentre già mi disperavo che Conchita Wurst non fosse riuscita ad andare in finale.
C’è voluto qualche giorno, ma alla fine ho recuperato la serenità , persa in questo inizio settimana un po’ traumatico.
E, a migliorare ulteriormente le cose, ci si è messa l’organizzazione di un aperitivo con F.
Ovviamente, entrambi in ritardo io di mezz’ora, lei di più. Salgo in ufficio per aspettarla (e col mac portato dietro fare 2 modifiche urgenti per un altro lavoro) e c’è l’occasione di salutare le poche facce note rimaste fino a quell’ora.
E poi il solito aperitivo che non delude mai al Colonial,  nonostante l’orario. Doppio giro per entrambi, ma io ci ho dato dentro e ho chiesto anche un 3° giro. Di sola acqua. Per l’antibiotico.
Inutile dire che le chiacchiere non si sono sprecate e ci si è aggiornati reciprocamente su molti punti lasciti in sospeso.
Il ritorno alla macchina, l’accompagnarla a casa (sperando di non essere passati sotto telecamere di strade che in realtà erano ad eccesso limitato :/ ), le altre chiacchiere che non finivano più in macchina e la #hoolfie (Selphie con hoodie) mentre ci passava attorno – probabilmente odiandoci – il pulisci strada.
Inutile sottolineare che una serata così ci voleva, vero?
E così è venuto fuori che ho una qualche infezione alla barba (già , già ).
Ora 15 giorni di antibiotici, disinfettanti, cremine e saponi vari. Il tutto sperando che si tratti di un caso sporadico e non di una qualche (nuova) forma allergica.