Serata interessante.
Archivi tag: amici
Mi hanno beccato!
Micro post. Per dare il benvenuto su queste pagine a coloro (A. & F.) che oggi hanno risolto la caccia al tesoro lanciata mesi fa sull’ormai defunto spaces.
Due lettori in più per queste (e altre) pagine. Confidando nella loro bravura di frequentatori assidui di blog e commentatori.
Applausi al buio
Serata interessante. Alla fine, anche le ultime persone che ci tenevo mi facessero gli auguri, me li hanno fatti. Con qualche giorno di ritardo, ma me li hanno fatti. E sono contento.
Poi, dopo questa sera. Si sapeva che era una serata tiramisù fatto apposta per me. Ma il trovare anche altri 2 amici e le 23 candeline messe sulla torta. Disposte perfettamente in 3 file da 5 intervallate da 2 file da 4. Il buio, il bagliore della fiamma. Era tanto che non lo facevo. Era tanto che, sperando di non fare figuracce lasciando qualche candelina accesa, tentavo di esprimere un desiderio. Che al momento, non ricordo neanche qualche è stato. Sempre che l’abbia espresso nella foga del momento, sentendomi un bambinetto più del solito.
Io, ormai, di desideri non credo di averne così tanti. Sì, ci sono sempre i soliti, tristi e banali. Come ad esempio un conto in banca con una vita propria e aumenta sempre di più. O il mega villone a due piani, su una dolce collina, con entrata dal piano superiore e piscina sul terrazzo.
Ma non mi interessa. Non mi interessano più lcd, computer, playstation, supertelefono. Sì, ok, è vero. Si può obiettare: sono di parte. Ho un iPhone e ho un MacBook Pro relativamente appena preso. Ovvia che non ne abbia bisogno. Ma prima non ero così. Ma ora tutte queste cose non mi interessano. E rileggendo la wish-list mi faccio tenerezza da solo. Davvero ho bisogno di quelle cose, per la maggior parte inutili? Passino i pupazzetti di Tokidoki. Ma tutto il resto?
E che io, mi sento pieno. Soddisfatto. Appagato.
Non voglio dirlo troppo forte, perchè si sa che le gufate in questi campi funzionano sempre. Ma sto bene. Ho messo una sbarra sopra una strada sbagliata che mi stava portando chissà dove. E sto iniziando, passo dopo passo, a tracciare un cammino fatto a mia misura. Un paio di traguardi importanti in questo periodo li ho raggiunti. E, in ogni caso, in questo cammino, non mi sento solo.
Perchè c’è chi, camminando lungo la sua via, mi ha incontrato. E le strade si sono intrecciate. E queste strade intrecciate mi riempono. Mi fanno star bene. Non mi fanno sentire la futile necessità di altro.
Non posso sapere dove mi porterà la mia strada. Ma so che ora e adesso sono dove vorrei essere. Ed è già un gran bel passo avanti.
Obvious
Ieri sera avevo chiesto un favore. Giusto per non fare una magra figura al mio primo colloquio di lavoro. Alcune cose da stampare. Dopo ore per contattare qualcuno, ho avuto un riscontro positivo. Sì sì, ti stampo tutto io. E ci vediamo domani mattina. Passo presto che così andiamo anche colazione insieme.
Il finale?
Colloquio fatto. Ma niente colazione. E non ho ancora visto nulla di quel che mi serviva stampato. Ne ho letto alcun messaggio o ricevuto, per sbaglio, una chiamata. Da questa persona.
Non lo so.
Forse sono io quello che pretende un po’ troppo dall’amicizia.
Ma oggi ci sono sinceramente rimasto (un po’) male.
Pensiero fisso
Una giornata piuttosto piena quella di venerdì.
Tra lavori da (tentare di) finire ovviamente all’ultimo momento, quando ero già in ritardo, tra chiavi perse e poi ritrovate. Con un’arrabbiatura che è sfumata solo dopo essermi sfogato con Love, una volta che eravamo bloccati nel traffico del tratto urbano dell’a4. Giusto per imprecare contro tutti quelli che in quel momento stavano andando a Bergamo.
Arrivati in ritardo, come sempre. Ma è stata una bellissima serata. Il Riki è veramente bravo a cantare. E dal vivo rende benissimo. Una scaletta che ci faceva tornare agli anni ’80 e una canzone che ci ha dedicato che mi ha emozionato. Tanto ma tanto.
siamo così
è difficile spiegare certe giornate amare,
lascia stare, tanto ci potrai trovare qui
Poi c’è stata la consegna del regalo al Nicola. Un po’ in anticipo e lui l’ha pure aperto. E mi sa che adesso ci starà pure giocando 🙂
E in tutto questo, solo un pensiero fisso. Io, a Bergamo, sto bene.
(Happy) ending?
E’ finita.
O meglio, è finito.
E’ finito il muoversi senza senso delle mie viscere, contorte in una tremenda indecisione, ancora una volta, sulla mossa giusta da fare nella complicata scacchiera della mia vita.
La decisione di fondo c’era. Da un po’. Ma c’era da fare il difficile passo di dichiare la mia sconfitta nei confronti dei sogni e delle aspettative che altri avevano in me. E il difficile era affrontare questi altri. Trovare il modo di dire tutto, con calma, senza scene da soap opera di bassa lega o pianti isterici. Trovare il modo di evitare il litigio, unica nostra forma di comunicazione accettata da un po’ di tempo a questa parte.
E tra una storia e l’altra, proprio con un litigio, è saltato fuori tutto. Dopo la provocazione (non accolta) del “ti tagliamo i viveri”, a cui d’istinto volevo reagire salendo di sopra, prendendo il bollettino per pagare la retta e strapparlo, con un gesto plateale urlando “e allora iniziamo a tagliare questo”. Ma non so come, sono riuscito a trattenermi.
Oggi invece.. tutto, bene o male, per un’uscita non comunicata di mezz’ora. Per un semaforo rosso di troppo, sono arrivato a casa dopo di loro. Tragedia. Perchè ecco, io sono sempre in giro, me ne frego dei miei doveri, e di qui e di là . Ovviamente cominicato al telefono, mentre ero a 500m in linea d’aria dal cancello di casa. Secca la mia non risposta: tastino rosso sul cell. Altre 3 chiamate, dirottate direttamente alla segreteria. Lascio fuori la macchina, consapevole di dover uscire dopo. Entro in casa. Litigio. Col papi, in realtà .
Che si è trasformato, non so come, in un pianto. Perchè, di questa vita, su libri lontani anni luci dal mio io attuale, non ce la faccio più. Mi chiede se ho progetti, li espongo, lui non si sbilancia.
Ma tanto c’è l’altra genitrice dietro la porta ad origliare e che entra di getto nella pacifica discussione urlando e sbraitando. Perchè io devo finire, perchè ce l’hanno fatta cani e asini ed è impossibile che io non ce la faccia. E che lei, che non mi ha mai aiutato nello studio in vita mia, ha deciso che è ora che inizi a farlo. Continuano le discussioni. Dimostrando un selfcontrol che credevo di non avere. Mentre dall’altra parte erano quasi solo urla.
Poi, non ricordo come, fino primo round. Attivo msn, non avendo il cell temporaneamente usabile, per organizzare la serata, che credevo fosse abbastanza già organizzata.
Ma prima di riuscire a chattare qualcosa, ritorna la leonessa con il round 2. Un suo lunghissimo monologo, in cui mi era stato vietato rispondere. Perchè siamo persone civili, quindi prima lei, poi io, se avrò qualcosa da dire. Il monologo dura un’oretta circa. Finalmente finisce. Inizio a controbattere. E vengo interrotto. Perchè ha da obiettare. Tento di far presente il perchè siamo persone civili, quindi prima lei, poi io, se avrò qualcosa da dire. Ma dice che comunque non vale: io figlio, lei madre. E se ne frega, di quello che dico. Perchè sono io che ho sensazioni sbagliate, sono io che sbaglio questo, sono io che sbaglio quello. Grazie mille.
E poi inizia la discussione sull’uscire la sera. Perchè sono stato fuori un sacco di volte in settimana. E’ vero. Errore mio. Ma solo per evitare che il cervello andasse in loop logorandosi sullo stesso dubbio almetico, 24h su 24h. Un dubbio che mi ha fatto addormentare ancora più faticosamente del solito. Il dubbio che mi teneva sveglio, anche dopo essere tornato a casa tardi, aver tentato di dormire per ore, la visione di qualche telefilm, possibilmente soporifero. Nulla ha funzionato. E poi, quando finalmente mi addormentavo, era già ora di svegliarsi. Cosa che non succedeva. E portava ad ulteriori litigate, perchè ormai prendo la notte per il giorno.
Ma vabbè. Alla fine, saltano fuori delle sue amicizie. Qualche professore in licei artistici, che forse mi sanno dare qualche consiglio. Ma queste amicizie saltano fuori solo ora, dopo 4 anni?
Alla fine chiedono se voglio mangiare qualcosa, ma rispondo di no. E se ne vanno su a mangiare, mentre tento di prepararmi e mettere in moto la macchina organizzativa per la serata.
Ma ahimè. Ho scoperto che ieri sera l’ho combinata grossa. Sono uscito, anche a cena, per fare la spalla su cui piangere. Pensando che – gira e rigira – la sera prima mi sono sentito un po’ messo da parte, venendo a conoscenza del progetto ritiro mostra + aperitivo (rivelatosi poi lunghissimo) a giochi quasi fatti. Perchè potevo autoinvitarmi e fare il quarto. Ma c’era il dubbio dell’occupazione dei pannelli della mostra, che magari necessitavano di occupare proprio il posto del quarto passeggero. E non volevo creare casini del “vado io, no vai tu” al trio che si era già organizzato, a modo suo.
Ma ahimè. Ho scoperto che ieri sera l’ho combinata grossa. Sono uscito, anche a cena, per fare la spalla su cui piangere. Pensando, egoisticamente, che così non avrei pensato ai miei casini, impegnato a consolare altri.
Ma ahimè. Ho scoperto che ieri sera l’ho combinata grossa. Sono uscito, anche a cena, per fare la spalla su cui piangere. Senza considerare più di tanto la pizzata di classe e un’invito. A cui, sinceramente parlando, non mi convinceva troppo. Per l’odio e il terrore (reciproco) tra me e i bambini, per l’andare a casa di “altri” che non conoscevo (indipendentemente dalle attenuanti di parentela che questi “altri” avevano). E comunque confidando che in ogni caso ci saremmo visti il giorno successivi, cenando insieme con amici, in una casa favolosa e passando una bella serata, che poteva anche finire presto, per far spazio alle calde copertine Ikea©.
Ed è così che oggi, oltre ai disastri con i miei, è venuto a mancare il pilastro di cuori rossi a cui appoggiarmi, con cui sfogarmi e da stringere forte facendolo mio. E così ho passato tutta la serata tendenzialmente annoiandomi, ubriacandomi di acqua frizzante e di coca-cola, intossicandomi di fumo passivo, mentre ero trascinato a forza dello scorrere delle carte e del tempo verso un tristissimo player-out. Bloccato dal terrore di fondo di aver perso per sempre quel pilastro.
Pensando che se dovesse veramente mancare quel pilastro, io crollerei a terra. E non so se riuscirei ad alzarmi. Non ora, non in queste condizioni.
Appena riusciamo
Credo sia il caso di postare qualcosa. Giusto per iniziare a far scivolare via il post precedente. Per ricacciare nell’armadio quel mostro che è di nuovo saltato fuori.
Ma ora, non riesco a scrivere nulla. Nulla che sia degno della serata di ieri. Il thè a casa di F. + N., le briochine chimiche nel cestello da picnic di cartone, le sagge parole di F., il giro in Bergamo Alta, la tranquilla festicciola a casa del R., la speranza di riuscire finalmente a fare quello che voglio della mia vita, il ritrovamento del mio book, il sogno di abbandonare Milano e provincia, il Get Up, il viaggio di ritorno e quei momenti sotto casa tua. E la tua domanda. Quella che iniziava con tutti i vari se. Ti ho già risposto. Ma, voglio ripeterlo. Sì, vorrei andare a vivere con te. Appena riusciamo. Ma sappi che io, nelle faccende di casa, sono un disastro.
Bollettino medico
Direi che qui urge un aggiornamento sulle condizioni di salute del sottoscritto.
La febbre è sparita, da qualche giorno. Però rimane tosse e raffreddore.
La tosse di solito si manifesta quando rido di gusto, come ad esempio mentre stavo vedendo l’ultimo episodio delle Disperate, con Bree vs la nuova vicina antipatica. Quando la odio! La nuova vicina antipatica, non Bree! Comunque stavo ridendo e all’improvviso la risata mi si è soffocata in gola e si è tramutata in un cof cof secco. E tutte le volte che facevo cof mi faceva pure male la gola. Già .
Il raffreddore, ma non so se è un raffreddore, si manifesta nei soliti modi: naso che cola all’infinito, miliardi di fazzoletti usati in una sola giornata e startuni che arrivano nei momenti più impensabili.
Visti i sintomi e vista la – col senno di poi – giusta insistenza del Love, è stato unilateralmente deciso di annullare la trasferta a Bergamo per il concerto del Riki. Buaaaaaa!!! Che ovviamente mi ha fatto sapere che non mi perdonerà (mai, mai, mai e ancora MAI) l’inguistificata assenza, però è buono, quindi mi invita alla sua festa di compleanno.
Il problema però non era la trasferta a Bergamo, il lungo viaggio, il passare i miei meravigliosi germi a tutto il locale. Il problema è anche solo varcare la porta di camera mia, col suo clima tropicale, unmido e dalla temperatura elevata, con tanto di fragranza di timo (per facilitare la respirazione). E se è già un problema varcare la porta di camera mia verso il resto della casa (freddo, buio e brutto), potete immaginare quanto sia ben più problematico uscire al freddo di fuori casa. O uscire al freddo di fuori casa ed entrare nel freddo della macchina.
Sì, conviene continuare con la reclusione. E si va a letto presto, la sera. Insomma!
Email..
certo che se non vieni ci manchi molto… il Riki sta pensando a una super scaletta per sabato e poi ti perdi me e il pavesi al lavoro… siamo stati ingaggiati da mia sorella per darle una mano, pare che ci sarà una buona affluenza!!!
io direi che potresti darti una super bomba di tachipirina e partire… giusto per portare il love a mangiare una romantica pizza in città alta… vedere il riki e scappare a casa!!!
A volte mi chiedo perchè sono troppo, troppo facilmente influenzabile da certe mail…
Weekend in quel di Borno
Dopo il concerto dei Subs ero troppo esaltato per andare a letto. E così, tra il finale di stagione di Lost, il download dei 3gb di video (con l’orribile scoperta che mi sono autoregistrato la mia voce) dalla macchina fotografica, un giro di controllo su myminicity e un rapido aggiornamento della wishlist, è arrivata la mattina.
Urgeva quindi una doccia (al freddo e al gelo, brrr), un’adeguata colazione e la preparazione dello zaino per andare in montagna con Love & co.
Preparazione dello zaino che ha portato alle solite discussioni con i genitori, perchè ovviamente quello che è sempre e solo stato in un posto, era in un’altro. Molto più consono. Quindi introvabile (vedasi la bustina per spazzolino, dentrifricio & co: apro con fare sicuro l’anta centrale superiore dell’armadio nella mia excamera..per scoprire che lì c’era la vecchia batterie di pentole, che mia madre non usa più).
Ma, nonostante tutto, lo zaino era pronto. E si poteva attendere che lo passero a prendere alla volta di un po’ di sana lontananza da casa, in (decisamente) buona compagnia.
E cosa dire del w-end in montagna?
Una casetta veramente carina ed accogliente, un menù fisso (pasta tonno e piselli), qualche problema di tiraggio del camino (e relativo affumicamento degli ospiti), il termostato a 25° con le finestre aperte (per far uscire il fumo), le interminabili partite a Charcassonne, il piacere di entrare in un letto già scaldato da uno scaldaletto (lo voglio!), la presenza di Love, la tivvù spenta, la lontanza forzata da spetteguless, twitter e gmail (no, questo è un male!), la pace e la tranquillità , il bello di dormire fino a mezzogiorno senza nessuno che rompe le scatole, fare colazione all’1 e pranzare alle 3, rimanere ammaliato dalla neve che dolcemente cade.
Piccoli piaceri, che hanno reso il weekend bello bello bello!