Notevole esempio di successo commerciale. Basato su cosa? Su una questione puramente estetica. Non sulle magliette, non sulla qualità dei prodotti e nemmeno, nell’ultimo caso, sulla qualità dei trucchi. I personaggi sono inesistenti, non possiedono storie, non appassionano e non ci si affeziona. Piace soltanto. Non è come “Hello Kitty” o “Calimero”. Non è come “Emily the strange” o “Blue & Joy”. Eppure ha sempre più successo. A Milano le vetrine d’abbigliamento e le cartolerie sono piene dei suoi gadget.
Curioso, no?
Curioso certamente (tra l’altro il designer è il romanissimo: Simone Legno), ma non del tutto nuovo.
Mi viene da pensare al caso GURU, fenomeno modaiolo divenuto un must in poco meno di un’estate.
Per imporre un marchio, a volte basta trovare i canali di diffusione giusti. Per GURU si scelse (se non ricordo male) la strada di Lele Mora, il quale seppe imporre ai propri “assistiti” i capi con la margherita.
Il resto è storia.
Ma questi come osano parlare così di Tokidoki e paragonarlo anche solo minimamente a Guru? Credo che non si per nulla paragonabile il promuovere una margherita regalando magliette a personaggi famosi con il creare uno stile grafico (per quanto ispirato dai trend giapponesi.. tokioplastic vi ricorda qualcosa?), dei personaggi decisamente “emo” ma comunque molto simpatici e solari, creare un sito con i propri lavori ed essere “notato” da un’azienda di LA? Bah!
E ora Tokidoki, alias Simone Legno, lavora con marchi come Onitsuka Tiger, LeSportsac, HelloKitty ed ha anche partecipato (come relatore) all’Adobe Live Milan 2007 (perchè non ci sono andato, perchè?).
Ricordo anni fa di aver visto alcuni suoi lavori su internet e di esserne rimasto colpito. Dallo stile grafico, vettoriale, semplice e pulito e dalla particolarità dei personaggi. Personaggi che rappresentano morte, mafia, teschi. Ma come non essere stregati dalla simpatia di Adios (cappuccio nero e falce..), della rosata Ciao Ciao, del Bastardino spinoso e di tutti gli altri?