147 – domande

Ho imparato a mie spese che ci sono tantissime domande da non fare.

Una di queste è “ragazzi, vi serve una mano?”. Sopratutto se pronunciata alle 18.30 del venerdì. Perché è una di quelle domande che ti potrebbe svelare un intero universo di cose ancora da fare, entro ieri.

E ha il potere di farti sembrare quella cena delle 21.30 maledettamente presto.

146 – ancora qui da noi

E quel giovedì che volevi tanto fosse un venerdì è finito.

E hai anche il coraggio di guardarlo con un timido sorriso, perché fortunatamente non è stato un giorno così delirante come avevi calcolato. Le cose sono filate lisce, sei riuscito a realizzare quello che avevi in mente al primo colpo e con soddisfazione.

E poi dovevi arrivare qui da noi, per una cena nel tuo ristorante preferito di Milano, con due dei tuoi amici preferiti e sei anche riuscito a perderti con Google Maps aperto e ad affogare in una pozzanghera talmente era profonda.

Avanti così, Lore!

145 – timing

Oggi è stato uno di quei giorni in cui basta ricevere un messaggio al momento giusto per far concludere in bellezza la giornata.

E con “momento giusto” intendo proprio il momento il cui ho pensato “ora gli mando un messaggio” e stavo per sbloccare l’iPhone e questo ha vibrato.

E quello che conta alla fine non è il contenuto del messaggio, quanto tutto quello che si porta dietro, compresa la prova che – almeno tra di noi – riusciamo a comportarci da adulti.

144 – Metro 2033

Ho una confessione da fare: ultimamente la mia spacciatrice ufficiale di titoli di libri da leggere è Divara.

Tra gli ultimi, mi ha consigliato “Vedi di non morire” è “A tuo rischio e pericolo” di Josh Bazell, poi “Portami a casa” di Jonathan Topper, poi ha cannato con “A volte ritorno” di John Niven.

Ha cannato perché, nonostante il mio libro preferito sia “Cronache di un Messia riluttante”, non sono riuscito ad andare oltre le prime 3 pagine di “A volte ritorno”. L’idea dell’ennesimo libro che (sembra?) parlare del ritorno del Cristo anche no, basta, dai.

Così poi dal suo cilindro magico ha tirato fuori tutt’altro genere di libro: “Metro 2033”. A quanto padre piuttosto famoso e da cui hanno anche tratto un gioco (che porta lo stesso nome) e un seguito del gioco (che caso vuole sia disponibile per il download gratuito col Playstation Plus). Il punto è che è un macigno di 9000+ pagine Kindle. Giri pagine su pagine e sei sempre lì, al 3%. È lungo, è prolisso, è molto descrittivo. Però mi piace, mi sto di nuovo portando dietro il Kindle a lavoro e leggo sui mezzi e in pausa pranzo, nonostante mi metta una certa ansia e agitazione.

E scendere le scale per prendere la Metro, in realtà, ha iniziato a farmi uno strano effetto.

142 – step by step

Tra i vari buoni propositi dell’anno ci sarebbe quella di non farmi condizionare così tanto da qualcuno e di smettercela di rimanere dannatamente male per ogni cosa che non va come previsto.

E così, nonostante sarei voluto rimanere a casa incazzato per i piani falliti, sono uscito – ovviamente in ritardissimo – per quell’aperitivo di compleanno di una collega e poi siamo andati tutti insieme a ballare ed è stata una bella serata da ripetere.

140 – scioperi

Certo: ancora un’altra volta abbiamo salvato il mondo. E sono pure sopravvissuto ad un’altra giornata di sciopero dei mezzi a Milano, nonostante le corse per prendere l’ultima metro all’andata e al ritorno. E ho sperimentato per la prima volta cosa significa farsi i 14km che separano Milano Ghisolfa con Marcallo-Mesero in coda (dove “in coda” è da sostuirsi con “fermi”), ringraziando i lavori costanti, i restringimenti di carreggiate, il maggior traffico causato dallo sciopero e lo strano orario.

Nonostante tutto sono riuscito ad arrivare al paesello alle 19, una telefonata veloce e poi la conferma per una pizza e una serata divano tra tv e chiacchiere.

Cosa volere di più?