In fondo, va tutto bene, no?
Io me e gli altri
Il punto è che forse vivrei più tranqulllo a spendere più energie per me stesso che non ad aiutare altri che sembrano non capire e fregarsene e fare di tutto per affossarsi con le proprie mani.
Tradizioni
Non rompere le vetrine
Oggi scioperate, scioperiamo. Ma se finisce oggi non risolviamo niente. Il vero sciopero inizia domani e dura tutta la vita: dire di no a chi se ne approfitta, a chi ci condanna al limbo, a chi ci vuole mediocri. Rompi il sistema in modo nonviolento, con la forza del tuo no, dei nostri no. Devono essere tantissimi.
Insomma, fratello fossimo in piazza ti direi di non rompere le vetrine: rompi le palle. Pretendi chance, opportunità , occasioni. Niente di garantito, solo la possibilità di giocartela.
Acquisti e sorrisi
Quando ero piccolo avevamo un timer da cucina a forma di uovo. Era bellissimo, in plastica beige e ci giocavo sempre, di nascosto: si poteva far rotolare e girare e lui tornava (quasi) sempre in piedi, ma muovendosi si sentiva il tintinnio della campanella interna. Ma alla fine, si è rotto, anche se non direttamente per colpa mia.
E non siamo mai riusciti a trovarne uno simile.
Poi capita per caso di trovarne uno molto simile su Amazon, anche se di metallo. E scatta immediatamente l’acquisto.
L’ho fatto a vedere a mio padre e ho visto aprirsi sul suo volto un sorriso come mai ne avevo visti.
E adesso è lì, nella sua confezione, sul tavolo, di fronte a dove di solito si siete mia madre con un post-it che recita Ti ricorda qualcosa? 😉
Speriamo che anche a lei piaccia.
Cresime
E oggi, cresima di un nipotino, in attesa dell’arrivo della prossima, tra 2 settimane.
Una scusa come un’altra per comprare Just Dance 4, aspettare che buona parte degli invitata se ne fosse andata e lanciare lo sfidone.
Il risultato?
Braccia che non si sentono più e tanto tanto tanto sudore.
Che sia il caso di riprendere ad andare in palestra (o per lo meno a Fit Boxe), così non mi spompo così facilmente?
Same Love
5 minuti di un video meraviglioso per Same Love di Macklemore & Ryan Lewis.
Obama Pride: LGBT Americans for Obama
Jane Lynch, Jesse Tyler Ferguson, Billie Jean King, George Takei, Wanda Sykes, Zachary Quinto, and Chaz Bono share why they’re supporting President Obama and why Mitt Romney isn’t the choice for them.
Concluso un capitolo, se ne inizia un altro
Non me ne sono ancora reso conto, ma alla fine un capito della mia vita è finito. E ora posso riprendere a godermi piccole cose che avevo dimenticato.
Un weekend spensierato, una domenica in giro per Milano, la voglia di riprendere a scrivere frivolezze su queste pagine e qualche articolo serioso sul blog professionale.
E di oggi, come non parlarne bene?
Una giornata che si riassume con un’immagine, questa:
L’incontro a Milano con N. from Bergamo, le indicazioni giuste ma circa sbagliate per fargli trovare parcheggio, la consegna del mio regalo di laurea (sì, il bookshelf di Portal. Li volevo, mi servivano e lui me li ha comprati. Vorrei sapere come fa sempre a farmi regali così azzeccati). Il delirio per cercare un posto dove fare un brunch, l’incontro con una collega di lavoro che consiglia un locale che sì, poteva essere carino, ma alla fine non si è rivelato così. La visita al Museo della Scienza e della Tecnica per vedere la mostra di Ubisoft su Assassin’s Creed e l’acquisto del relativo e meraviglioso catalogo edito da Skira. E poi c’erano dei taccuini Moleskine marchiati del Museo, che costavano anche meno dei Moleskine originali: come non comprarli? La camminata in Duomo, l’acquisto impulsivo di un maglioncino cotone misto cachemire. Il giro da Moroni Gomma e l’acquisto di un regalo azzeccatissimo per una cara collega di lavoro. La metro di nuovo verso i Navigli, il giro in SuperGulp e l’acquisto degli ultimi due Cactus Pups di Tokidoki che mancavano per completare la collezione. L’attesa che aprire il posto degli arrosticini. E le 19. L’iPhone scarico. E le 19.10. E le 19.20. E alla fine alle 19.30 e passa e il posto ancora chiuso, con mezza clare abbassata, le luci e il condizionare acceso. E ci siamo arresi e abbiamo ripiegato sulla gigheria. Un piatto gyro, mangiato in strada e via. Ritornare alla macchina, vedere il posto degli arrosticini aperto e fermarsi e mangiarli. Tornare alla macchina, salutare N., recuperare la macchina e tentare di raggiungere il Rhabar per l’evento organizzato da un’altra collega. Rivedere un po’ di persone che non si vedevano da un po’, vedere la collega per cui si era preso il regalo, consegnarlo, vederla felice, essere contenti.
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E alla fine è finita anche questa.
Con una serie crescenti di eventi che no, non poteva essere vero e quasi stavo per gettare la spugna, tra tizi da intervistare che non rispondono, giornate folli a lavoro, sere, notti e mattinate in bianco, battibecchi vari e, infine, uno stampatore che si dimentica di stampare e la follia del trovarmi a far rilegare i book e far ristampare le sovracopertine su lucido alle 8.30 del mattino.
Ma, nonostante tutto, ce l’abbiamo fatta, pur con l’agitazione che è improvvisamente salita nel momento esatto in cui ho preso in mano il microfono, almeno fino a quando mi sono reso conto che lì, in commissione, una delle mie ex prof continuava ad annuire soddisfatta. E ho pensato: fuck yeah!
E poi, come si addice in quel della Bovisa, proclamazione di massa e via: Dottore in Design della Comunicazione.