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114 – riposo

E poi è arrivata anche la domenica, con un riposo totale, forse troppo, persino ai limiti della noia.

La giornata era bella, l’idea di prendere e uscire da qualche parte da solo anche no.

E così mi son destreggiato tra 3DS, PS4, telefilm e Kindle, passando dall’uno all’altro.

Perché in fondo io a queste domeniche così tranquille non ci sono per nulla abituato…

113 – inaspettato

E poi, quasi inaspettato, arriva lui.

Un sabato, che sembra una domenica in questa settimana così spezzata dal Natale e da rientri a lavoro per singoli giorni.

Sveglia presto per sbrigare un po’ di commissioni e poi giri vari per passare a salutare chi non si è riusciti a salutare prima di Natale e poi tornare a casa e sistemare un po’ quelle mail di lavoro tralasciate da troppo tempo e chiudere un po’ di task.

E, alla fine, l’inbox zero ringrazia.

110 – Xmas

Avevi paura di questo Natale, per la prima volta diverso rispetto ai tanti precedenti.

E invece va bene così.

Il giro di pacchi e pacchetti di Babbo Amazon Natale, quell’invito a cena inaspettato per il 24, la tranquillità di stare a casa, dormire un bel po’, pranzare con i genitori e poi aprire con calma i pochi doni, essere veramente felice per tutto quello che si portano dietro.

Grazie a tutti, di cuore.

109 – eppure

Che poi è strano.

Hai improvvisamente guadagnato un po’ di fiducia in te stesso.

Ti senti contento e felice.

Ieri mattina ti sei messo a ballare come un cretino salendo in ascensore con la Ke$ha a tutto volume.

Hai deciso che quell’orario fisso di pubblicazione di questi 365 ormai per te non ha più alcun significato.

108 – cento di queste domeniche

Ti svegli a pezzi, o meglio: ti svegliano, che il pranzo è già pronto. Controlli al volo il cell e vedi quel paio di messaggi di whatsapp che ti rendono felice.

Mangi, ti metti a fare altro, poi vedi un nome su una notifica di Facebook e ti ricordi che ti sei dimenticato.

Gli scrivi scusandoti è organizzate al volo per il pomeriggio. Un giro simil shopping a Milano. Ci pensi su, pensi che in realtà sia follia e che avresti bisogno di lanciafiamme ed accetti. In fondo devi farti perdonare per essere sempre così stordito e sbadato da dimenticarti ogni cosa . Lui accetta le scuse, ma ti da comunque dello stronzo, anche se poi lo smorza con un cuore.

Ti organizzi e ti metti in viaggio per Milano. L’idea è di un giro in centro a fare finto shopping. Tu pensi che sarà il delirio, ma fai finta di nulla perché in realtà non vuoi sempre passare per il signor NO e poi forse ha senso provare a passare da Alcoot per provare quel maglione che quasi ti piace, ma già sai che appena lo toccherai lo lancerai lontano da te.

E poi è il delirio: incidente sullo svincolo per Milano,  8 minuti di attesa della metro, follia in Duomo per trovarsi. Dopo il buco nell’acqua Alcoot, il girone infernale Mondadori (+ GameStop) decidete di passeggiarvela fino al VideoGamesParty Xmas 2013, ma inciampate in un outlet Puma e via di carta che striscia (e per fortuna non è la tua).

Per sfizio, decidete di provare una Enjoy e i giudizi variano dal “chemmerda” al “cheffiga”, ma son più le volte che fai spegnere la macchina, non più abituato ad una frizione del genere per colpa di quel magnifico Start&Stop della tua Adam, che mai si spegne, si parcheggia da sola e che potrebbe anche farti il caffé, se Lavazza ti regalasse un #espressgo

E poi il tutto si conclude con una pizza, una coca e tante chiacchere.

E la felicità di aver passato la giornata in compagnia di una persona a cui – per quanto stordito puoi essere – in realtà vuoi un mondo di bene.

107 – prima di Natale

Che poi, la giornata era giustamente iniziata male, malissimo e continuata decisamente peggio.

Ma finisce che qualcuno ti invita ad un ultimo Glitter pre-natalizio e a te pesa il culo e in realtà non vuoi alzarti da quel divano in cui giaci in uno stato di depressione ed incazzatura tentando di risollevarti il morale con l’ultima di Grey’s.

In più si offre pure di passarti a prendere e portarti a mangiare dell’ottimo sushi e chi sei tu per dire di no, anche se ti eri ripromesso di abbassare le spese e di fare il bravo.

Tu sei in ritardo, ma calcoli anche il suo di ritardo e alla fine lui è in ritardo sul ritardo e puoi permetterti di fare l’indeciso davanti all’armadio e al cassetto degli Swatch. Alla fine decidi che vuoi stupirlo, che ti prende in giro che non ti ha mai visto vestito con una camicia come le persone serie e prendi quella Sonny Bono slim, la indossi e ti ci senti incredibilmente bene, anche se inizi già a sentirti male sapendo quanto suderai.

E poi sei indeciso sullo Swatch, che hai quella trashata di limited edition di Natale, che devi mettere prima o poi, ma hai anche paura dell’alcool che circolerà e di tutta la meravigliosa e variegata fauna del Glitter e quindi pensi che no, meglio andare sul sobrio, tanto hai già le ritrovate Bikkembergs di pelle viola e bianco lucido e stringhe rosse per essere poco sobrio.

Ti rendi conto che la cena trascorre calma e tranquilla e anche le chiacchiere, tranne in quei momenti di religioso silenzio in cui divorate quei buonissimi pesci crudi. Guardate l’orologio ed è tardi, il Glitter aspetta!

Tutto procede come al solito… L’arrivo è prestino, il locale si riempie di facce ormai conosciute o meno, primo cocktail e via, in attesa che si scaldi anche la musica.

Poi arriva, è la canzone giusta e via nella mischia. Vi si avvicina un altro gruppo di ragazzi e c’è questo tipello caruccio, di quelli barbetta e capello corto e per te va già bene. In più ti sembra che ti guardi e ti sorride e tu sei felice, stai ballando e cantando e sei contento e lo guardi e rispondi al suo sorriso. Questa cosa va avanti per troppo, tanto che in realtà ti chiedi se lo stia facendo per cortesia e perché anche lui come te è senza pensiero oppure se ci sta provando con te. Alla fine ti si avvicina, ti prende in giro perché sai tutte le canzoni che stanno mettendo ed è l’aggancio per ballare molto più vicini. Tra una mossa e l’altra parlate e ti chiede se lavori nel settore farmaceutico. E ridi, rispondendo che no, e che rientri in pieno in ogni cliché e difatti lavori in un’agenzia di comunicazione e ti stoppi e non stai a farla più lunga di così perché non è il caso di spiegare tutto subito e ammazzare l’ormone.

Poi passa una canzone che non sai e la usi come scusa per non passare per l’ossesso che sa tutto di musica. Ma fortunatamente la conosce lui, ti fai dire titolo e autore ma sai già che te la dimenticherai e che la userai come argomento di conversazione se mai vi scambierete il numero. Voglio dire, hai una playlist “Glitter Chronicles” su Spotify e deve esserci, no?

Intanto sia i suoi amici che il tuo si sono dileguati. O meglio lo vedi che è lì che ti osserva da lontano e ti guarda con uno sguardo che decidi di interpretare come divertito e contento (per te). Decidi che è tempo di una pausa, stai morendo in quella camicia che ti rende così attraente – a quanto pare – e proponi di offrigli qualcosa da bere. Lui rifiuta l’offerta ma ti accompagna. Due parole fuori dalla bolgia infernale della pista.

E poi finisce tutto così… Con un siparietto in cui chiedi se gli darebbe fastidio se gli chiedessi il numero e lui risponde di no, poi vi mettete a parlare di altro e poi ti sgrida che non gli hai ancora chiesto il numero. Vi scambiate gli iPhone e lui ti memorizza sul tuo come Lorenzo Canterino, mentre tu sei senza fantasia e lo salvi solo col suo nome. Vi salutate, andando a recuperare i rispettivi amici e che lui voleva andare via non troppo tardi.

E così torni dal tuo amico un po’ con la coda tra le gambe e chiedendogli scusa per averlo abbandonato così. Ma ti accoglie con lo stesso sorriso di prima e dice di essere contento per te. Intanto ti scaldi ancora di più grazie a quello che sta mettendo il DJ, che non ne sta sbagliando una. Poi vedi altri amici in mezzo alla pista, vi avvicinate a loro ed è subito il solito delirio di balli divertentissimi. Intanto qualcuno ci pensa di inzupparti di alcool: prima birra sul petto, poi vodka redbull su Jawbone e Swatch. Benedici la tua intelligenza di aver lasciato a casa quello di Natale e ti maledici per la camicia e tutto quello spreco di spirito.

Come al solito, resistete fino a chiusura, fradici di sudore, senza voce e dannatamente contenti.

In macchina ti spegni un paio di volte per la stanchezza, probabilmente anche a metà di qualche discorso. Ed è strano, viste le 13 ore di sonno che avevi all’attivo. E pensi al domani e a come andranno le cose.

E il domani, che ormai è quasi già passato, aggiungi con orgoglio questa al tuo Spotify: