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59 – Get out of my way

Ci sono cose a cui in realtà devo ancora abituarmi.

E una di queste è la possibilità che quelle uniche 2 volte che decido di andare al Glitter possa ritrovarmi davanti il mio ex.

Nulla di grave, sia chiaro. La città è grande, ma i posti alla fine son quelli e di bello come il Glitter c’è solo il Glitter.

La cosa che però ti lascia un po’ così è per la prima volta vederlo limonarsi qualcuno che non sei tu. E ha fa ancora più effetto se sono 2 tizi diversi e se il tutto avviene nel bel mezzo del dancefloor, con una foga che mai aveva avuto con te.

Però casualità o destino vuole che proprio in quel momento il DJ decide di far passare prima Dancing on my own della mai troppo amata Robyn e Get out of my way di Kylie.

I’m in the corner, watching you kiss her, ohh
I’m right over here, why can’t you see me, ohh
I’m giving it my all, but I’m not the girl you’re taking home, ooo
I keep dancing on my own
I keep dancing on my own

Get outta my way, get outta my way
Got no more to say, he’s takin’ your place
Get outta my way, way outta my way
Got no more to say, he’s takin’ your place
Get outta my

58 – ego boosting

Al corso abbiamo fatto un paio di quei giochi di gruppo di problem solving e devo ammettere che mi sono divertito in entrambe le prove.

Poi ci hanno spiegato la teoria di non ricordo quale grandissimo psicologo americano che sostiene che in un lavoro di gruppo ognuno indossi un cappello di un colore a seconda delle caratteristiche dimostrate ed è venuto fuori che io indosso un cappello blu (leader / moderatore) e bianco (razionale).

Addirittura?

55 – settimana

È bello com eall’improvviso si siano svegliati idraulico, parquettista, imbianchino.

Tutti in contemporanea.

E così ti ritrovi tizi che cambiano la caldaia, macchinari immensi in corridoio, odori strani di solventi chimici che massì teniamo le finestre aperte che tanto fa caldo, ma soprattutto tutti i contenuti delle stanze del piano di sopra sono stati mossi al piano di sotto.

Così non solo non puoi non sdraiarti sul cuscinone per guardare qualche serial in tv, ma non riesci neanchead accendere una console (per scrivere una delle tante recensioni in pending) perché – semplicemente – tu a quel tasto di accensione non ci puoi arrivare, visto tutto quello che ti ritrovi davanti.

E, ovviamente, tutto deve succedere proprio nell’unica settimana in cui hai bisogno di far venire a casa il fotografo per quel bel progetto fotografico promosso dall’agenzia.

Sigh.

53 – chiuso per Games Week 2013 / parte 3

Ultimo giorno di Games Week 2013, ultimi giri, ultime prove, ultimo bagno di umanità che non si lava.

14€ di parcheggio sul tetto di Fiera, assolutamente ben spesi per l’enorme comodità di prendere un ascensore ed essere in fiera.

Una piacevole serata nascosta dietro a necessità redazionali con autoinvito a cena non premeditato.

E il rientro verso casa e verso una nuova settimana, dopo aver ovviamente sistemato le 259mila cose in sospeso.

52 – chiuso per Games Week 2013 / parte 2

E via, con il secondo giorno di Games Week 2013, che sono riuscito a godermi a pieno a fronte di un sonno ristoratore di almeno una decina di ore.

Tante cose belle di questa giornata: i giochi, le persone viste e riviste, le colleghe che passano a trovarti in fiera e si esaltano e si divertono provando giochi e girando per i vari stand, la voglia di voler fare ancora di più l’anno prossimo.

Un aperitivo/cena di compleanno particolare, ma che fa sempre bene per tentare di rivedere qualcuno.

Una corsa verso casa, affrontando pericolose discese dai marciapiedi di Sempione con un’Adam impaurita, la coda causa partita appena finita a Certosa, lo svincolo per la A4 chiuso, le deviazioni, i lavori stradali sul tratto verso Torino, gli inconfondibili fari della tua macchina che vedo proprio mentre sto rientrando in casa ovviamente in ritardissimo.

L’eterna indecisione su dove andare e quelle buonissime due birre che hanno accompagnato un’ottima serata.

50 – “io stasera mi sono liberata” (cit.)

È che è una settimana di generale delirio, in ufficio e fuori. Miliardi di cose da fare, una testa sempre in movimento a tirare fuori idee che sicuramente non realizzerai mai, progetti che dovresti seguire e invece non ce la fai e ti senti in colpa tanto che non ti sembra giusto continuare ad esserci dentro e vorresti uscirne ma no forse non ha senso, amicizie che improvvisamente cambiano e crescono, altre che ritornano, altre che boh chissà.

E succede che nello specifico è una giornata particolarmente folle e ti arriva un “mi sono liberata”, quasi dal nulla su whatsapp.

Tragedia. Perché non sai quando ti lascerai alle spalle quel portone al numero 11, non vuoi lasciare tutto il grosso delle cose da fare ad altri, non sai se tutto funziona e può funzionare.

E ti butti.

E dopo esserti distrutto la gola a furia di parlare, ti rendi conto che le cose possono andare bene.

E sei stanco, sai che appena arriverai a casa dovrai fare X-mila altre cose ma sei contento. Dannatamente contento.

E domani sai che sarai ancora più distrutto, ancora più contento.