62bis – nuove esigenze

È capitato per tutta una serie di motivi di passare per l’ennesima volta una notte fuori casa.

Nulla di strascendentale, semplicemente un aperitivo andato per le lunghe, l’offerta di ospitalità e la zero voglia di rimettermi in macchina ad orari assurdi, sapendo che il giorno dopo sarei comunque dovuto tornare a Milano, presto prestissimo, per via del famoso corso.

E che dire: svegliarsi con calma praticamente in centro a Milano, avere qualsiasi metropolitana a disposizione nel giro di 5 minuti, fa notare la differenza tra una vita di pedolarsismo

70 – cimiteri

Era da molto che non mettevo piede in un cimitero, forse troppo. Salto sempre il giorno dei morti, per non so quale motivo. Forse perché sono tutti in cimitero e c’è troppa troppa confusione.

Oggi guardavo per terra e vedevo solo ghiaia e pozzanghere dalla pioggia che continuava a scendere.

E improvvisamente ho iniziato a pensare ai cimiteri dove sono sepolte persone che per un motivo o un altro porto nel cuore. E a come siano molto simili tra loro. O forse no. Me ne sono venuti in mente 2, oltre a quello di oggi. Di uno dei due ricordo solo l’enorme cancello, il recinto spoglio, i larghi passaggi. Dell’altro non ricordo nulla. Solo le collinette e il verde, il tantissimo verde.

E perso nei miei pensieri, ho odiato il ciacolare di certi che facevano parte della processione, ho mal digerito gli schiamazzi di sciure chissà da che parte del cimitero che se la contavano su senza badare al tono della voce. Perché è il luogo del riposo, del silenzio e queste non avevano rispetto. Né per chi non c’è più, né per chi c’è ancora.

E dopo, stavo quasi andandomene. Ma mi sono ricordato del Nonno e della Nonna e son tornato indietro. E ho iniziato a cercare anche M., ma non riesco mai a ricordarmi dove sia. E così, arrivato a casa, sono corso nella mia vecchia camera e mi son messo a fissare quel puzzle impossibile che lei mi aveva dato una mano a finire, ormai più di 15 anni fa.

69 – settimane infinite

Una settimana di quelle che sembrano interminabili.

Troppe cose successe, troppe cose difficili da gestire e la stanchezza e la fatica che improvvisamente diventa troppa. Non solo fisica, ma soprattutto psicologica.

Cose che ti gettano di colpo in una confusione unica e non sai come uscirne.

Troppe birre bevute che accompagnano rinnovate amicizie che fanno piacere, oh sì se lo fanno.

E quegli scompensi difficilmente gestibili pensando ad una vita che si è spenta. Ma fortunatamente un’altra, a distanza di poche ore, si è accesa.

68 – for once in my life

Con colpevole ritardo scopro questo video di Mel B, girato per altro in quello che sembra il set delle Desperate.

E non so perché, ma questi 2 versi mi sono entrati in testa e non mi escono più:

For once in my life I’m gonna let go
For once in my life, I’m gonna do it for me!

Il punto però è riuscire a metterli in pratica.

65 – casi

Il punto è che non riesco più a star dietro al buon vecchio feed reader (che poi mi viene ancora da chiamarlo (Google) Reader, anche se in realtà sto usando Feedly).

E così a volte mi perdo dei pezzi.

Inoltre, stranamente, su WordPress non è arrivato nessun pingback e quindi non mi sono accorto subito della cosa.

Ma c’è una carissima amica che per colpa mia (posso dirlo?) ha iniziato il suo personalissimo 365.

E la cosa non può che farmi piacere. Non tanto perché abbia seguito la mia strada, ma perché mi rendo conto che in questi giorni di corse folli non riesco a stare dietro a chi tengo come vorrei. E mi rende felice sapere che quando riuscirò ad andare sul reader potrò trovare dei pezzetti del loro quotidiano da leggere con calma, anche se durante la frenetica giornata non c’è stato tempo neanche per uno scontatissimo ciao come stai?

64 – cene qui da noi

Succede che poi va a finire che prendi, in 4 e quattrotto organizzi una cena per il giorno stesso e arrivi pure a chiedere agli invitati di mandarti loro un’invitation sul calendar perché sai che ora di cena te ne saresti dimenticato e – ovviamente – esci dall’ufficio con quella mezz’oretta di ritardo sulla tabella di marcia.

E vai di corsa sperando in un’ATM clemente e fortunatamente le metro passano subito. E arrivi ed entri nel ristorante e ti domandi come sia cambiato tantissimo. Non trovi gli amici e no, forse hai sbagliato. Esci e ti accorgi che la porta dell’osteria era quella di fianco.

Poi entri, saluti impacciato, ti siedi, prendi un po’ fiato. E inizi a parlare, e parlare e parlare. Decisamente troppo.

Foursquare ti ricorda che è più di un anno che non vi vedete e ci rimani male pensando a quanto velocemente corra il tempo e quanto il resto della vita renda difficile coltivare le buone amicizie

E, intanto, ti ricordi quanto adori quell’osteria, anche se non sei così abituato a mangiare così.

E la serata scivola via veloce, lasciandoti un sorrisone stampato in faccia.

63 – di letti e divani altrui, di sogni da ricostruire

Sono giunto alla conclusione che devo prepararmi uno zaino con tutto l’occorrente per una notte fuori: l’intramontabile pigiamino, vestiti di cambio, spazzolino e dentifricio e – credo – basta così.

E no, se pensate ad allusioni strane, no, siete proprio fuori strada.

È solo che capita di fare tardi a Milano per tutta una serie di motivi e mi trovo – per la prima volta nella mia vita – a sfruttare divani e letti altrui per la notte e poter risparmiare quel paio di ore di sonno (che andrebbero perse tra andare a casa e poi tornare indietro la mattina dopo).

E ad inizio settimana è capitato di rimanere a dormire da una carissima amica in centro Milano. Ed è stranissimo svegliarsi con calma alle 8, avere tutto il tempo per scendere al bar per una colazione, camminare fino all’ufficio per finire un lavoro da consegnare prima di infilarmi in metro per andare al corso.

Ma se da una parte mi piacerebbe tantissimo trovare una sistemazione comoda a Milano, dall’altra in questo momento non so assolutamente se voglio veramente metter radici in città. Le certezze sul futuro che avevo a riguardo si sono volatizzate e ancora devo riuscire a ricostruirmi il mio sogno da realizzare.