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69 – settimane infinite

Una settimana di quelle che sembrano interminabili.

Troppe cose successe, troppe cose difficili da gestire e la stanchezza e la fatica che improvvisamente diventa troppa. Non solo fisica, ma soprattutto psicologica.

Cose che ti gettano di colpo in una confusione unica e non sai come uscirne.

Troppe birre bevute che accompagnano rinnovate amicizie che fanno piacere, oh sì se lo fanno.

E quegli scompensi difficilmente gestibili pensando ad una vita che si è spenta. Ma fortunatamente un’altra, a distanza di poche ore, si è accesa.

68 – for once in my life

Con colpevole ritardo scopro questo video di Mel B, girato per altro in quello che sembra il set delle Desperate.

E non so perché, ma questi 2 versi mi sono entrati in testa e non mi escono più:

For once in my life I’m gonna let go
For once in my life, I’m gonna do it for me!

Il punto però è riuscire a metterli in pratica.

65 – casi

Il punto è che non riesco più a star dietro al buon vecchio feed reader (che poi mi viene ancora da chiamarlo (Google) Reader, anche se in realtà sto usando Feedly).

E così a volte mi perdo dei pezzi.

Inoltre, stranamente, su WordPress non è arrivato nessun pingback e quindi non mi sono accorto subito della cosa.

Ma c’è una carissima amica che per colpa mia (posso dirlo?) ha iniziato il suo personalissimo 365.

E la cosa non può che farmi piacere. Non tanto perché abbia seguito la mia strada, ma perché mi rendo conto che in questi giorni di corse folli non riesco a stare dietro a chi tengo come vorrei. E mi rende felice sapere che quando riuscirò ad andare sul reader potrò trovare dei pezzetti del loro quotidiano da leggere con calma, anche se durante la frenetica giornata non c’è stato tempo neanche per uno scontatissimo ciao come stai?

64 – cene qui da noi

Succede che poi va a finire che prendi, in 4 e quattrotto organizzi una cena per il giorno stesso e arrivi pure a chiedere agli invitati di mandarti loro un’invitation sul calendar perché sai che ora di cena te ne saresti dimenticato e – ovviamente – esci dall’ufficio con quella mezz’oretta di ritardo sulla tabella di marcia.

E vai di corsa sperando in un’ATM clemente e fortunatamente le metro passano subito. E arrivi ed entri nel ristorante e ti domandi come sia cambiato tantissimo. Non trovi gli amici e no, forse hai sbagliato. Esci e ti accorgi che la porta dell’osteria era quella di fianco.

Poi entri, saluti impacciato, ti siedi, prendi un po’ fiato. E inizi a parlare, e parlare e parlare. Decisamente troppo.

Foursquare ti ricorda che è più di un anno che non vi vedete e ci rimani male pensando a quanto velocemente corra il tempo e quanto il resto della vita renda difficile coltivare le buone amicizie

E, intanto, ti ricordi quanto adori quell’osteria, anche se non sei così abituato a mangiare così.

E la serata scivola via veloce, lasciandoti un sorrisone stampato in faccia.

63 – di letti e divani altrui, di sogni da ricostruire

Sono giunto alla conclusione che devo prepararmi uno zaino con tutto l’occorrente per una notte fuori: l’intramontabile pigiamino, vestiti di cambio, spazzolino e dentifricio e – credo – basta così.

E no, se pensate ad allusioni strane, no, siete proprio fuori strada.

È solo che capita di fare tardi a Milano per tutta una serie di motivi e mi trovo – per la prima volta nella mia vita – a sfruttare divani e letti altrui per la notte e poter risparmiare quel paio di ore di sonno (che andrebbero perse tra andare a casa e poi tornare indietro la mattina dopo).

E ad inizio settimana è capitato di rimanere a dormire da una carissima amica in centro Milano. Ed è stranissimo svegliarsi con calma alle 8, avere tutto il tempo per scendere al bar per una colazione, camminare fino all’ufficio per finire un lavoro da consegnare prima di infilarmi in metro per andare al corso.

Ma se da una parte mi piacerebbe tantissimo trovare una sistemazione comoda a Milano, dall’altra in questo momento non so assolutamente se voglio veramente metter radici in città. Le certezze sul futuro che avevo a riguardo si sono volatizzate e ancora devo riuscire a ricostruirmi il mio sogno da realizzare.

61 – passeggero

Vi ricordate quella cosa che volevo imparare a dipendere meno dall’iPhone?

Ecco, poco alla volta, si migliora.

Ma in questo weekend più lungo del solito mi sono accorto di una situazione che conoscevo molto poco e che non so gestire, senza telefono in mano: essere seduto sul sedile del passeggero.

E in quei casi, non c’è nulla da fare… l’occhio e il pensiero cadono troppo sullo schermo del telefonino? Anche perché non sono affatto abituato a non guidare: cosa si fa quindi? Si parla? Si osserva il paesaggio? Ci si annoia?

60 – cose che ho imparato e cose che non sopporto

Ci sono poche cose che non sopporto in una persona.

Una di queste è lo piangersi addosso sempre e continuamente, possibilmente online, possibilmente per ottenere tutta una serie di pat pat virtuali, quando io invece risponderei con un pugno o uno schiaffo.

Voglio dire, io non sono per nulla sicuro di me, sono timido a livelli folli, mi faccio mille remore a parlare anche quando sono certo che quello che voglio dire è giusto e corretto, ma ci sono tante cose che ho imparato.

Ho imparato a volermi bene e a essere consapevole delle mie capacità; ho imparato a prendere delle decisione assumendomene le responsabilità e ho anche imparato a continuare lungo la strada senza guardarmi troppo indietro, per quanto possa far male, perché purtroppo non si può cambiare nulla di quello che ormai fa parte del passato.

Ho imparato che se c’è qualche cosa che non funziona allora si prende e si combatte e si lotta perché finalmente funzioni. Oppure si valutano pro e contro e si cambia completamente strada, essendo ben consapevoli di quello che si lascia e per nulla di quello che si troverà.

Ho imparato che se si vuole migliorare e crescere ci vuole un po’ di rischio. E preferisco veramente prendere al volo ogni occasione che mi permetta di migliorare anche solo di poco piuttosto che stare a casa a far nulla sul divano o a piangermi addosso.

È vero, poi va a finire che sono stanco, che non dormo, che non riesco a godermi parte della vita. Ma ho 28 anni, c’è la crisi bla bla bla, ho scelto di lavorare in un settore veramente difficile. Ma se non ci provo io ora con tutto me stesso a costruirmi le basi per il mio futuro, chi altri lo farà?