2 – Hot chocolate

Alla fine è sempre piacevole fare nuove conoscenze dal vivo.

Persone che leggevi, persone di cui avevi sentito parlare, persone che era già capitato di incontrare ma senza mai avere l’occasione (o la sfacciataggine) di presentarsi e scambiare quattro chiacchere.

Ovviamente, il tutto doveva essere una cena di “dovere” per discutere gli ultimi dettagli di un progetto. Ovviamente il tutto è partito per la tangente con continue interruzioni, battute e poi i discorsi si sono allargati e chi ha più pensato al “dovere”?

A questo aggiungi dell’ottimo cibo e una buona, buonissima birra dal nome che non ricordo, servita in costosi calici da 0,35sl.

Aggiungi poi un dolce, un bicchierino di cioccolata non usato, una cameriera che tenta di prendere il piatto vuoto, ma a finire che il bicchierino di cioccolata invece si ribalta e finisce LETTERALMENTE sui miei pantaloni. Ciò ha scatenato battute e scherzi più che sopportabili, ma l’andare in giro con macchie equivoche non era esattamente il massimo. Fortunatamente era notte 🙂

Poi ci si è messa quella leggera ansia di riuscire ad per arrivare  a Lampugnano prima della chiusura: fortunatamente le cose sono andate bene, ho recuperato la macchina e son rientrato a casa, giusto per attaccarmi a Google e cercare cose così.

Inutile dire che ora sono un esperto mondiale in smacchiaggio di cioccolato (beh, oddio: la t-shirt di Assassin’s Creed + Boba Fett sembra sana, ma bisogna invece vedere i pantaloni – messi per la prima volta ieri – come son venuti).

1 – 42 minuti

Ho deciso di iniziare così una mia versione di questa moda dei 365.

Sarà sicuramente impegnativo riuscire a scrivere un post al giorno su questo spazio ora troppo abbandonato, eppure devo e voglio.

Perché credo nel valore di queste pagine per la mia memoria e perché sento la necessità, soprattutto da quando scrivo per Fuorigio.co, di re-imparare a scrivere, spiegare, approfondire .

Non so bene di cosa parlerò, se ci sarà un filo conduttore, se saranno papiri o frasi sintetiche. Però boh, ci si prova.

 

140 caratteri + (aka: frasi a caso)

Sapete, mi mancano quei tempi in cui mi mettevo e iniziavo a scrivere quei post lunghissimi. Quei tempi in cui aprivo il reader e leggevo anche i vostri post lunghissimi e mi piaceva scrivere commenti, leggere gli altri, discutere.

Ora non più. Non che non piaccia più. È che ora io non scrivo più, voi non scrivete più.

E se scrivo qualcosa – per un motivo o per un altro – sono solo piccole frasi, criptiche. Di quelle che solo quelle 2-3 persone coinvolte potrebbero capire. Forse. Se trovassero questo blog.

È che ormai siamo forse così abituati alla condivisione istantanea in forma di foto, emoji e 140 caratteri che abbiamo perso il gusto di scrivere di noi stessi?

Chiedimi se sono felice

Un sacco di km macinati avanti e indietro da Milano,  su una macchina tutta nuova.

Giornate di lavoro piene, lunghe, pesanti. Ma poi tutto sembra svanire al superare quella consegna importante e al sentire persone che fanno i complimenti. Non è possibile crederci al 100%, ma almeno c’è modo di godere di un po’ di felicità riflessa.

Gli spritz al bar vicino l’ufficio, 3 giorni su 5, con gruppi di colleghi diversi per serate dal taglio diverso.

Una sincerità altrui che fa riflettere e comprendere cose. Ricordando però quella sensazione di abbandono  e senza una guida da seguire. Parole che vogliono lasciar prevalere la ragione e sull’istinto.

Un progetto che sta ribollendo in pentola. La speranza di riuscire, al netto delle difficoltà da affrontare.

E poi, poi le lacrime per non riuscire più a vedere così chiaramente un futuro che sembrava ormai dato per certo, ovvio e scontato.

Il punto è che poi non capisci se quello che ti sta solcando il viso sia pioggia

È che ti capita di passare, nel giro di neanche 6h dall’essere contento ed esaltato per la consegna di un lavoro a sentirti, per lo stesso lavoro, niente più che un’inutile nullità.

Perché nuovi acquisti e vecchie glorie si permettono di ignorare tutti i se e tutti i ma del passato, i problemi, le difficoltà, gli intralci che hai subito ed affrontato col massimo impegno e sforzo, fisico e morale, ed andare avanti fornendo il meglio possibile in quel momento, in quella situazione, con quelle premesse.

Paraculismi e prese di posizione forse dovute e doverose, ma che ti si scagliano addosso come massi caduti dall’alto e che ti fanno un male cane.

Un senso di sconforto totale per tutti gli sforzi fatti e il dubbio atroce che quindi i traguardi e i risultati che pensavi di aver raggiunto sono stati in realtà immaginazioni effimere della tua mente non supportate dalla realtà.

Un senso di paura per il futuro, l’annullamento delle tue certezze e la messa in discussione senza se e senza ma di tutto quello che sei, professionalmente parlando.

E poi si aggiunge quella rabbia, quella rabbia per chi si permette di trattare così te, il tuo lavoro, la tua professionalità, quando invece dovrebbe essere la persona che lì proprio per aiutarti e supportarti proprio in questi casi.

Il provare a sollevare obiezioni, forse in maniera troppo debole, giusto perché per diplomazia non puoi prendere e mandare quel vaffanculo che invece ti sta saltando fuori dal cuore e che la mente sta ricacciando giù, cercando il dialogo, la spiegazione, la condivisione di quel passato dimenticato o peggio ignorato.

Si parlava del futuro, delle cose che devono partire bene e invece ti ritrovi all’improvviso con l’idea di un passato che hai distorto.

E ti ritrovi col volto bagnato e non hai più scusanti, visto che sei sul vagone, al capolinea di una metro.

It must be

At the same time, I wanna hug you
I wanna wrap my hands around your neck
You’re an asshole but I love you
And you make me so mad I ask myself
Why I’m still here, or where could I go
You’re the only love I’ve ever known
But I hate you, I really hate you,

Forse

La chiusura di un progetto importante in pochissimo tempo, grazie ad un ottimo lavoro di squadra, tra numeri scleri, indecisioni e cambi dell’ultimo minuto.

Il pasto delle 17, per poi riprendere il solito delirio di cose da fare.

Una pubblicazione in arrivo.

Una nuova veste social che ha preso forma.

Cose che sembravano in un modo e che in realtà sono in un altro.

E alla fine, uscendo da quell’ufficio a quell’orario assurdo, ho guardato oltre quel muro abbattuto.

E forse tutto lo stress, la stanchezza e la negatività dei giorni scorsi se ne sono andate assieme alla polvere.

Oggi sono felice.