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178 – cuffie

Venerdì è stato il giorno di un primo good-bye, in preparazione a quello generale di questa settimana.

Ed alla fine è strano, perché sì, ci tenevo veramente a te, anche se magari non te l’ho mai fatto capire più di tanto o dimostrato, tranne provare quel misto di invidia e ammirazione per chi invece sembrava avere con te un rapporto più profondo.

E è successo che mi hai restituito quelle cuffie arancio che ti avevo prestato e che usavi sempre in ufficio e le ho indossate tornando a casa e – lo ammetto – più di una lacrima è scesa.

177 – sapere

Quindi, in questi quasi 2 anni sapevi e hai fatto praticamente finta di nulla e non me ne hai mai parlato.

O forse ho sbagliato io, perché magari la prima mossa doveva essere mia, ma non ho memoria di quei momenti.

So solo che ora che so che sapevi, beh, mi spiace, ancora di più.

174 – parole

Che poi, ero convinto di tutt’altro

E mi sbagliato.

Mi ero chissà perché incattivito nei tuoi confronti.

E invece siamo riusciti a parlare, con la scusa di parlare di altro.

Ed è tutto tornato a posto.

Perché nel giro di 5 minuti mi sei tornata quella persona allergica al contatto umano che tanto ammiro e apprezzo.

Mi mancherai un sacco, anche se in realtà non abbiamo mai avuto quel rapporto più profondo che invece avevi con altri e di cui sono sempre stato un po’ invidioso.

E poi tu non lo sai, ma lunedì mi hai fatto sorridere con quell’abbraccio ad una festeggiata. Perché sono due i casi: o hai fatto uno sforzo enorme per fare quel gesto o alla fine non è poi così tanto vero che sei allergica al contatto umano come invece vuoi far credere.

170 – #bsb

È alla fine è andata e parlando sinceramente, pensavo peggio.

Certo, prendere 2 cameraman e 2 maxi schermi che proiettassero indiretta quello che succedeva sul palco anche per chi era lontano era troppo.

Certo, potevano evitarsi tutti quei discorsi infarciti di inutile retorica e di messaggi promozionali ogni 2 canzoni.

Certo, potevano evitare di fare tutte quelle nuove canzoni tratte dal nuovo album (anche se la cosa inquietante era vedere gente che le sapeva e le cantava).

Però vedersi aprire il concerto con The Call, vedere dal vivo la coreografia di Everybody, risentire As long as you love me e vedere chiudere il tutto con quella bomba di Larger than life… Ecco, come dire: ne è valsa la pena.

169 – km

Non sono neanche a metà giornata e ho già macinato un bel po’ di kilometri.

Ma la prospettiva della giornata sembrava interessante e alla fine lo è stata. Sia per cibo, che per paesaggi che per compagnia.

Ora si deve solo tornare indietro (sigh) e organizzarsi per i bsb (yeah!).

168 – fingere

Era iniziata come una leggera tosse.

Ora la tosse è peggiorata, la voce non c’è più, la gola fa un male boia e anche il risveglio è stato un incubo, con una schiena completamente a pezzi.

Però questa sera c’è la presentazione del libro di L., a cui non posso mancare, domani è in programma in giornata una gita fuori porta e la sera mi attendono i Backstreet Boys ad Assago.

Quindi farò finta di stare bene fino a domani notte. Poi potrò morire in pace dall’alto dei miei ritrovati 15 anni.

167 – #Max20

Che poi alla fine domenica sono riuscito ad andare, per la prima volta nella mia vita, ad un concerto di Max Pezzali, insieme a G. e I.

Inutile dire quanto mi sia piaciuto, a parte l’inizio incerto con le canzoni del nuovo album (che non apprezzo molto) e una serie di lyrics backdrop piuttosto scialbi e amatoriali (ma dico io, anche il Times New Roman dovevano usare? Ci mancava poco che comparisse anche il Comic Sans!).

Inutile parlare delle emozioni nel ricordarsi ancora a memoria tutte (TUTTE) le canzoni e riuscire ad associarla ognuna ad un ricordo più o meno felice dell’infanzia.

E il tutto è stato apprezzato maggiormente visto che eravamo seduti in ottimi posti numerati. E questo è solo merito di G. che si è sbattuto per comprarli.

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