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Dicono sia un solitario

Lo devo ammettere.

Ora mi sento solo, decisamente solo.

A casa a far nulla, a perdere tempo, indeciso se stare attaccato al mac, alla tivvù, al wii o giocare con l’iPhone.

Con Love in campeggio, i miei che rompono le scatole e stanno tentando di incastrarmi per il prossimo weekend per andare da qualche parte, ovviamente addossandomi la colpa di non essere mai a casa nel mio vagabondare da zingaro per via del lavoro, della vacanza in Grecia e della fuga (con litigata annessa) del 15 verso il lago, verso Love, la sua famiglia, i suoi amici.

Una giornata bella, allegra, tranquilla a dispetto del tempo che non prometteva e che ha fatto rimandare i fuochi d’artificio sul lago.

Ai miei non sono mai piaciute le sceneggiate, pagliacciate o come cavolo le chiamano. Odiano passare le feste, trascorrere le feste o anche solo altri momenti con gli amici, conoscenti, parenti, altri. Ma quello che non vogliono capire è che io non sono come loro.

Per quanto io sia sempre stato dipinto come timido, riservato, introverso e solitario, mi sento bene in mezzo agli altri. Mi sento bene in mezzo agli amici, parlando del più o del meno o anche solo stando in silenzio, osservando gli altri. Mi piace osservare gesti, smorfie, sorrisi.

Ho tratti di timidezza nel “primo approccio”, nel non riuscire a dire/fare cose che potrebbero essere “imbarazzanti” o “sbagliate” con qualcuno che non conosco (anche solo fermare un passante per chiedere informazioni), eppure non mi sento affatto riservato, introverso, solitario. Necessito degli altri per sentirmi vivo, capire che esisto. Mi piace parlare (di me) con gli altri, anche se a volte esagero, stordendoli (e la suocera ne sa qualcosa :P).

Però, ora, mi manca qualcosa.

Sarà la permanenza forzata tra queste quattro mura, sarà il pensiero che corre a vecchi amici persi per strada, per errori, litigate o anche solo per il naturale diverso sviluppo della vita. Voglia di alzare il telefono, mandare un messaggio, sapere come stanno e cosa combinano. Ma c’è anche la consapevolezza che il messaggio, la chiamata sarà qualcosa di effimero, che scompare, che non vorrà dire nulla. Non vorrà dire che tutto è ritornato come prima a sentirsi tutti i giorni, passare del tempo insieme, vivere insieme.

Statistiche

Numero totale di foto fatte alla festa a sorpresa per Francesca e Nicola di sabato: 6

Numero totale di foto in cui si riconoscano almeno lontamente i soggetti: 2

Ora, va bene che era notte, va bene che anche io – col senno di poi – non ho praticamente fatto foto perchè c’era troppa gente che non conoscevo e stranamente non mi era preso il morbo da cinesino. Però questa minuscola ultrasottile ultracompatta ultra (ai tempi) costosa Nikon Coolpix S6 ha rotto il c**** (© 2008 by Francesca), soprattutto in notturna.

Appena il conto in banca lo permetterà, arriverà una più che valida sostituta. Canon EOS 450D o Nikon D60?

Anticipazioni

Appena tornato da una splendida serata a Bergamo. Una casa bellissima, il fortissimo senso di famiglia che ne traspare, una vista meravigliosa. Poi, loro, gli sposini. E un gruppo di 30 e più amici per festeggiarli. Ma queste sono solo anticipazioni nella notte, pensieri sparsi.

* questo post è stato scritto alle 2 e passa di notte, appena tornato a casa. Una serie di pensieri sparsi, scritti velocemente, via iPhone, mentre il sonno mi assaliva. Avevo controllato l’assenza di accenti prima di inviare il tutto, ma mi hanno fregato lo stesso. Ora non mi ricordo cosa avevo scritto, a parte quella frase in corsivo, che magari non era neanche così. Il resto è perso, per sempre, nei meandri di questo internet..

Banalmente, auguri!

Capita che sia il caso, mentre sono in coda, che ci faccia incontrare.

Capita che il tuo lui, poi, si diverta a prendermi in giro.

E capita pure che – chissà come – decida di fare lo sbruffone e di autoinvitarmi a cena con voi, in attesa che inizi l’evento.

Capita pure che alla fine dell’evento ci sia uno scambio di bigliettini da visita.

E inizia, nel buoio di quella notte, uno scambio di email.

Dopo un sacco di tempo, ci si rivede, una sera, a Bergamo. E inizio ad amare quella città.

Poi capita che io diventi un noi.

E ho un nuovo invito per Bergamo, per una festa di un tuo collega. Ma chi pensava che non sarebbe stata una noiosissima festa in giacca e cravatta con perfetti sconosciuti? Chi pensava che anzichè essere un io, potevo essere un noi, senza problemi?

E continua a crescere qualcosa. Le confidenze, i consigli, un sentimento di affetto e amicizia che diventa sempre più forte.

E poi, finalmente, ti presento il mio “noi”.

Giretti e cene a Milano e a Varese, altri compleanni, cenette nella tua fantastica casa per guardare San Remo in versione retrò, un po’ di idee e progetti miseramente falliti.

E l’annuncio di quel che succederà l’8-8-8, qui.

E la mia felicità, la nostra felicità, per te, per voi.

E la certezza, avuta ormai qualche giorno fa, che quella felicità, quei momenti, quegli attimi li condivideremo con voi e saranno per sempre impressi nella nostra memoria.

Ma oggi, alla fine, posso fare ben poco.

Oggi posso solo farti gli auguri per il tuo compleanno.

Auguri,

Francy,

auguri.

Ventiquattro

Sveglia. Presto, per incontrare un’amica per colazione. Forse, però, era un po’ troppo presto.

Colazione che poi si è protratta per un po’ troppo. Fino a diventare un giretto e poi un pranzo, a scrocco. Tutto condito di parole, parole e parole.

Poi il rientro a casa, giusto in tempo per sentire un’altra amica, per restituirle delle cose, per un favore chiesto. Era un sacco di tempo che non ci si sentiva nè vedeva. Un po’ di aggiornamenti reciproci. Parola, parole e parole. E l’ufficializzazione di qualcosa che, in fondo, sapevo che sapeva già. Un po’ di dubbi, sulla mia incapacità di gestione della cosa.

E, ancora, il tempo passa, vola. E così i saluti, il fatti sentire, il leggimi su queste pagine.

E poi sfogliare una rivista con mio padre, opinioni mie diverse dalle sue, una tapparella rotta da sistemare.

E la stanchezza, che mi prende. Sdraiato sul letto, con un fresco venticello che mi accarezza la faccia.

E dormo, dormo, dormo.

Una chiamata. Rispondo, mezzo imbecillito. Ascolto. E rispondo, a monosillabi, ancora addormentato. L’idea era quella di non preoccuparsi se saltava la serata, di andare pure dove volevi. Ma, sicuramente, non ci sono riuscito.

Perchè volevo tornare a sdraiarmi sul letto, dormire ancora un po’, prima che il profumo di pizza della mamma si diffondosse per casa.

Cena, tranquilla, rilassata. E parole, parole, parole.

Ora piove, diluvia, tuoneggia. E parole, parole, parole che scorrono sui tasti.

E il sonno che mi assale di nuovo.

 

 

Sotto la doccia (pensieri)

Ci stavo pensando questa mattina, sotto la doccia.

Tutte le volte che “on-the-net” ho cambiato la mia identità virtuale. Passando da un blog ad un’altro. Cambiando.

Perchè a volte cambiavano le situazioni esterne, a volte quelle interiori.

Stavo rileggendo i vecchi archivi, che sono solo in locale sul mio (vecchio) iBook. Archivi di anni fa. E quanto ero diverso. Solo, nascosto, insicuro, con la necessità di avere uno spazio mio e solo mio (e chissenefrega se non mi legge nessuno).

Poi qualche casino, una migrazione, un cambiamento. Di come vivevo i miei sfoghi online, di quel che doveva essere il mio blog. Che, però, è diventato sempre più stretto, indissolubilmente legato alla mia identità.

E così, un’altro cambiamento. Uno sdoppiamento, per la verità. Tentando di separare la mia vita personale dal lavoro, dalla mia passione. Senza però, diciamocelo, riuscirci bene. Senza riuscire a delineare (e alla fine è pure logico) confini netti.

E così, di nuovo, un cambiamento, recente. Su queste pagine, mescolando di nuovo tutto, facendo casini con le categorie e i tag, con un theme ancora a metà, che probabilmente rimarrà abbandonato a se stesso come succede con molti dei miei (faraonici) progetti.

Ma stavo pensando. Stavo notando come è cambiato non solo lo stile in cui scrivo, ma anche gli argomenti stessi. Forse, un po’, come persona e come blogger, sono cresciuto.

Mi rendo conto che sono mesi che non scrivo più lunghi post lamentosi di quello o di quell’altro, per il lavoro, per gli “amici” o altro.

Forse sto guardando la mia vita con occhi diversi, occhi più comprensivi. O forse no. Forse è solo una mia impressione, perchè ci sono sempre cose, comportamenti, atteggiamenti che non sopporto. Ma forse non mi fanno così male, non mi danno così fastidio come prima. Forse sto diventando insensibile. O forse sto solo imparando, poco alla volta, a dare a ogni cosa il suo giusto peso.

Sicuramente è anche grazie alla serenità interiore che sento sempre più crescere dentro me stesso. E per questo posso solo ringraziare chi mi è accanto. Chi mi ama, chi mi vuole bene come amico, chi mi apprezza come persona, chi trova piacevole perdere tempo con me online.

Sinceramente, mi sento sempre più forte. E in virtù di questa nuova forza voglio riuscire a mettere ordine nella mia vita, far chiarezza su alcuni punti, sistemare alcune (importanti) questioni lasciate in sospeso.

E, come al solito, mi son perso per strada, iniziando a parlare (scrivere) senza un filo logico. Di cos’è che volevo parlare in questo post?

Bicchieri rovesciati e acqua a catinelle

Mi ci voleva una bella serata come quella di ieri. Dopo un sacco di tempo, siamo riusciti a rivedere due cari amici di Love. Dopo una soffertissima chattata su msn per decidere dove andare e cosa fare, ci è accordati per trovarsi in quel della Darsena, sui Navigli, a Milano.
Arrivati, col nostro solito ritardo, sotto l’acqua milanese. E ci siamo fiondati nella prima pizzeria che abbiamo visto, dopo averne controllato i prezzi ed aver deciso che erano abbastanza onesti. La pizzeria era comunque carina, tranne per le camererie che avevano tutte qualche piiiiccolo difetto di pronuncia. E dopo aver scelto cosa mangiare (altra decisione soffertissima!) è arrivato il momento dell’arrivo delle pizze. Arriva la cameriera.. dice rustica.. mi giro verso gli altri con fare interrogativo, perchè io non avevo ordinato una rustica, ma figurati se mi ricordo cosa avevano ordinato gli altri.. la cameriera si arrabbia e urla, scandendo accuratamente, con la sua pronuncia perfetta RUUU-STIIII-CAAAAAAAA. Odiosa! Alla fine.. avevano sbagliato a farmi la mia rucola! Sgrunt!
Comunque, arrivate le pizze, abbiamo deciso che sì – i prezzi erano onesti – viste le dimensioni delle pizze. Decisamente generose. E che non ci stavano neanche nei piazzi da pizza!
E la serata prosegue tranquilla e felice, fino al miglior momento.. un movimento sbagliato (ovviamente non mio) e mezzo bicchierozzo di birra cade, schifano l’iPhone, bagnando leggermente l’angolo del calzino-scalda-iPhone ma centrandomi in pieno, maglione e pantalone. Ci ho messo un po’ a realizzare che.. ARGHHHHH!!!
E ovviamente, potevo essere così fortunato da trovare, in bagno, il phon-asciuga-mani? Ovviamente, NO!
Comunque pazienza, mi rassegno alla mia triste situazione e torno di là, perchè è il momento di saldare il conto. Particolarmente gonfiato dal prezzo dei “dolcini”. E il mio tiramisù fatto in casa, assolutamente buonissimo, era quello che è costato di meno.
Usciti dal locale, sotto la solita acqua, decidiamo di andare a bere qualcosa da qualche altra parte, che si traduce nel primo bar sulla via, con qualche posto disponibile. Mentre qualcuno moriva dal sonno, la serata continuava a procedere bene, decisamente bene.
Finchè colui che stava morendo dal sonno non ci ha implorato di andare a casa 😛 e così l’abbiamo accontentato. Gli ultimi saluti, sotto un ombrellone gigante che ci proteggeva dalla pioggia e poi i chilometri a piedi, sempre sotto quella maledetta pioggia, verso la macchina.
Grassie, ragasssssuoli, per la serata.

Mura e torri

Ci speravo. Veramente tanto.
Speravo che finalmente, si riuscisse ad organizzare un week-end al mare con Love e una cara coppia di amici.
Settimana scorsa era arrivata la proposta, avevo scoperto che avevo un giorno libero grazie alle vacanze di Pasqua e quindi si poteva sfruttare l’occasione per cambiare aria.
Nella “piccola” casetta del mio amico in Liguria, non ho ben identificato dove. “Piccola”, anche se lui dice che ci sono 3 camere da letto e 2 bagni. Se per lui è piccola..
Ero già contentissimo, c’era solo da sentire la sua lei, per avere conferma che anche lei fosse disponibile.
Ovviamente no, perchè lei per il pranzo di Pasqua deve essere assolutamente a casa perchè lo deve passare in famiglia.
Sfuma così l’idea di farci venerdì, sabato, domenica al mare e tornare lunedì in mattinata. Proponiamo di riportarla a casa domenica mattina, tanto per un’oretta e mezza di macchina, si può anche fare, no?
E il tutto rimane così sospeso. Fino ad oggi.
Tanto per un’oretta e mezza di macchina, si può anche fare, no?
Ebbene, no! Perchè lei non ha voglia di farsi 3 ore di macchina per 2 giorni e mezzi di vacanza.
Propone invece di partire lunedì pomeriggio e fare tutta la settimana. Chissene frega poi se io, Love e il suo ragazzo in settimana lavoriamo e dobbiamo chiedere (chi più, chi meno) giorni di permesso, se ce li concedono.
Mal che vada, io e Love non andiamo. Interessante, vero?
E io ci sono rimasto veramente male, perchè, ancora una volta, si è dimostrata per quella che è. Una schifosa egoista, che pensa solo a sè e se ne frega degli altri. Una qualsiasi altra persona, si sarebbe adeguata alle necessità della maggioranza, al massimo trovando lei una soluzione al suo problema. Una qualsiasi altra persona sarebbe scesa a compromessi. Invece no. Se ne frega degli altri. Il suo vocabolario non comprende la parola compomessi. Non si può discutere con lei, perchè è bravissima ad erigire muri insormontabili. E ha persino il potere di ottenere (quasi sempre) quello che vuole.
Ma oggi ero talmente arrabbiato che mi veniva voglia di prendere il telefono e dirle, una volta per tutta, che è solo una schifosa egoista e viziata del cavolo.
Perchè io, e credo pure gli altri, ci tenevo veramente ad andare tutti insieme, anche solo per 2 giorni e mezzo. Ma lei, di me, se ne frega. Tranne quando ha bisogno di una spalla su cui piangere. E non ha capito, forse, che può farmi pure tutti i tiramisù (buonissimi, tra l’altro) che vuole, ma a me, questo suo comportamento, non potrà mai andare giù.

Ma alla fine, non l’ho chiamata.
Perchè alla fine, la conosco da 9 anni.
E si è sempre comportata così.
E ho sprecato fiato e fiato.
E non è mai cambiata.
Quindi, perchè mi ostino, tutte le volte, ad arrabbiarmi?
Mentre lei, dall’alto della sua torre protetta da mura insormontabili guarda il mondo dall’alto in basso, se ne frega?

Paragoni di anno in anno

Appena tornato a casa ho iniziato a pensarci. Sono passato da un estremo all’altro. Quando ero bambino, a momenti non sapevo neanche cosa fosse un compleanno, perchè i miei non me ne avevano mai organizzato uno. E vedevo i miei compagni di classe che facevano mega feste di compleanno, con striscioni, gioconi, miliardi di regali e miliardi di invitati. Io, invece, massimo che ho fatto è stata una misera festicciola con una torta (così così) e 3-4 amici.
Quest’anno invece, sono settimane che continuo a festeggiare il mio compleanno. Prima col mega regalo by Love (che non ho ancora pubblicato nella Magenta Desk Family!!!), poi con la cena da V. & R., lo strano braccialetto della F. e il libro di E., poi la torta + regalo a sorpresa degli amici del paesello provincialotto. E questa sera, un’altra festicciola in quel di Bergamo.
E tra l’altro, mentre tutti gli altri anni sono impazzito per tentare di organizzare qualcosa di decente che si è rivelato sempre un mezzo fiasco, quest’anno non ho mosso un dito. E ci hanno pensato altri ad organizzare per me un sacco di belle cose.
E sono contento. Non perchè non ho fatto nulla o per via dei regali ricevuti. Ma perchè finalmente mi sento considerato. C’è qualcuno che si ricorda di me, di sua sponte.

Nello specifico, ci sarebbe molto da dire sulla serata di oggi. Sul ritardo reciproco, sulla fantastica cena polenta, arrosto e bollicine della Fra. Su quanto sia bello entrare in casa loro e trovare ogni volta qualcosa di nuovo. Sul mega schermo Samsung che però, dopo mille risontinazzazioni manuali, ci ha obbligato a vedere San Remo in bianco e nero (e come si fa a parlare male di come erano vestiti?). Sulle sagge parole della Fra. E sul rinnovato invito per essere presenti l’08-08-08. E sullo strano stato d’animo che mi ha accompagnato per tutto il viaggio di ritorno. Sul fatto che io – a Bergamo – con i miei Amici – ci sto veramente bene.