Attraversare le vie di una città a misura d’uomo, circondato da suoni e colori.
Macinare chilometri, forse un paio di troppo, stringendo una mano e sentirla calda, viva, sentirla mia.
Commentare, ridere, correre a fare qualche foto e fermarsi ad aspettare gli altri.
Osservare con occhi curiosi il pacifico fiume che felice, allegro e gioioso scorreva tra il traffico e le case.
Vedere di essere visti dai cittadini, dai curiosi, dagli automobilisti fermi nel traffico, dagli studenti sui balconi, dalle vecchiette nascoste dietro le tende.
Gli occhi umidi durante i discorsi finali.
Un senso estremo di libertà , di poter esser me stesso, senza alcun vincolo.
Avere ancora una volta la conferma di non essere solo, di essere tutti uguali e ognuno diverso.
Ma anche la brutta sensazione di non essere visti da chi doveva vederci, di essere ignorati da chi ci dovrebbe ascoltare, di non essere considerati da chi dovrebbe fare informazione.