In ogni caso, i motivi sono diversi. Tanti motivi che poco alla volta si sono sommati, fino a raggiungere il mio limite di sopportazione. Per avendo fatto un bel po’ di selezione nei contatti, era tutto un flame, finti tuttologi della domenica, persone che litigano per il nulla, ipocriti, gay che danno dei froci ad altri gay non mantenendo un minimo di dignità neanche per se stessi, finte amicizie, cazzate, maleducazione E io alla fine mi arrabbio per tutte queste cose.
Purtroppo ho un carattere un po’ del cavolo e interiorizzo tutto quello che mi succede e ieri non ha certo aiutato veder andare pericolosamente fuori tema un mio thread che poi è degenerato fino ad arrivare all’insulto tra le parti (e a quel punto l’ho cancellato).
La cosa assurda è che tutto questo forse mi serve anche per sfoltire le amicizie offline. Voglio dire, chi vuole e chi mi conosce dovrebbe già avere tutti i miei recapiti on ed offline per contattarmi. Quante persone, nel giro di queste 14 ore – che per l’internet del tutto e subito coincidono con un’eternità – mi hanno contattato per questa cosa? Non intendo i vari contatti superficiali. Intendo quelli che sento regolarmante via chat, quelli con cui si va agli aperitivi, quelli con sui si organizzano cene, quelli con cui si va al cinema, quelli a cui ho fatto favori o prestato cose, quelli per cui mi preoccupo se leggo che c’è qualcosa che non va e vedo di contattarli, anche in privato.
Beh, dicevo, quanti? Uno.
Ma forse, sono solo io che devo ridimensionare un po’ le aspettative nei confronti degli altri, vero?
Sto finendo di ripassare un libro ai limiti dell’assurdo, con errori di grammatica, sintassi, virgole messe a casaccio che separano il soggetto dal verbo, verbi non concordati con i soggetti, errori di battitura, uso creativo di parentesi e trattini. E sbagliano persino i nomi propri di prodotti e servizi: i-phone, FaceBook, Blog Spot.
La cosa peggiore sono però i contenuti.
Pagine e pagine di fuffa inutile, che ovviamente non mi vuole entrare in testa.
Poi, dopo l’esame di domani, bisogna pensare alla revisione di martedì, comprare gli ultimi regali, trovare il tempo di andare a tagliarsi i capelli e rendersi presentabile entro martedì sera, per la Cena di Natale organizzata dai Danimarchesiâ„¢ di ritorno in patria dopo 6 mesi di freddo e di Erasmus.
Nel frattempo mi sono comprato il mio regalo di Natale. E sto tenendo d’occhio altre offerte per farmi altri 2 possibili regali, anche se uno necessita dell’itervento dell’Architetto per poter essere effettuato.
Per il resto fa freddo, c’è la neve, il Comune si è dimenticata della mia via, tanto che è diventata un’unica pista di pattinaggio su ghiaccio. Vedrò domani mattina quando dovrò uscire. Già temo, visto che si aggiungono altre difficoltà al dover affrontare mamme e papà con SUV ed altri macchinoni che devono portare i pargoli a scuola. E non si rendono conto che se parcheggiano davanti ad un cancello automatico che si sta aprendo, forse dovrebbero spostarsi, non arrabbiarsi se suono quando rimangono fermi fregandosi del fatto che devo uscire.
Poi, ironia della sorte, mio padre oggi è tornato a casa con proprio quel set di 100 lucine led da esterno. 9,90€, all’Iper. E questo è il primo anno che mettiamo le decorazioni agli alberi in giardino, queste decorazioni fredde e tristi. È il primo anno dopo aver passato tutta l’infanzia, quando ancora credevo nella magia del Natale, a volere delle luci da esterno sul pino, quello alto altissimo che superava persino il tetto della casa e che ora mi sembra che non ci sia più. O forse è solo stato notevolmente tagliato. Non ricordo.
E ora la mente sta pure viaggiando avanti e indietro.
Ho iniziato ad odiare il Natale quando non l’ho più passato con la famiglia allargata. Finita la scuola andavamo a Varese dalla Nonna. E stavamo lì. E a Natale era bello. Il pranzo preparato dalla nonna e poi tutti a casa dello zio, con gli altri zii, i cugini e qualche altro parente di parente. E i giochi, e il gioco della torre e l’invidia dei cugini che avevano il conto al Credito Varesino e a loro regalavano i soldi man mano che depositavano le varie mance. E invece i miei soldi/regali sparivano in bot o obbligazioni, delle cose brutte e che non potevo certo portarmi a casa e giocare. Poi giocavamo al mercante in fiera e mi piaceva, anche se ora non ricordo più le regole. E poi la tombola, il caldo del camino dello zio e il loro bel presepe.
Poi basta, è successo che la nonna ci ha lasciato, i cugini sono cresciuti e il ramo milanese della famiglia si è allontanato da quello varesino, rimasto più compatto. E Facebook ora non è neanche di aiuto, che nessuno ce l’ha. E non ho neanche numeri di cell o email, per dire.
E così sono iniziati i Natali in tretudine, senza regali, senza gioia e felicità .
E ho smesso di divertirmi a fare il presepe, di attendere con ansia l’8 dicembre per iniziare le decorazioni, ho smesso di accendere tutte le sere le luci e fissare inebetito l’albero e vedere le diverse intermittenze delle catene luminose intrecciarsi tra di loro e creare giochi di luce e di ombre sulle pareti.
Poi però non si dice, ma nel frattempo si è aggiunto un altro ramo di un’altra famiglia alla mia vita. Con gli n-mila componenti, la voglia di stare insieme, e le cene, e i pranzi e l’allegria e i bimbi che urlano e i genitori che li sgridano senza successo e le risate e la ciacola continua.
E la cosa stride notevolmente con la mia famiglia, quella della non sopportazione del convivio perchè “non siamo fatti per queste baracconate”. E veramente, non comprendo come facciano a vivere bene, da soli con loro stessi, senza avere amici da frequentare e sentire e vederci e pranzare e ridere e scherzare. Senza vedere i loro fratelli e le loro sorelle, anche se è una cosa che non capirò mai visto che sono figlio unico.
Eccoci all’ennesimo post della solita serie (che voi non volete leggere).
È che oggi tra una storia e l’altra non ho fatto nulla. Cioè, sì, ho dormito, studiato Javascript, ho accompagnato un’amica a fare shopping (e parlato, che ne avevamo bisogno entrambi), ho ricevuto una brutta chiamata di lavoro che mi conferma che i prossimi giorni saranno tremendi e lo sarà pure Agosto, ho raggiunto il Byb a Bovisa e siamo andati insieme a fare un aperitivo col Gatto al Lelefant ed è andata bene, tra chiacchere, risate, commenti acidi, camerieri lumaconi e finto-brasiliani.
Eppure ho la sensazione di non aver fatto nulla.
Non nulla in generale. Ma nulla per me.
E domani, in ogni caso, la giornata sarà molto simile…
Alla fine, sono andato un po’ a logica, tentando anche di rievocare le infinite pagine di istruzioni del Ministero degli Interni che mi ero studiato quando avevo fatto lo scrutatore alle scorse elezioni.
Poi, uscito dal seggio, per curiosità , ho cercato un qualsiasi foglio che spiegasse ai poveri cittadini come votare. Beh, zero, non c’era.
E qualcuno mi ha anche detto di aver cercato informazioni sul sito del Ministero degli Interni informazioni sulla stessa cosa. Ricerca molto molto difficile.