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Toh, un cuoco! – Commento a caldo per Raiperunanotte

È finito da poco Raiperunanotte.

Le cifre sono impressionanti: 120.000 utenti unici in streaming collegati a live.raiperunanotte.it, quelli collegati dalle home dei vari giornali, diversi canali televisivi terrestri (locali e non), il supporto satellitare di Current.tv, alcune radio (circuito Radio Popolare ma anche RadioNation1 via web), gruppi d’ascolto in 200 piazze d’Italia oltre a tutta la gente fuori dal palazzetto di Bologna teatro dell’evento. E poi gli sponsor (prima tra tutti Fastweb) e le donazioni (50mila donazioni da 2.5€) per finanziare la trasmissione.

Notevoli, veramente notevoli gli interventi di tutti partecipanti, a partire da uno scoppettante Luttazzi (finalmente in “tv” dopo 8 anni), passando per Lerner, Travaglio (1 e 2), Gabanelli, Monicelli, Vauro, Crozza, Santoro. Unica stonata, forse Morgan, chiamato perché escluso, ma che non è riuscito (per un motivo o per un altro) a fare un discorso sensato con dei contenuti e ha interrotto senza possibilità di rimediare Iacona.

Non più talkshow con politici litiganti, ma un vero e proprio evento che è riuscito a mescolare i mezzi di comunicazione. Interessante come un format, Annozero, tutto sommato vecchio e noioso che nasce dalla tv, si sia è trasformaro in altro, finendo principalmente sul web e riescendo a generare un’ondata di commenti tramite l’hashtag #raiperunanotte (qui su Twazzup), tanto da incuriosire anche utenti Twitter di altre nazioni. Si parla di oltre 4000 tweet all’ora, record storico per l’Italia e secondo Trendistic, si è raggiunti lo 0,18% (anche se avevo visto anche un 0,19) di tweet sul totale. Un numero veramente impressionante, calcolando la diffusione di Twitter in Italia rispetto al resto del mondo

Un mix di mezzi, che porta anche l’esperienza della “tv” ad un altro livello, abbandonando la passività e rendendola invece attiva, commentabile. Genera discussioni in realtime e ulteriore diffusione per l’evento. Ma come dice Vittorio Zambardino:

Domani si vedrà meglio tutto ciò che è successo

[…]

Ma forse la cosa più probabile è che scoppi qualche “scandalo” e che si riprenda a discutere di “regolare il web”

che si lega indissolubilmente al dubbio che compare su L’Espresso:

Ma Raiperunanotte, […] è stato anche il battesimo di una nuova televisione: quella che non ha paura, quella che è forse normale in tutti i paesi dell’occidente, ma che da noi è diventato impossibile fare.

Non si sa ancora se è una televisione possibile, o se rimarrà l’esperienza di una sera: ma guardando e ascoltando gli ospiti di Santoro parlare, veniva da chiedersi che cosa sarebbe oggi l’Italia se per quindici anni non fosse stata anestetizzata da una comunicazione omologata, paludata, autocensurata anche nelle trasmissioni meno controllabili dal governo, come quelle di Floris e Santoro. Veniva da chiedersi che cosa sarebbe oggi l’Italia se i telegiornali non fossero – sempre, anche nei periodi in cui Berlusconi non è stato al governo – dei grandi silenziatori e degli inesorabili frenatori.

Per chi si fosse perso Raiperunanotte, è qui su RepubblicaTV, mentre sul Corriere c’è un buon riassunto dei passi più salienti della trasmissione.

La terza puntata del (non troppo) strano caso di Sybelle, WordPress e John Ashfield

Ecco, lo so, adesso diranno che noi blogger siamo strani, che ci impuntiamo su certe cose.

Ma quanti post sono stati scritti sull’argomento? Basta fare un giro su Google. Quanto se ne è discusso sull’argomento? Basta fare una search su Friendfeed.

Sono state dette molte cose, ma i punti fondamentali sono pochi, chiari, semplici e comprensibili. E ci trova tutti più o meno concordi.

Tutto questo preambolo per dire che siamo arrivato al terzo episodio della saga (qui il primo, qui il secondo), quello in cui compare il Sig. Andrea Celli, proprietario dell’azienda, che ha diffuso una lettera aperta, questa volta scritta personalmente e indirizzata ad Arianna.

Lettera aperta ad Arianna alias Sybelle

Cara Sybelle

Mi chiamo Andrea Celli e sono il titolare del marchio John Ashfield , oggetto del suo blog.

Errore! Sybelle nel suo blog non parla mica sempre e solo di John Ashfield, anzi, l’ha nominato si e no una volta un anno fa. Al massimo, ne ha parlato in un suo post.

Ho deciso di scriverLe personalmente perché sono rientrato ieri sera da un viaggio d’affari all’estero ed appena informato dai miei collaboratori sull’accaduto di questi giorni, sono rimasto sinceramente sconvolto da tutto quello che era successo in Internet ,

Eh, anche noi siamo rimasti sconvolti dall’accaduto e da come si è comportata prima WordPress, poi la sua azienda.

In seguito alla richiesta da noi inviata a WordPress per la rimozione dei commenti di quelle persone di cui non conosciamo l’identità e che , non qualificandosi , ma in modo anonimo , sul suo blog volevano chiaramente non portare una critica costruttiva, ma solo danneggiare intenzionalmente la mia azienda .

Ok, va bene. Questo l’abbiamo capito. Però come Lei continua a ripetere che quei commenti andavano tolti, così io mi sento in dovere di ripetere che c’erano ben altri modi che passare subito per l’host, scavalcando di fatto la proprietaria del blog, che avrebbe sicuramente accolto la richiesta. E, ribadisco, tutto questo polverone non si sarebbe sollevato.

Le ribadisco , come Le è stato già spiegato nella nostra lettera aperta, che ritengo questi commenti anonimi fortemente lesivi e diffamanti del marchio John Ashfield perché non corrispondono sicuramente alla realtà della mia azienda, un’azienda a cui io ho dedicato e dedico tuttora la mia vita , con grande passione per questo brand John Ashfield che , con grande sacrificio mio e dei miei collaboratori , è diventato una realtà mondiale realizzando in tal modo il mio sogno.

Io non conosco nulla di Lei , né ho il piacere di conoscerLa personalmente , ma presumo che Lei sia una ragazza giovane, piena di capacità e sicuramente tecnicamente molto preparata per muovere critiche costruttive ad una immagine pubblicitaria, tuttavia non posso accettare che nel Suo blog Lei permetta di pubblicare commenti non alla sua critica, ma affermazioni anonime sulla nostra azienda , lesivi e diffamanti della nostra immagine e della nostra organizzazione aziendale e produttiva , di cui Lei non sa e non può sapere nulla, senza che Lei ne abbia controllato la veridicità . Questa è una Sua responsabilità, perché gettare fango ad una azienda è troppo facile rimanendo nell’ anonimato e sfruttando il Suo blog per tali scopi.

Dato che La ritengo una ragazza sagace ,spero Lei comprenda di aver fatto degli errori gestendo con leggerezza un blog sul mio marchio e permettendo di trattare in esso una materia a Lei sconosciuta, errori di cui noi ne pagheremo le conseguenze.

Ancora, lo stesso errore. Post. Un singolo post, non un intero blog. Blog sta  post come giornale sta ad articolo. È facile. Sulla chiusura apocalittica della frase non mi esprimo. Anzi sì, ma mi ripeto: c’erano ben altri modi per gestire la faccenda. Uno di questi, quello più facile, era di contattare direttamente l’interessata. E sicuramente l’Internet intera non si sarebbe assolutamente preoccupata del fatto che un paio di commenti di un post caduto nel dimenticatoio. E se anche qualcuno, dotato di un minimo di intelligenza, li avesse trovati, non li avrebbe neanche considerati più di tanto.

Quindi Le chiedo sinceramente di aiutarmi in prima persona a far cessare tutto questo casino che ne è scaturito dal mondo di Internet contro la mia azienda.

Il mondo di Internet non si è scagliato contro la sua azienda. E anche questo è stato già scritto più e più volte, anche nel mio post in cui lei ha pubblicato questa lettera aperta. Ha letto il mio post o ha solo fatto copia/incolla? Ancora non avete capito il punto fondamentale della vicenda (e questa volta sono io che vado di copia/incolla): tutte le discussioni vertevano su come WordPress.com si sia comportata male nei confronti di una sua blogger e dei contenuti prodotti da lei, che sono proprio ciò che permette all’azienda di guadagnare attraversi i banner pubblicitari. Sull’azienda si è solo riportato quanto scritto dalla Camera di Commercio di Forlì Cesena in questa pagina e nello specifico su area di import: Bangladesh, Egitto, Hong Kong, Pakistan, Turchia. Ma, appurato questo, basta. Dopo quello non si è più detto niente su cosa l’azienda produce o di come lo fa, si è ritornati a parlare di WordPress.com. Ma la lettera aperta della sua azienda ha dato un ulteriore spunto alla conversazione, mostrando – ancora una volta – tutti i vostri limiti nell’affrontare la situazione e anche questa sua lettera non è da meno.

Vorrei comunque anche avere l’opportunità di conoscerLa meglio per capire perché ha fatto questo e quale vantaggio può esserle venuto da questa situazione.

Da qui in poi inizia l’illeggibile. COSA!? Sta accusando che sia una macchinazione premeditata a danno della sua azienda? Ma stiamo scherzando!? Ora è vietato esprimere opinioni su una campagna pubblicitaria (visto che è questo che Sybelle ha fatto)?

Se posso darLe comunque un mio consiglio per il futuro, Le dico che nella vita non basta aprire un Blog per realizzarsi criticando quello che fanno gli altri,

Ora siamo passati alla paternale. Ma come si permette? Sybelle si sente realizzata perché critica quello che fanno gli altri? Ma come si permette di giudicare così una persona che non conosce? E soprattuto: ora è vietato esprimere opinioni negative, portando valide giustificazioni, sul perché una campagna pubblicitaria è fatta male o non funziona? Si parla di opinioni, giuste o sbagliate che siano. Opinioni.

perche come Lei saprà , lavorando si può anche sbagliare , ma forse è meglio investire le proprie energie cercando di creare un proprio progetto facendolo con passione e sacrificio come io ho sempre fatto in questi anni.

Non credo ai miei occhi. Siamo arrivati al “io produco, voi tutti non fate un ****, vergognatevi”?. Detto pubblicamente a migliaia di potenziali clienti?

Andrea Celli

ah, un’ultima cosa: i commenti servono per rispondere al contenuto del post. Se si vuole avere una conversazione, ovvio. Fare invece copia incolla di massa non serve a nulla: è solo spam. E su questo punto, se ne parla benissimo in questo post.

E spero anche che questa terza puntata sia anche l’ultima.

La lettera aperta di John Ashfield a Sybelle

Ed ecco che John Ashfield risponde al caso di censura operato da WordPress.com nei confronti di Sybelle, con una lettera che fa capire che l’azienda (sempre che la risposta arrivi dall’azienda stessa e non sia un fake) non ha capito nulla della discussione sorta.

Gentile Sig.ra Arianna,

Le scriviamo in merito al Suo blog relativo al nostro marchio John Ashfield per cercare di spiegarLe la motivazione per la quale riteniamo che WordPress abbia assunto tale provvedimento.

Sicuramente il Suo articolo, criticante la qualità di una sola nostra pagina, confrontato all’intero programma pubblicitario che appare annualmente sulle maggiori testate giornalistiche, non avrebbe causato alcun risentimento da parte della nostra azienda poiché siamo aperti a qualunque critica costruttiva, purchè, si spera, fatta da persona con le dovute competenze tecniche e specifiche del settore.

Eh!? Posso dire che una pubblicità non mi piace solo se sono un pubblicitario competente? Eh beh! E comunque, sarebbe bastato documentarsi e capire che – sì – Sybelle è competente in materia.

Quello che invece riteniamo inaccettabile sono, tra i commenti al Suo articolo, le affermazioni diffamanti , che nulla hanno a che fare con la Sua critica, perchè prive di alcun fondamento e non corrispondenti al vero e fortemente lesive della nostra immagine di qualità del marchio John Ashfield, immagine che abbiamo sempre cercato di curare ai massimi livelli in 30 anni di attività. Basti vedere i risultati ottenuti dal nostro brand a livello internazionale.

Come Lei ben saprà, c’è una differenza sostanziale tra “critica” e “diffamazione”, e sicuramente la nostra azienda non può rimanere impassibile davanti a certe affermazioni che sappiamo false con certezza. Lei stessa, essendo la creatrice della pagina del blog, avrebbe dovuto e potuto filtrarLe, rimuovendo quelle che sono palesemente offensive del nostro marchio.

Sicuramente WordPress, oscurando l’intero blog, ha interpretato in senso allargato il nostro reclamo relativo alla rimozione dei soli commenti diffamanti, reclamo che, in buona fede, non abbiamo pensato di inviare a Lei, non avendo trovato i Suoi riferimenti, ma direttamente all’hoster.

Non “abbiamo pensato”? Cosa!? La frase corretta dovrebbe essere “Avevamo pensato di inviare a Lei (il reclamo), ma non avendo trovato i Suoi riferimenti …”. Peccato però che basta un click sulla prima voce della sidebar del blog di Sybelle per trovare i riferimenti mail, facebook, twitter e anobii. Oppure bastava scrivere un commento al post e la cosa si sarebbe risolta in ben altro modo, con la sola eliminazione dei 2-3 commenti in questione e “l’internet intera” non avrebbe saputo nulla della questione.

Con la speranza di averLe chiarito la nostra posizione, siamo certi che Lei si renderà conto del danno di immagine che ci è stato causato prima dai commenti contenuti nel Suo blog, e tutt’ora dalla campagna diffamante scatenatasi dalla errata interpretazione del provvedimento assunto da WordPress.

Non è in corso nessuna campagna diffamante nei confronti di John Ashfield, se non sul come non ha contattato direttamente Sybelle. Tutte le discussioni vertevano su come WordPress.com si sia comportata male nei confronti della sua blogger e dei contenuti prodotti da lei, che sono proprio ciò che permette all’azienda di guadagnare attraversi i banner pubblicitari. Sull’azienda si è solo riportato quanto scritto dalla Camera di Commercio di Forlì Cesena in questa pagina e nello specifico su area di import: Bangladesh, Egitto, Hong Kong, Pakistan, Turchia, che sembra cozzare con la definizione di “tessuti scozzesi” presente sul sito della società. In questo caso, se si tratta di diffamazione, è da denunciare la Camera di Commercio.

Chiediamo quindi anche a Lei di attivarsi affinchè questa situazione rientri nei canoni di una normale e civile discussione in rete.

Altra frase assurda. Sybelle non ha alcun potere sulla discussione, come nessuno. È già una normale e civile discussione, senza toni esasperati, urla o strilli. Again, il polverone l’avete sollevato voi di John Ashfield e il caso diventerà presto un altro caso da manuale di come certe aziende non sanno gestire la propria reputazione online.

In attesa di un Suo positivo riscontro, Le inviamo i nostri cordiali saluti.
John Ashfield

E poi, firmato John Ashfield. L’azienda firma? Una persona giuridica!? Non c’è un nome, un responsabile delle pr, un manager, una qualsiasi altra persona? A quanto pare no. A meno che non esista veramente un Sig. John Ashfield.

WordPress.com censura il post di Sybelle “John Ashfield ADV: pleeease!”. Complimenti, eh!

Grazie a Friendfeed scopro che venerdì WordPress.com aveva oscurato il blog di Sybelle.

E oggi, da un thread di Marco Massarotto, viene fuori il probabile motivo, ma nulla è ancora certo: a quanto pare a qualcuno non è piaciuto molto qualche commento pubblicato su quella pagina e per tutta risposta wordpress.com ha oscurato l’intero blog, senza alcuna comunicazione (preventiva o meno) di spiegazione all’autrice.

Direi che è un tremendo scivolone per una azienda che comunque gode di una buona reputazione e non credo che un comportamento del genere sia giustificabile. Dopo numerose mail tra lei e chi sta seguendo il caso in WordPress.com, Sybelle ancora non ha ricevuto una buona spiegazione, sul perché sia stato bloccato tutto il blog e non solo l’eventuale commento, né da chi sia arrivata la segnalazione o di che tipo sia. Anzi, è stata persino “minacciata” del fatto che avrebbero consigliato alla controparte di rivolgersi a legali/tribunali. Ma poi rivolgersi a legali/tribunali per cosa? Per un post di opinioni (opinioni!) su una campagna di advertising realizzata male? Per i commenti lasciati da altri (di cui wordpress.com ha gli ip, ma avendo eliminato il post, Sybelle non li può più recuperare), anche se probabilmente l’autore è lo stesso? Ma soprattutto… chi è l’altro interlocutore?

Bah.

In ogni caso, questo è il post, recuperato dalla cache di Google.

John Ashfield ADV: pleeease!

Quando scrivo di qualcosa che non mi piace so essere particolarmente acida.

Questa è una di quelle occasioni.

Parliamo delle campagne stampa di John Ashfield che mi sorbisco costantemente in quanto lettrice di XL.

Compro il voluminoso giornale e mi ritrovo a fissare quelle che possono esser catalogate tra le più sgraziate pubblicità mai viste.

John Ashfield è una marca d’abbigliamento che s’appoggia su una ben costruita brand image: produce un vestiario (e relativi accessori) che si rivolgono a un pubblico giovane, tra i 23 e i 35 anni (secondo la mia percezione) rievocando l’atmosfera dello sport, in particolare del cricket e del golf.

Quindi viene in mente Londra, i tornei tra prati verdi perfettamente tagliati e una certa noblesse d’animo.

Niente male per un’azienda della provincia di Forlì e Cesena, insomma.

Quando ho scoperto questo piccolo particolare mi son meravigliata.

Non apprezzo molto lo stile che questa marca propone, un casual sui toni del blu, del beige e del verde, ma ammetto d’esser affascinata da certe iconografie (come l’uso di stemmi) e dalle camicie dai sobri ma inconsueti dettagli, cose che John Ashfield mostra in ogni collezione.

Comunque, torniamo alle campagne stampa.

Questo mese sulla quarta di copertina di XL si può ‘ammirare’ la pubblicità in questione della collezione primavera/estate 2009.

Rappresenta due modelli (sempre gli stessi da qualche stagione) su un campo da golf.

Rabbrividisco.

1) Le fotografie dei modelli non sono a fuoco. Oltretutto le loro figure sono scontornate male. E la sovrapposizione del ragazzo sulla ragazza è pessima: si vede che non son stati fotografati insieme: lei pare sproporzionata rispetto a lui;

2) Che razza di fotografia hanno scelto come sfondo? Siamo in Svizzera? Cosa sono quelle casette che si vedono a sinistra? Le luci inoltre non combaciano: mentre i modelli son illuminati da riflettori frontali, nella fotografia di sfondo il sole cade da destra. Insomma, gli elementi si fondono alla grandissima! Eh!

3) Che espressione ha il modello? Terrorizzata? E’ colto di sorpresa? Sempre meglio della modella che pare pensare ‘Che ci sto a fare qui?’.

4) Marchio e logo. Penso siano stati realizzati con Paint, più o meno. Kitch a dir poco. Il font usato, oltretutto, è stra-usato e non centra assolutamente niente.

Signor John Ashfield, please!

Change!

E mi raccomando, Google, indicizza bene anche questo post.

Elezioni Europee 2009: usa il tuo voto!

L’Unione Europea ha promosso una campagna pubblicitaria per invitare i cittadini a riflettere accuratamente su alcuni importanti temi e scegliendo, di conseguenza, a chi assicurare il proprio voto.

Il Parlamento europeo ha approvato la campagna nelle scorse settimane, con il voto favorevole di tutti i gruppi, compreso il Ppe (quello di riferimento, a Strasburgo, del Popolo delle libertà). Poi i creativi si sono messi all’opera consegnando sei diversi manifesti, con messaggi tematici tradotti in 23 diverse lingue. Ma quelli con le scritte in italiano rimarranno negli armadi.

Chissà come mai da noi sono stati censurati…

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Via SuperPop
Via
L’Unità

La RAI ci ha riprovato

Una piccola, piccolissima nota.

Alla fine la RAI ha trasmesso la versione integrale de I segreti di Brokeback Mountain.

Ovviamente doveva fare qualche pasticcio, quindi anziché trasmetterlo martedì, come da comunicato stampa, ha preferito inserire il film nel calderone delle variazioni pazze e selvagge di questo inizio settimana, assieme allo spostamento di X-Factor e la nuovissima (?) controprogrammazione (!?) per far concorrenza a Mediaset.

Ora, non so se la comunicazione in televisione c’è stata o se è stata efficace, ma noi, in ufficio, abbiamo avuto qualche problema nello scoprire (all’ultimo) la variazione del palinsesto.

La RAI ci riprova

La mia giornalista TV mi ha appena comunicato che Rai2 manderà in onda martedì 17, alle 23:40, Brokeback Mountain.

Dopo la polemica per la scandalosa messa in onda del film qualche mese fa e per la censura ridicola di alcune scene (e non di altre), Rai si era giustificata parlando di una serie di casualità che avevano impedito la trasmissione del film senza censure e promettendo la riprogrammazione dello stesso.

Ora sembra sia arrivato il momento. E vedremo se manterranno le promesse.

Campagna di Current.tv censurata: la parola agli autori

Ho trovato qui questo testo, scritto (da quel che ho capito) dagli autori della campagna pubblicitaria censurata dalla ATAC di Roma, con strane (e non coincidenti) motivazioni. Direi che il testo è da leggere, fino in fondo, più volte. E vorrei avere Sky, per riuscire a vedere quei due documentari, che sembrano in ogni caso interessanti.

Non ricordo il nome di un critico d’arte, della corrente formalista russa, che affermava qualcosa tipo: se all’inizio del racconto lo scrittore descrive un chiodo piantato nel muro, alla fine il protagonista dovrà impiccarsi con una corda fissata a quel chiodo.

Alludo alla pertinenza. Alludo a uno dei “comandamenti pubblicitari” di Bill Bernbach:

“sii provocatorio ma assicurati che gli stimoli nascano dal prodotto stesso. NON E’ GIUSTO mostrare in un annuncio pubblicitario un uomo messo a testa in giù solo per attirare l’attenzione. Ma E’ GIUSTO mettere un uomo a testa in giù per dimostrare che il prodotto impedisce alle cose di cadergli dalle tasche”.

Non abbiamo bucato la Bibbia con dei proiettili per profanare un testo sacro. Abbiamo voluto simboleggiare il tema dell’inchiesta Vanguard sui martiri della camorra. Un prete ucciso perché dava fastidio a un’associazione di criminali. Questo annuncio pubblicitario si propone di farvi vedere l’inchiesta. Perché lo merita.

Lo stesso discorso vale per l’annuncio sulla guerra segreta in Iran. Non dobbiamo avere paura di vedere un fucile in un annuncio pubblicitario. Semmai dovremmo avere paura di vedere esercito e ronde per le strade delle nostre città.

I Vanguard Journalist rischiano letteralmente la pelle andando nelle aree più “calde” del pianeta, là dove non arrivano altri media, per raccontarci quello che sta accadendo. O che è accaduto e nessuno ci ha raccontato. Sono le inchieste per chi si pone ancora delle domande, per chi cerca delle risposte. Il canale televisivo voluto da Al Gore ha un commitment preciso: se vuoi cambiare il mondo devi prima comprenderlo. Non è solo politica. E’ prima di tutto un pensiero. Quello che in Italia sembra spaventare tanto. Sembrano tutti atterriti dalla eventualità che noi italiani si torni ad avvertire una lontana necessità, quasi un remoto formicolio, come quando si è dormito troppo a lungo, di ricominciare a pensare. 25 anni di “mediasettizzazione” della TV hanno prodotto un devastante sortilegio al nostro paese. Addirittura peggiore dell’effetto procuratoci dai 9 anni (su 14) di governo Berlusconi. Ci hanno fottuto il senso critico” di una generazione”.

Abbiamo fatto una campagna di prodotto. Niente di più. Non ci teniamo proprio a essere visti come i nuovi Toscani della pubblicità. Quelle sono provocazioni gratuite. Le nostre sono e saranno sempre al servizio del prodotto. Vogliamo che si parli di questo. Non di cOOkies. A questo punto temo che anche i prossimi annunci finiscano nel mirino di qualche funzionario, pretore, o imbecille in cerca di pubblicità personale o semplicemente incompetente. Ma non sarà colpa della pubblicità. Sarà stupidità, o la paura di chi non vuole che noi italiani si possa esercitare la nostra facoltà di pensiero.

Tutto questo mi fa tornare in mente il “comandamento” con cui un bravissimo art director italiano (Agostino Toscana) chiosò una volta l’elenco dei comandamenti di Bill Bernbach: “Procurati al più presto un passaporto. E soprattutto usalo”. Lo scrisse almeno sei anni fa, forse sette. Prima o poi seguirò quel consiglio. Nel frattempo, vorrei tanto che questa ingiusta censura contribuisse a piantare un chiodo a cui si impiccasse la carriera politica di qualche incompetente.

La Bibbia e il fucile

Vanguard Current - Bibbia

Vanguard Current - Fucile

Ancora una volta è stata censurata una pubblicità, in Italia. In questo paese con la p minuscola ormai non si può, oltre che a parlare, neanche fare pubblicità. Ok, forse le immagini sono un po’ forti, ma non credo si possano mettere fiori e margherite per la campagna promozionale per queste due inchieste, giusto?

E son state censurate, per via del “difficile momento che sta vivendo la cittadinanza di Roma”, come spiegato chiaramente nel comunicato stampa diffuso da ATAC e pubblicato sul blog di Current TV:

Oggetto: richiesta autorizzazione all’esposizione pubblicitaria dei due soggetti “Bibbia” e “Fucile” della campagna pubblicitaria SKY.

Con riferimento alla richiesta relativa alla campagna in oggetto, pianificata a Roma dal 20 Febbraio, ATAC, dopo aver attentamente valutato i probabili impatti sulla sensibilità dei cittadini e della città tutta, ritiene di non poterne dare autorizzazione all’esposizione sui propri mezzi.

Tale decisione trova fondamento nel difficile momento che la cittadinanza di Roma sta vivendo riguardo alla percezione della sicurezza personale e sociale, in considerazione del quale ATAC non può che coadiuvare l’Amministrazione comunale nell’evitare qualunque elemento che possa ulteriormente aumentare tale disagio.

È, pertanto, la specifica situazione a costituire la chiave di lettura per l’applicazione dei riferimenti contenuti negli articoli 8 e 48 del vigente codice di autodisciplina pubblicitaria.

Distinti saluti.

La traduzione, suggerita da Suzukimaruti, suona più o meno così:

Cioè, tradotto in termini più comprensibili: i tempi sono bui, la gente si agita facilmente e noi dell’Azienda Trasporti dobbiamo aiutare il Sindaco Alemanno a tenere tutti buoni.

Il problema è che c’è di più:

E viene da domandarsi chi è che può avere paura di una video-indagine sui rapporti tra la Chiesa e la camorra, tanto da non volerne diffondere la pubblicità. E soprattutto viene da domandarsi da che parte stia chi, politicamente, non vuole dare l’opportunità alla gente di informarsi su un tema così forte e controverso.

Come al solito, il consiglio è di leggere fino in fondo il post di Suzukimaruti linkato qui sopra.

Via Insert Coin

Note RAI

Non c’è stata alcuna censura, ma una serie di casualità che ha impedito la messa in onda della versione originale di “Brokeback Mountain”. La Rai ha comprato i diritti del film “Brokeback Mountain” tramite Rai Cinema. Per un’eventuale trasmissione senza vincoli di orario, è stato chiesto alla società Bim, che l’ha distribuito nelle sale, il visto censura. In seguito a tale richiesta, il distributore ha consegnato la copia che aveva ottenuto il visto, mentre non è stato sollecitato l’invio contestuale della versione integrale. Pertanto, quando Raidue ha deciso di trasmettere il film ha ritenuto di utilizzare la versione integrale non verificando sul terminale che la versione in possesso della Rai era quella che aveva ottenuto il visto censura per la trasmissione senza vincoli di orario. Il Direttore di Raidue ha preso l’impegno di mettere in programmazione la replica del film nella versione cinematografica senza tagli

Ora si chiamano casualità…