Archivi tag: amici

Là, nella terra in cui tutto è strallato*

Direi che è stato un ottimo w-end.

A parte l’inizio, in garage, in garage un po’ traumatico, l’ansia di arrivare in tempo a Cascina Gobba a recuperare Gios a causa del solito Bybritardo, tutto è andato per il verso giusto.

Qualche chilometro in autostrada per arrivare fino alla destinazione e poi…

IMG_9606

Ottimi padroni di casa, una buonissima compagnia ad attenderci. Una cena fantastica, rilassante, tra antipasti (dimenticati), grigliata di carne (e i miei soliti problemi tecnici per gestirla), bollicine, vino, centrotavola di origami (made in Byb) che reggevano tante candeline (made in Ikea), una gru che cova che svolazzava felice sopra di noi, discorsi più o meno impegnati (soprattutto su Cristina d’Avena e i suoi amici in TV e sul fatto che Maracaibo non è mai stato cantato da Raffaella Carrà).

IMG_9659

Una pesca per liberare di fantastiche cianfrusaglie la soffitta de La Vecchia Marple, la scoperta che qualcuno condivide più o meno il mio stesso lavoro, la controfigura di Edgar, il favoloso completo Jil Sander del nostro Maestro Unico di Stile (che è anche l’unico che ha una personalità forte e il fisico adatto per indossarlo), i vini di Gan (grazie ancora!).

IMG_9690

Un tardo pomeriggio/sera/notte/mattinata fantastica, al fresco, calmi e rilassati.

IMG_9699

Grazie di cuore di tutto.

Per chi ci ha ospitati e per chi c’era 🙂

Alla prossima!

*ovviamente mi riferivo ai caselli autostradali e al tetto della Benettón (sì dice così, o ho ancora sbagliato l’accento, Poto?).

**ovviamente, nessuna foto è stata scattata contro il volere dei soggetti e nessuna foto verrà distribuita senza l’esplicito consenso dei soggetti eventualmente ripresi. Tutto resterà segreto sull’HD del mio Mac, compresa la compromettente foto del flap che non si alza della Batmobile.

Ammissioni

È il mio primo vero giorno di dolce far nulla.

Niente uni, ultimo esame dato.

Niente (sclero)ufficio, visto che è il giorno libero del part-time.

Nessun lavoro/lavoretto da fare.

Solo io, due amiche (una prima e una dopo), due piscine (una prima e una dopo).

E la cosa tragica è che ora che ho queste giornate così vuote, vorrei comunque qualcosa da fare.

Il dolce far niente sdraiato sull’erba all’ombra fresca delle piante mi ammazza dalla noia.

E domani… domani temo sarà uguale.

Con una piscina sola.

Nella notte

Questa mail è ringranziare.

Chi mi è stato vicino via blog, email, sms (a cui magari non ho neanche risposto); chi a lavoro si preoccupa per la mia faccia scura; chi ha passato il link di quel post ad un’amica; quest’Amica che subito si è attivata per darmi una mano.

Che poi, alla fine, le cose, molto spesso, basta chiederle.

Ma io sono un po’ fatto così.

Sono arrivato al punto che sto talmente male che voglio fingere che tutto vada bene, che non ci sia nulla di che sfogarsi o altro, per evitare di aggiungere al mio dolore la preoccupazione di un altro. E così arrivano i silenzi, i nervosismi, l’isteria repressa, l’idea di non riuscire a farcela, in niente.

Eppure, nel caso specifico, sono le 4 e passa e sono decisamente a buon punto (pur avendo sfruttato l’aiuto del pubblico). Quasi quasi mi stendo un paio di ore e finisco domani mattima.

Sì, ce la posso fare. Riuscirò a consegnare in tempo.

Per tutto il resto, c’è tempo.

Con la prospettiva – a settembre – di cambiare aria.

Cronache di un matrimonio Bergamasco

Ne parlo solo ora.

Forse perché è stato un giorno veramente bello, anche se ero solo un invitato, diventato amico – quasi per caso – dei due sposi.

È che ho aspettato tanto questo matrimonio. Rivedere gli amici, Bergamo alto, vivere con piacere questo giorno importantissimo di due persone con cui mi sono trovato subito bene, che apprezzo e verso cui nutro molto ma molto affetto.

L’arrivo a Bergamo, il pranzo rinfrescante con melone e prosciutto, poi lo shooting della vestizione di una spùsa piuttosto agitata. Il tutto accompagnato da una buona dose di bollicine.

L’arrivo alla chiesa in Bergamo Alta. Una chiesa bella, anche se piccolina. Tanti, tantissimi invitati. Il saluto allo sposo, ovviamente fighissimo.

Poi l’arrivo di lei. Che scende splendente dalla macchina, in un vestito semplice, ma veramente bello. Un vestito che esprime tutto quello che è lei, tutta la sua personalità.

L’entrata in chiesa e le corse su e giù per fare foto, visto che ero uno dei due fotografi ufficiali.

Ero lì, ad immortalare tutto in digitale. E non ho fatto a meno di emozionarmi quando lei si è bloccata, emozionata e accennato una lacrima. Continuavo a ripertermi in mente forza, G., non ora, non ora, vai avanti, guardalo, guardalo, vai avanti, concentrati che ce la fai. Piccola cosa, ma è stato bello aver vissuto questo momento. Vederti sorridere con gli occhioni lucidi, guardare prima lui, poi il prete e poi andare avanti nel pronunciare quelle parole.

È stato bello vedere l’A. chiedere al prete il permesso di baciare la sposa, come se non l’avesse mai fatto, timidamente, come fosse la prima volta.

Poi il mare di folla fuori dalla chiesa. Parenti e amici, tutti lì per loro.

E poi la trasferta al Roof Garden, all’ottavo piano dell’Hotel San Marco. Un posto magnifico. Una vista magnifica su tutta la città. E mentre il sole tramontava dietro Città Alta, il panorama diventa ancora più bello.

Nouvelle cousine, con porzioni minuscole, in bicchierini, ma a getto continuo. Di tutto. Insalate, pesce, carne, formaggi, prosciutto. Bollicine a getto continuo. Chiacchere, chiacchere, risate, chiacchere, foto e risate.

Poi l’open bar e le 3 vodka lemon. E la sala trasformata in un dance floor fino alle tre di notte, con pochi, pochissimi irriducibili rimasti fino alla fine.

Un bel matrimonio. Non solo per tutto ciò che era accessorio, ma anche la funzione in sé.

E la cosa mi rattrista. Mi rattrista se penso a me. Al fatto non potrò vivere tutta la pomposità e le emozioni di un matrimonio in chiesa e mi dovrò accontentare di uno civile, quasi sicuramente non Italia, probabilmente con pochi pochissimi amici e quasi nessun (mio) parente.

Webdisastri e soluzionifortunate

Allora.

Negli ultimi giorni ammetto di aver fatto un po’ di disastri.

Ma come al solito c’è la sempre disponibile Xlthlx a darmi una mano.

Il primo disastro è stato col trasferimento di Poliving dal url temporaneo al dominio definitivo. Rimanendo sempre su Dreamhost non sono dovuto impazzire con ftp & co, semplicemente ho associato l’user con tutti i file al nuovo dominio. Peccato però che WP nel database aveva memorizzato tutti gli url dei file collegati ovviamente col vecchio indirizzo (ma perché memorizza l’url completo?), non più valido. Così ho editato a mano il dump del database. Tragedia! Perché al momento dell’import ovviamente sono saltati gli accenti (e i feed). E la soluzione, in questo caso, è stata di forzare la codifica UTF-8 sia nel wp-config.php che nell’interfaccia di WordPress.

Io, ovviamente, non c’ero arrivato da solo. Visto che ai tempi del trasferimento di Meornot per il risolvere il problema delle accentate ho dovuto rimuovere tutte le informazioni sulla codifica. Bah.

L’altro piccolo disastro è stata una litigata con il file .htaccess e Google Calendar. Volevo poter pubblicare sul mio server i calendari di iCal, senza dover passare per vari servizi fintamente gratuiti ed evitando l’ennesima registrazione.

Tutto bene, se non per il fatto che WP ovviamente si metteva di mezzo e reindirizzava ogni richiesta di accesso alla cartella del calendario nel suo sistema e diceva un ops, quello che cerchi non c’è.

A quel punto dovevamo solo trovare il modo corretto di modificare quel maledetto .htaccess. E dopo una mattinata di tentativi in cui o saltava il blog, o saltava il webdav o saltava tutto [neanche dalla documentazione ufficiale di Apache si capisce qualcosa], per puro caso ce l’abbiamo fatta.

RewriteCond %{THE_REQUEST} !/webdav

Ovviamente, poteva essere finita qui? No! Perché dopo tutta la fatica, Google Calendar si rifiutava categoricamente di caricare il file. O meglio, lo caricava, visualizzava gli appuntamenti nel calendario, ma poi 3 secondi dopo se ne usciva con un could not fetch the URL e cancellava tutto. Simpatico.

Prendi, prova a togliere la password (brrr) da webdav. E neanche così funzionava.

E alla fine, dopo un giorno, ho riprovato e magicamente.. funzionava!

Ora, c’è solo il problema che, dopo tutto questo sbatti, non posso sincronizzare quel calendario via PUSH sull’iPhone: c’è un limite massimo di 5 calendari sincronizzabili.

Sgrunt.