Archivi tag: 365

4 – Color

Ieri è stata la giornata della Color Run.

Ed è stata qualcosa di indescrivibile.

Lo ammetto: man mano che si avvicinava il giorno, cresceva in me un senso di preoccupazione (ce la farò ad arrivare alla fine?) e di ansia (cosa mi metto?). Infatti era molta la paura per l’equipaggiamento, la paura che il colore non andasse più via e di dover buttare nella spazzatura ogni cosa. Poi è subentrato il “ma chi me la fatto fare”, bello attivo e costante camminando (con i colleghi <3) da Lotto verso il punto di ritrovo a San Siro e ancora di più mentre sotto il sole eravamo in coda per prendere braccialetto e pettorina.

E poi no. Recuperi la maglietta, ti metti la pettorina, sistemi la fascetta in testa, qualche foto prerun e via!

Inizi a goderti la musica, le 10mila persone intorno a te, la massa che si accalca per la partenza. E ti rendi conto che c’è di tutto: giovani e meno giovani, gruppi di amici e amiche, sposi e spose, tizi sui trampoli, bambini, bimbi in carrozzina.

10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1, partenza!

E tenti di prendere il ritmo, uscire dalla massa che va piano, ritagliarti un tuo spazio. E arriva senza fatica il primo chilometro e il primo colore. E poi il secondo. E poi inizia a farti male il piede, ti fermi per togliere quello che credi un sassolino e invece no. Ma ormai hai perso il gruppo e il passo e il piede fa troppo male e cammini. Tranne poi sentire in lontananza della musica ed acceleri e riinizi a correre e cerchi i volontari che ti devono sporcare di colore e cerchi gli obiettivi dei fotografi, perché sì che ti stai divertendo. E poi di nuovo il dolore, il ritmo rallenta, fino a quando un I don’t care, I love it! in lontananza ti carica e corri verso il rosa e poi verso l’arrivo.

E ritrovi gli altri, che non hanno fatto tanto prima di te e ed è tutto un’esplosione di foto, di sorrisi, di musica e balli, di color blast sotto il palco.

E poi il rientro. Mai vista una metro così allegra e colorata. Mai viste così tante facce stupite nei passanti che si trovavano davanti queste 6 persone piene di colore dalla testa ai piedi. Mai capitato di sorridere a perfetti sconosciuti solo perché sono conciati come te. E tutta quell’ansia per “chissà se verrà mai via il colore” sparita. Anzi, rimane una macchia sulle scarpe? Meglio così 🙂

The Color Run: the happiest 5k on the planet! 

E ora la domanda è: quand’è che la rifacciamo?

3 – Propositi

Tutto è riassunto in questo video:

Mi rendo conto di essere troppo attaccato al telefono, soprattutto quando sono fuori con altri. Perché già di base c’è il check-in da fare, la foto da instagrammare, il tweet da scrivere con l’hashtag giusto. E poi ci sono i messaggi, le notifiche, le mail in push. E poi fai una cosa, ti capita di tappare su facebook e dici “leggo 3 secondi e poi chiudo”.

Ed è troppo, in effetti. E mi son reso conto che lo trovo fastidioso, soprattutto quando io non potrei fare lo stesso (vuoi perché impegnato alla guida o perché – banalmente – il mio è scarico).

E forse, forse tutto ciò non ha senso.

In ufficio è venuta fuori una bella discussione a riguardo. M. come suo solito ha offerto un punto di vista non banale sull’argomento (che io ovviamente riuscirò ad esprimere nel modo sbagliato): i telefoni (e i social nwetwork) ci danno anche molti spunti di parola e di discussione (la news, il video scemo, l’update dell’amicoincomunechenonsivededaunavita). E il tutto sta nel tenerli come spunto, nel lanciare l’occhiatina e non esagerare, dedicando troppa attenzione al telefono e non alle persone.

Ma invece lo spunto per farlo diventare un buon proposito arriva da P.

E il punto è di cambiare quelle brutte e fastidiose abitudini ormai consolidate.

E questi sono i propositi a riguardo che voglio riuscire a mettere in pratica:

  • niente più risvegli social: il resto del mondo può aspettare, non c’è bisogno di attaccarsi al telefono appena svegli, durante la colazione, prima della doccia, mentre mi sto vestendo;
  • in macchina si guida, al massimo si controlla il navigatore;
  • in metro o in treno ok per ascoltare musica e mi concedo al massimo la lettura degli update da Feedly. O, sarebbe meglio, un 3DS, una PS Vita o un Kindle;
  • in giro con gli amici: il meno possibile.

Ce la farò? Beh, poco alla volta. Poi c’è un anno di tempo per raccontarvelo, giusto?

2 – Hot chocolate

Alla fine è sempre piacevole fare nuove conoscenze dal vivo.

Persone che leggevi, persone di cui avevi sentito parlare, persone che era già capitato di incontrare ma senza mai avere l’occasione (o la sfacciataggine) di presentarsi e scambiare quattro chiacchere.

Ovviamente, il tutto doveva essere una cena di “dovere” per discutere gli ultimi dettagli di un progetto. Ovviamente il tutto è partito per la tangente con continue interruzioni, battute e poi i discorsi si sono allargati e chi ha più pensato al “dovere”?

A questo aggiungi dell’ottimo cibo e una buona, buonissima birra dal nome che non ricordo, servita in costosi calici da 0,35sl.

Aggiungi poi un dolce, un bicchierino di cioccolata non usato, una cameriera che tenta di prendere il piatto vuoto, ma a finire che il bicchierino di cioccolata invece si ribalta e finisce LETTERALMENTE sui miei pantaloni. Ciò ha scatenato battute e scherzi più che sopportabili, ma l’andare in giro con macchie equivoche non era esattamente il massimo. Fortunatamente era notte 🙂

Poi ci si è messa quella leggera ansia di riuscire ad per arrivare  a Lampugnano prima della chiusura: fortunatamente le cose sono andate bene, ho recuperato la macchina e son rientrato a casa, giusto per attaccarmi a Google e cercare cose così.

Inutile dire che ora sono un esperto mondiale in smacchiaggio di cioccolato (beh, oddio: la t-shirt di Assassin’s Creed + Boba Fett sembra sana, ma bisogna invece vedere i pantaloni – messi per la prima volta ieri – come son venuti).

1 – 42 minuti

Ho deciso di iniziare così una mia versione di questa moda dei 365.

Sarà sicuramente impegnativo riuscire a scrivere un post al giorno su questo spazio ora troppo abbandonato, eppure devo e voglio.

Perché credo nel valore di queste pagine per la mia memoria e perché sento la necessità, soprattutto da quando scrivo per Fuorigio.co, di re-imparare a scrivere, spiegare, approfondire .

Non so bene di cosa parlerò, se ci sarà un filo conduttore, se saranno papiri o frasi sintetiche. Però boh, ci si prova.