200 – duecento

E così, siamo arrivati alla numero 200 su 365.

La difficoltà è molta, troppa e a volte tocca barare. E ammetto di non sapere più se ha molto senso come progetto, soprattutto per quelli che erano gli obiettivi che mi ero posto all’inizio.

So solo che sembra ieri e invece sono passati 200 post e 200 giorni, in cui è successo di tutto e di più. Ma l’importante è che mi sento più sereno, tranquillo e meno stressato rispetto a 200 giorni fa. Per tutto il resto, si vedrà con calma, molta calma.

199 – impero

Alla fine ho avuto modo di vedere 300: L’alba di un impero, tra l’altro in compagnia di un’amica che non avrei mai detto avrebbe potuto apprezzare un film del genere.

Lungi da me fare il critico cinematografico, ma dirò solo una cosa: mi è piaciuto. Forse un po’ meno di 300, non so perché l’ho trovato stranamente lento in alcuni punti, però è una meraviglia per occhi, con quei movimenti di camera, improvvisi rallentamenti della telecamera e quella palette cromatica dai contrasti esagerati.

E poi, vabbé: vogliamo parlare di quella fantastica sequenza dei titoli di coda?

198 – ceffone

Pomeriggio a Milano, per un giro in buona compagnia al Museo di Storia Naturale, che colpevolmente non avevo mai visitato.

E non è stato male e ammetto di essere stato più affascinato dai diorami che non dagli scheletri.

Ma la cosa insopportabile erano gli altri avventori del museo. Non tanto i bambini maleducati, quanto i loro genitori, che non li curavano minimamente, permettevano loro di far tutto e questi urlavano e schiamazzavano.

Tra tutte le scene viste, la migliore rimane quella della mamma/zia/nonna al cellulare che urlava, con al seguito un bambinetto che prendeva a calci il metallo del telaio del vetro del diorama, facendo un fracasso folle. E lei, ovviamente, non è che diceva al bimbo di smetterla: no, lei urlava ancora più forte.

E come d’un colpo mi sono ricordato della mia infanzia, di quando io avevo l’età di questi maledetti bambinetti qui. Ed è vero, io non sono mai stato una peste del genere ed ero particolarmente affascinato dai musei, mi piacevano, mi divertivo, ero interessato e non facevo casino. Ma  sarebbe bastato anche solo pensare di fare la metà del rumore fatto da questi bambini che mi sarebbe arrivato un ceffone dritto in faccia.

197 – coincidenza

Non fai in tempo a scrivere la parte finale di questo post, che un caro amico di blog riprende in mano il suo blogger, scrive un bell’aggiornamento su di lui, chiudendo un capitolo della sua vita, e per la prima
volta dopo tanto – troppo – tempo ti ritrovi a commentare qualcosa di personale.

Coincidenza? Destino?

Chissà…?

196 – improvviso

E così, all’improvviso, ti ritrovi al secondo venerdì e pensi alla settimana appena finita.

C’è stato un bel po’ da fare, problemi da affrontare, consegne da rispettare. Son tornato a fare un paio di quelle giornate di 14/15 ore davanti al computer, come ai tempi della tesi.

Ma la fortuna è che c’è sempre modo di organizzarsi in modo e gestirsi con un po’ di serenità.

Infatti è un venerdì, c’è stato un bel po’ da fare, ma la settimana è passata come un fulmine senza che me accorgessi.

195 – vicendevolmente

Mi son reso conto che non sono più quell’animale sociale con la smania di avere 250mila gruppi di amici da seguire, con le 250mila proposte per il sabato sera che arrivavano da altrettante persone diverse, l’indecisione totale mista alla paura di trascurare troppo qualche rapporto e il timore di passare troppe serate da solo.

Invece sto diventando un lupo solitario. Sto imparando a stare bene con me stesso e sto alimentando (beh, credo) quella manciata di amicizie profonde che ormai si contano sulla punta delle dita.

E così non è più un problema passare le sere da solo, a casa, senza sapere cosa fare; non ci rimango più male se scopro che era stata organizzata una serata X e io non c’ero.

Al contempo, i Social stanno perdendo per me parte del fascino e dell’attrazione. Ho scoperto che riesco a vivere anche senza, soprattutto Facebook. Twitter invece rimane, per lo meno in lettura; Instagram non si tocca, ma stanno diventando toccate e fughe rapide, non mi interessa più verificare di non essermi perso nemmeno una foto dal feed e sto facendo una selezione dei following: persone che conosco e persone che fanno belle foto.

Invece sto continuando con questo 365. Mi piace, per quanto sia sempre più faticoso trovare tutti i giorni qualcosa di cui parlare, soprattutto quando l’unico argomento di cui scrivo sono io, io e ancora io. È difficile, veramente difficile, ma si continua.

Ammetto però di provare un po’ nostalgia di quei tempi in cui c’era tutto il gruppo di amici di blog, ci si leggeva sempre e – soprattutto – c’era la voglia di commentarsi vicendevolmente, confrontarsi, discutere, dare consigli. Commenti spesso lunghi e articolati, sempre molto belli e interessanti da leggere.

Oggi tutto questo non c’è più, fagocitato dalla velocità e superficialità dei social media. E mi manca.

194 – stanchezza

È strano: sono le 21.38 e sono già a letto.

Non è vera e propria stanchezza, perché riesco a dormire di più, ho degli orari di lavoro più umani, sono più rilassato, mangio meglio e sicuramente più sano.

Anche le giornate son belle, il sole è caldo, faccio le mie commissioni in giro per il paese a piedi e la macchina è chiusa in box da 2 giorni.

Quindi boh? Sarà la primavera?

193 – fegato

Gli imprevisti ci sono sempre. E ci saranno sempre cose che succedono e ti fanno incazzare.

Ma ho imparato che basta fermarsi un secondo, tirare un respiro e affrontare tutto con un sorriso.

A volte non serve, a volte non si risolve comunque, ma per lo meno non ti sei distrutto per nulla il fegato e quello che alla fine farà una pessima figura non sei certo tu.

192 – pergolati

Un po’ di cose da fare la mattina, un pranzo veloce, di corsa in macchina visto in stazione e poi via, in treno verso Milano come non succedeva da un po’.

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Una riunione sotto un pergolato, un giro in piazza Gae Aulenti in attesa del treno verso casa. E quella strana sensazione di non strovarsi a Milano.

191 – serigrafia

Un’altra bella giornata, che fa decisamente assaporare l’arrivo della primavera.

Un viaggetto in macchina fino a Bergamo, per un workshop di serigrafia in buona compagnia di un’amica e un’ex-collega.

La scoperta di un mondo così interessante che colpevolmente ammetto di non conoscere più di tanto.

Una cena tranquilla, un bel po’ di chiacchiere e poi via, si deve già tornare a casa…