Poi torno, eh.
Ma intanto sto via per il w-end 🙂
Poi torno, eh.
Ma intanto sto via per il w-end 🙂
E dal nulla, quando meno te lo aspetti.
Il punto è che col senno di poi, sono tutti bravi a ragionare e dare consigli. Eppure in questo momento sto pensando che avrei potuto essere più impulsivo e fidarmi del mio istinto per dare un radicale cambio alla mia vita.
E invece non ho agito, mi sono lasciato risucchiare dalle (troppe) solite cose e le possibilità di movimento sono finite.
È vero: più che un agire sarebbe stato un salto nel vuoto, eppure ho la fortuna di avere un po’ di ancore di salvezza e devo solo ricordarmi di non aver paura ad usarle in caso di necessità .
Così ora si è di nuovo in quello strano limbo in attesa che succeda qualcosa. Ci sono un paio di eventi da tenere d’occhio, ma per quanto vicini, mi sembrano lontanissimi ed irrangiubili. Sigh.
Oh sì che ce l’ho fatta.
Rimane però il dubbio del perché riesca a buttarmi così tanto giù, anche se poi alla fine in un modo o nell’altra riesco a farcela. Febbre a parte, ovvio.
Domani ritorno allegro e contento e spensierato e non starò mai fermo. Promesso.
Ma oggi, oggi è andata così:
Ho le lacrime nascoste negli occhi
e il mio cuore trema, il mio cuore trema.
Come farò ad affrontare tutto questo?
E soprattutto, mi chiedo, ce la farò?
Ne stavo parlando proprio qualche giorno fa con un amico.
Del fatto che io, ammalarmi, ma figuriamoci! Non mi succede quasi mai, se non intorno alla metà di Febbraio, possibilmente il giorno prima della data in cui ho organizzato la cena per il mio compleanno.
E invece, oggi sono a casa sul divano, sotto la coperta, col Mac sulle ginocchia a dare una mano alla collega rimasta praticamente da sola in ufficio, con la stufa accesa e un termometro beffardo che dice che ho 38,5°.
Appoi.
A quanto pare, io sono il cretino da fregare ad ogni costo.
Ma tu, un minimo di orgoglio e rispetto – non dico per me – ma per te e la tua intelligenza, non ce l’hai?
È capitato per tutta una serie di motivi di passare per l’ennesima volta una notte fuori casa.
Nulla di strascendentale, semplicemente un aperitivo andato per le lunghe, l’offerta di ospitalità e la zero voglia di rimettermi in macchina ad orari assurdi, sapendo che il giorno dopo sarei comunque dovuto tornare a Milano, presto prestissimo, per via del famoso corso.
E che dire: svegliarsi con calma praticamente in centro a Milano, avere qualsiasi metropolitana a disposizione nel giro di 5 minuti, fa notare la differenza tra una vita di pedolarsismo
E sia chiaro: qui si parlava della mia elevatissima propensione a spendere in cazzate, anche se continuo a dirmi che no, devo darmi una regolata.
Era da molto che non mettevo piede in un cimitero, forse troppo. Salto sempre il giorno dei morti, per non so quale motivo. Forse perché sono tutti in cimitero e c’è troppa troppa confusione.
Oggi guardavo per terra e vedevo solo ghiaia e pozzanghere dalla pioggia che continuava a scendere.
E improvvisamente ho iniziato a pensare ai cimiteri dove sono sepolte persone che per un motivo o un altro porto nel cuore. E a come siano molto simili tra loro. O forse no. Me ne sono venuti in mente 2, oltre a quello di oggi. Di uno dei due ricordo solo l’enorme cancello, il recinto spoglio, i larghi passaggi. Dell’altro non ricordo nulla. Solo le collinette e il verde, il tantissimo verde.
E perso nei miei pensieri, ho odiato il ciacolare di certi che facevano parte della processione, ho mal digerito gli schiamazzi di sciure chissà da che parte del cimitero che se la contavano su senza badare al tono della voce. Perché è il luogo del riposo, del silenzio e queste non avevano rispetto. Né per chi non c’è più, né per chi c’è ancora.
E dopo, stavo quasi andandomene. Ma mi sono ricordato del Nonno e della Nonna e son tornato indietro. E ho iniziato a cercare anche M., ma non riesco mai a ricordarmi dove sia. E così, arrivato a casa, sono corso nella mia vecchia camera e mi son messo a fissare quel puzzle impossibile che lei mi aveva dato una mano a finire, ormai più di 15 anni fa.