Vorrei scrivere qualcosa di sensato e di freddo sul caso di Eluana Englaro, ma mi è difficile.
Proprio non ci riesco, nonostante gli sforzi, perché sul tema mi considero un pratico, un semplice, ma contemporaneamente un estremista. E ne sono fiero, perché credo che su una questione come questa non esistano posizioni intermedie.Non si può mediare su un concetto semplice e contemporaneamente life-defining come la libertà di disporre del proprio corpo. Non esiste sfera più intima, salvo il controllo del pensiero. Ma all’atto pratico siamo questo: siamo corpi più o meno vivi e ci definiamo esseri viventi e senzienti perché ne disponiamo volontariamente. Scegliamo, cioè, che farne. E la libertà di “agire†liberamente il nostro corpo è una di quelle che – nella mia visione – sta a monte di tutte le altre. Io sono mio, mi sembra un principio inalienabile e non negoziabile.
Ecco perché trovo assurdo che la destra italiana, insieme alla Chiesa, si schieri per la limitazione di quella che è la “libertà madre†di tutte le libertà . E non c’è etica che tenga: se voglio dettare le condizioni per la mia morte, se voglio disporre liberamente di me, intimamente di me, con riflessi solo su di me, è anti-umano. E’ disumano nel vero senso della parola che qualcuno decida per legge cosa posso e cosa non posso fare di me, del mio corpo, della mia vita.
In linea di principio – pur combattendolo – trovo meno barbaro che la Legge e la politica decidano di mettermi il naso in camera da letto o nel repertorio di idee che porto addosso. Ma il corpo è ancora più intimo, non abbiamo altro: è il nostro ultimo bastione. Da lì, mi spiace, ma non si passa.
L’etica, la bioetica, la filosofia, ecc. per quanto mi riguarda contano davvero poco, perché viene tutto dopo: è sovrastruttura, mentre qui stiamo a parlare di carne.
Vanno giusto bene per normare le zone grigie, quelle in cui la volontà del cittadino non è espressa, quelle in cui è ambigua. Ma se voglio mangiare un gelato o morire o fare dieci flessioni è una scelta mia e risponde solamente alla mia coscienza, ai miei valori e alle mie relazioni con gli altri. Ma inizia e finisce dentro di me.Il vero estremismo pericoloso è proprio quella malata ideologia che si maschera da “difesa della vitaâ€. Ed è veramente qualcosa che confina con il peggiore estremismo e che ha tratti paraterroristici, perché si basa su principi assoluti (e peraltro non so quanto condivisi), non sulla realtà .
Le persone di buonsenso parlano di episodi, di casi, di individui. Gli estremisti della “difesa della vita†parlano di simboli, di categorie , di “bene assoluto†imposto a terzi, senza pensare cosa ci sia nel mezzo.
Ho già visto quel modo di pensare lì, animato da ottime intenzioni sulla carta. C’era gente che pensava di riscattare le masse e salvare il mondo. Per farlo bisognava sparare a qualche uomo, ma suvvia: non erano uomini, erano simboli. E si sa che ogni rivoluzione ha bisogno dei suoi boia, ecc. Abbiamo già dato.
Io ho paura di quelle persone lì, indipendentemente dalla bandiera che sventolano, perché sotto sotto è una sola: quella dell’alienazione dalla realtà . Ho paura di quelli che parlano per categorie assolute e agiscono di conseguenza. Il vero estremismo è quello: restare indomiti sulla nuvoletta dei principi puri senza guardare cosa succede realmente là sotto, dove c’è il paese reale, che per una volta non è un’espressione comune ma siamo noi.
Mi consola una cosa: perderanno. E perderanno perché non hanno tenuto conto che la morte, la sofferenza, il dolore, sono cose comuni a tutti.
E non lo dico per ecumenismo: moriamo tutti e tutti scontiamo da vivi la morte di alcuni che ci sono accanto.
E a tutti, indipendentemente dal colore politico, è capitato di vedere soffrire tanto qualcuno vicino e lontano e trovarsi un giorno ad un funerale e dirsi che sì, dispiace, ma è meglio che sia andata così.Tutti abbiamo avuto un nonno, un prozio, un vicino di casa, un cugino, ecc. per cui la nostra pietà umana ha, obtorto collo, augurato una fine , piuttosto che un prolungamento sine die del capitolo del dolore, dell’umiliazione, della non-vita.
E quando i brigatisti del “movimento per la vita†parleranno di assoluti, di diritto alla vita e di sacralità , cercando di imporci un’ideologia che è antitetica al nostro senso pratico e praticato di pietà umana, al nostro non voler veder soffrire inutilmente le persone a cui teniamo, noi tutti saremo lì coi piedi per terra e penseremo ai nostri morti, ai nostri parenti, conoscenti, amici, alle loro storie, alla loro sofferenza. E sapremo, come abbiamo sempre fatto, cosa pensare e cosa fare.