42 – strade

Mi manca quell’atmosfera che anni fa si respirava sui blog. Scoprivi un nuovo blog, quasi per caso, iniziavi a leggere, commentare e poi la cosa diventava reciproca e poco alla volta si creava un giro di amicizie di rete (che qualche volta poi sono anche diventate reali).

Ho lasciato morire queste pagine, ho smesso di commentarvi prima e di leggervi poi. E ci siamo un po’ persi per strada.

E ora son qui che parlo con me stesso.

41 – le cose comunque peggiorano

Mi hanno detto che è inutile preoccuparmi per certe cose.

Mi han detto che al là di quello che fai o dici certe cose in ogni caso peggiorano.

Mi han detto che è solo questione di tempo.

Mi han detto che tenerti per te certe cose che non ti vanno bene non serve ad evitare che tutto peggiori. Semplicemente, ritarda un po’ il tutto. E ti fa star male.

Quindi se è tutto così inevitabile, meglio stare male subito per poter stare meglio il prima possibile, no?

37 – vuoto

Sono stati giorni con tante cose da dire, forse troppe.

Post scritti 2/3 volte cambiando completamente argomento.

Oggi invece no.

A meno di non riuscire a ricordarmi cose vecchie che avevo cestinato. Ma non mi ricordo cosa ho mangiato 5 minuti fa a colazione, ti pare che riesco a ricordarmi altro?

36 – Run Boy Run

Ci sono momenti in cui succedono tutta una serie di cose che sembrano stiano accadendo apposta per spingerti a prendere le poche cose a cui tieni veramente, fare saccoccia, buttare tutto il resto nel cesso, scaldare le gambe e partire a tutta velocità verso nuovi luoghi, persone e avventure.

Tutto d’un tratto non sopporti più tutte quelle cose che erano successe e che ti sei tenuto dentro pensando che tanto era solo un periodo, che non aveva senso sollevare la questione perché si sarebbe risolta da sola, che era un brutto per tutti.

Perché ti hanno detto che non devi sollevare problemi, devi portare soluzioni. E lo hai fatto, lavorando con ritmi pazzeschi, facendoti il culo a mille, sacrificando altro per fare del tuo meglio per risolvere quanto e quando potevi. E anche di più.

Ma questo ti porta anche a preoccuparti, ad essere reattivo e lavorare anche da casa per l’urgenza.

E poi succede che getti un sasso, smuovi le acque, spieghi e racconti.

E sai che c’è? C’è che viene fuori che è colpa tua. Anche di cose che non hai detto e fatto. Fai il diplomatico, fai buon viso a cattivo gioco, te le segni.

Vai a verificare, perché il dubbio ti viene. E invece no: file e mail son lì a dare ragione a te.

Ma c’è solo che hai perso la voglia. La voglia di fare.

Ma ne hai guadagnata una. Quella di cambiare veramente tutto. Anche se per il tuo orgoglio significa gettare alle ottiche tutto quello che hai tentato di costruire in questi 22 mesi. Anche se per il tuo orgoglio sarà una sconfitta che difficilmente ti perdonerai.

Run boy run! This world is not made for you
Run boy run! They’re trying to catch you
Run boy run! Running is a victory
Run boy run! Beauty lays behind the hills

35 – famiglia

Dici che hai letto una news che la TARSU non la vogliono più chiamare TARSU ma TARSE o quello che è, tanto cambiano il nome ma la fregatura rimane.

Dici che vogliono farla pagare in base al reddito ISE (o era ISEE?) che io mi ricordo solo essere un grande sbattimento perché quando ho fatto quell’errore durato 4 anni di studiare alla Cattolica lo dovevi consegnare entro un giorno tot e se non lo consegnavi voleva dire che eri ricco e avresti pagato la retta per intero senza sconti.

Beh, dici che è una fregatura, perché tra la casa, il tuo reddito, quello di mamma e il mio pagheremo tantissimo.

Il mio?, ti chiedo.

E tu dici che si, faccio parte della famiglia anche per la legge e per le tasse.

Allora ti chiedo se non è il caso che io inizii a cercare una casa mia. Un po’ a mo’ di battuta, un po’ perché effettivamente ci sto pensando da qualche tempo, ma sono sostanzialmente indeciso.

Abbandonare i vizi e gli agi di casa, fare da solo un grande passo che invece avrei dovuto fare accompagnato, abbandonare il mio stile di vita (cit.), imparare a cavarmela da solo tra fornelli – aiuto! -, lavatrici – ok, ci posso arrivare -, ferro da stiro – fattibile – e polvere (polvere ti odio).
E poi c’è quel piccolo sogno di andarmene da Milano e ricominciare tutto da capo da qualche altra parte, possibilmente fuori dall’Italia, possibilmente in UK, possibilmente a Londra. E quindi perché prendere e spendere soldi per trasferirmi?

E poi penso invece che no, sarebbe bello avere una mia casa qui. Per diventare un ottimo ospite e poter finalmente offrire un letto comodo all’amico di passaggio, per organizzare serate e cene e Just Dance Party o proiezioni varie. E non posso non pensare a quel bellissimo terreno che mi avevi fatto vedere e di cui avevamo discusso, con un futuro fatto di vincite al Superenalotto, su dove avremmo posizionato casa, piscina e box auto (e no, sui box auto avevi una pessima opinione e non mi interessava se eri tu l’architetto, perché una cosa così non te l’avrei permessa).

Comunque tornado al filo del discorso, va a finire che Papà, ti chiedo se non è il caso che io inizii a cercare una casa mia.

E tu mi guardi e mi sorridi e mi dici di no.

E mi rendo conto che di solito tu non non sorridi mai.

34 – invano

Sai, ieri pomeriggio con quei 2 DM e quei 280 caratteri sei riuscito a farmi gelare il sangue.

Anche se poi magari sono riuscito a mascherare il tutto e ho fatto più o meno finta di niente e magari tu non te ne sei neanche accorto.

È vero, praticamente non ci conosciamo per nulla, quindi perché non ho fatto finta di niente anziché reagire così? Perché con quel sorriso e con quella battuta mi hai dato una mano quando mi serviva, anche se alla fine non ci conoscevamo per nulla e tu potevi far finta di niente.

E poi c’è questa cosa che ho deciso che quando il mondo gira – finalmente – nel verso giusto e ti permette di conoscere delle belle persone, bisogna fare di tutto per evitare che abbia girato invano.

33 – procrastination

Ok, ora non ho più scuse.

Devo aggiornarmi il profilo su LinkedIn, aggiungendo il job title “procrastinator”.

Perché un giorno o l’altro ce la farò a gestirmi un week-end dando il giusto ordine alle diverse priorità, senza ritrovarmi a far tutto quello che avrei potuto fare con calma di giorno di notte. Di domenica notte.

Perché c’è il dormire, il giocare a Just Dance (è uscito il 2014, come posso evitare!), i genitori che ti chiamano per mangiare giusto quando ti è venuto voglia di fare quello che dovevi, ci sono Grey’s Anatomy e Glee e Revolution e n-mila puntate arretrate di n-mila serie diverse, c’è Zelda, ci sono Facebook e Twitter e Instagram, ci sono le mail da scrivere, cancellare, riscrivere, ricancellare, riscrivere e chiudere gli occhi e inviare, tranne poi pentirsene subito dopo che no-forse-quello-che-ho-scritto-non-l’ho-scritto-nel-modo-giusto e no-forse-non-volevo-scrivere-veramente-quello-che-ho-scritto-ma-ormai-il-danno-è-fatto, ci sono gli statigr.am che ti fanno vedere chi ti ha recentemente defollowato e ti incazzi, c’è feedly e quei 2659 post in coda da leggere prima o poi e c’è persino questo 365 che chissà se ce la farò ad arrivare a fine anno ma uno ci prova.

Ma poi in tutto questo non posso fare altro che pensare che avevo bisogno di procrastinare così. O per lo meno me ne autoconvinco. Che tanto la settimana che arriva sarà di fuoco come tutte le altre e lì in ufficio non c’è tempo per rimandare e non c’è spazio per sbagliare priorità.

E più che altro stavo pensando che forse non so cosa mettere domani per andare in ufficio, che signora mia è cambiato il tempo e non si sa più come vestirsi. E poi dovevo mandare un’invitation di remind per quella skype call. E dovevo pure andare in macchina a recuperare l’iPod per aggiornarlo con le nuove playlist (cioè, non avevo ancora Wrecking Ball e Work Bitch, come ho potuto?).

Ah, dite che dovrei dormire e tentare finalmente di andare a Milano in treno, dopo più di un mese di macchina? Naaa, quello no, non serve. Tanto il conto corrente mica piange da solo, finché non entri sull’online e controlli quanto poco c’è, giusto?