Un matrimonio. E dei colombi.
Troppo desiderosi di libertà .
Troppo veloci per essere visti.
Troppo veloci per essere impressi.Â
E lì, dietro la colonna, qualcuno si preparava a lanciare quell’orripilante e puzzolente pastone contro gli sposi..
Sarà , ma a me parlare con la Bergamasca fa bene.
E fa piacere leggere e riflettere su quello che voi mi scrivete. E sento che, intorno a me, ho un sacco di persone che, chi più, chi meno, ci tiene a me.
Via la tristezza, via le crisi e un po’ più di risoluzione e fermezza guardando il mio futuro e la mia situazione.
E’ stupido lasciare sfuggire l’occasione che aspetto da almeno 4 anni.
E’ stupido fare di tutto per uscire di casa, a 23 anni, per cosa, poi? Non risolvere il problema con i miei e – forse – faticare a vivere e fare molti sacrifici.
Quindi, signori miei, quella è la mia casa ed è giusto che ci viva ancora, fin quando ne avrò bisogno.
Quella è la mia famiglia e devo darmi da fare perchè i rapporti si sistemino.
Quello è il mio futuro e ci devo almeno tentare.
E mal che vada, per una volta nella mia vita, non avrò rimorsi.
Numero totale di foto fatte alla festa a sorpresa per Francesca e Nicola di sabato: 6
Numero totale di foto in cui si riconoscano almeno lontamente i soggetti: 2
Ora, va bene che era notte, va bene che anche io – col senno di poi – non ho praticamente fatto foto perchè c’era troppa gente che non conoscevo e stranamente non mi era preso il morbo da cinesino. Però questa minuscola ultrasottile ultracompatta ultra (ai tempi) costosa Nikon Coolpix S6 ha rotto il c**** (© 2008 by Francesca), soprattutto in notturna.
Appena il conto in banca lo permetterà , arriverà una più che valida sostituta. Canon EOS 450D o Nikon D60?
Appena tornato da una splendida serata a Bergamo. Una casa bellissima, il fortissimo senso di famiglia che ne traspare, una vista meravigliosa. Poi, loro, gli sposini. E un gruppo di 30 e più amici per festeggiarli. Ma queste sono solo anticipazioni nella notte, pensieri sparsi.
* questo post è stato scritto alle 2 e passa di notte, appena tornato a casa. Una serie di pensieri sparsi, scritti velocemente, via iPhone, mentre il sonno mi assaliva. Avevo controllato l’assenza di accenti prima di inviare il tutto, ma mi hanno fregato lo stesso. Ora non mi ricordo cosa avevo scritto, a parte quella frase in corsivo, che magari non era neanche così. Il resto è perso, per sempre, nei meandri di questo internet..
Capita che sia il caso, mentre sono in coda, che ci faccia incontrare.
Capita che il tuo lui, poi, si diverta a prendermi in giro.
E capita pure che – chissà come – decida di fare lo sbruffone e di autoinvitarmi a cena con voi, in attesa che inizi l’evento.
Capita pure che alla fine dell’evento ci sia uno scambio di bigliettini da visita.
E inizia, nel buoio di quella notte, uno scambio di email.
Dopo un sacco di tempo, ci si rivede, una sera, a Bergamo. E inizio ad amare quella città .
Poi capita che io diventi un noi.
E ho un nuovo invito per Bergamo, per una festa di un tuo collega. Ma chi pensava che non sarebbe stata una noiosissima festa in giacca e cravatta con perfetti sconosciuti? Chi pensava che anzichè essere un io, potevo essere un noi, senza problemi?
E continua a crescere qualcosa. Le confidenze, i consigli, un sentimento di affetto e amicizia che diventa sempre più forte.
E poi, finalmente, ti presento il mio “noi”.
Giretti e cene a Milano e a Varese, altri compleanni, cenette nella tua fantastica casa per guardare San Remo in versione retrò, un po’ di idee e progetti miseramente falliti.
E l’annuncio di quel che succederà l’8-8-8, qui.
E la mia felicità , la nostra felicità , per te, per voi.
E la certezza, avuta ormai qualche giorno fa, che quella felicità , quei momenti, quegli attimi li condivideremo con voi e saranno per sempre impressi nella nostra memoria.
Ma oggi, alla fine, posso fare ben poco.
Oggi posso solo farti gli auguri per il tuo compleanno.
Auguri,
Francy,
auguri.
Oggi, tra un mese.
Immersi nello splendore di un’isoletta greca. Belli, felici e (si spera) abbronzati.
Due cuori, già uniti, saranno ancora più uniti.
E noi, saremo felici per loro.
E noi, saremo felici con loro.
Appena tornato a casa ho iniziato a pensarci. Sono passato da un estremo all’altro. Quando ero bambino, a momenti non sapevo neanche cosa fosse un compleanno, perchè i miei non me ne avevano mai organizzato uno. E vedevo i miei compagni di classe che facevano mega feste di compleanno, con striscioni, gioconi, miliardi di regali e miliardi di invitati. Io, invece, massimo che ho fatto è stata una misera festicciola con una torta (così così) e 3-4 amici.
Quest’anno invece, sono settimane che continuo a festeggiare il mio compleanno. Prima col mega regalo by Love (che non ho ancora pubblicato nella Magenta Desk Family!!!), poi con la cena da V. & R., lo strano braccialetto della F. e il libro di E., poi la torta + regalo a sorpresa degli amici del paesello provincialotto. E questa sera, un’altra festicciola in quel di Bergamo.
E tra l’altro, mentre tutti gli altri anni sono impazzito per tentare di organizzare qualcosa di decente che si è rivelato sempre un mezzo fiasco, quest’anno non ho mosso un dito. E ci hanno pensato altri ad organizzare per me un sacco di belle cose.
E sono contento. Non perchè non ho fatto nulla o per via dei regali ricevuti. Ma perchè finalmente mi sento considerato. C’è qualcuno che si ricorda di me, di sua sponte.
Nello specifico, ci sarebbe molto da dire sulla serata di oggi. Sul ritardo reciproco, sulla fantastica cena polenta, arrosto e bollicine della Fra. Su quanto sia bello entrare in casa loro e trovare ogni volta qualcosa di nuovo. Sul mega schermo Samsung che però, dopo mille risontinazzazioni manuali, ci ha obbligato a vedere San Remo in bianco e nero (e come si fa a parlare male di come erano vestiti?). Sulle sagge parole della Fra. E sul rinnovato invito per essere presenti l’08-08-08. E sullo strano stato d’animo che mi ha accompagnato per tutto il viaggio di ritorno. Sul fatto che io – a Bergamo – con i miei Amici – ci sto veramente bene.
Una giornata piuttosto piena quella di venerdì.
Tra lavori da (tentare di) finire ovviamente all’ultimo momento, quando ero già in ritardo, tra chiavi perse e poi ritrovate. Con un’arrabbiatura che è sfumata solo dopo essermi sfogato con Love, una volta che eravamo bloccati nel traffico del tratto urbano dell’a4. Giusto per imprecare contro tutti quelli che in quel momento stavano andando a Bergamo.
Arrivati in ritardo, come sempre. Ma è stata una bellissima serata. Il Riki è veramente bravo a cantare. E dal vivo rende benissimo. Una scaletta che ci faceva tornare agli anni ’80 e una canzone che ci ha dedicato che mi ha emozionato. Tanto ma tanto.
siamo così
è difficile spiegare certe giornate amare,
lascia stare, tanto ci potrai trovare qui
Poi c’è stata la consegna del regalo al Nicola. Un po’ in anticipo e lui l’ha pure aperto. E mi sa che adesso ci starà pure giocando 🙂
E in tutto questo, solo un pensiero fisso. Io, a Bergamo, sto bene.
Credo sia il caso di postare qualcosa. Giusto per iniziare a far scivolare via il post precedente. Per ricacciare nell’armadio quel mostro che è di nuovo saltato fuori.
Ma ora, non riesco a scrivere nulla. Nulla che sia degno della serata di ieri. Il thè a casa di F. + N., le briochine chimiche nel cestello da picnic di cartone, le sagge parole di F., il giro in Bergamo Alta, la tranquilla festicciola a casa del R., la speranza di riuscire finalmente a fare quello che voglio della mia vita, il ritrovamento del mio book, il sogno di abbandonare Milano e provincia, il Get Up, il viaggio di ritorno e quei momenti sotto casa tua. E la tua domanda. Quella che iniziava con tutti i vari se. Ti ho già risposto. Ma, voglio ripeterlo. Sì, vorrei andare a vivere con te. Appena riusciamo. Ma sappi che io, nelle faccende di casa, sono un disastro.