Tornato da poco tra queste quattro mura che mi sembrano ancora più strette del solito.
Sono un frullare di emozioni, assolutamente positive, sulla vacanza appena conclusa.
A presto, per il resoconto 😉
Tornato da poco tra queste quattro mura che mi sembrano ancora più strette del solito.
Sono un frullare di emozioni, assolutamente positive, sulla vacanza appena conclusa.
A presto, per il resoconto 😉
Ok, sono veramente in vacanza.
Ultimo sguardo al reader, che lascio in questa (pessima) condizione, un’occhiata alle mail trascurate per tutto il giorno, poi chiuderò il portatile e lo metterò al sicuro nella sua Tucano TravelBag, in attesa del mio ritorno.
Voi, nel frattempo, fate i bravi, ma non scrivete troppo, che sennò, poi, diventa difficile seguirvi 🙂
Perchè avere un TomTom o comprare un iPhone 3G con GPS integrato, quando puoi avere lo stesso risultato (ed è anche più comodo) sfruttando una chiamata (non pagata) con il tuo numero You&Me Parole e Messaggi (senza limiti)?
Nello specifico, la strada che porta al casello vicinissimo a casa era chiusa, quindi sono andato al casello quasi vicino a casa, in direzione Milano, per fare anche benzina (e controllare se la carta di credito funzionava). Peccato che quel casello era chiuso e ho dovuto affrontare il traffico della statale 11, accuratamente evitato passando in mezzo ai paeselli, con un navigatore telefonico amoroso perfettamente funzionante (cisto che qualcuno mi aveva tolto il tomtom dalla macchina, sgrunt!). Poi l’entrata in autostrada a Rho, un kilometro di autostrada, poi la barriera (porte telepass bloccate), poi lo svincolo per Certosa e la solita coda di camion/macchine/imbecilli che sbagliano corsia e bloccano tutto. Poi, arrivato all’ufficio, il mercato. E la difficoltà a trovare parteggio. Ed è solo l’ultimo giorno di lavoro.
Oggi.
La mia prima Moleskine.
Un acquisto un po’ turbolento, di corsa, alla Mondadori vicino all’ufficio prima di iniziare a lavorare. Scelta (anche se le mini-mini-mini-Moleskine mi tentavano un sacco?) e pagata.Â
Poi l’idea che potevo comprare qualcosina per Love. Non propriamente il regalo, ma qualcosa che può far comodo ad entrambi :P.Â
Così rientro in negozio, punto lo scaffale, prendo (con un po’ di dubbi), compro e.. non pago, visto che la carta di credito (usata 3 secondi prima) non funziona più. E no, è impossibile che io abbia superato il massimale. E vado (grrrr) di bancomat, che funziona.
Poi lavoro. Lavoro. E ancora lavoro.Â
Poi pausa. Mi fermo al bancomat: macchinetta decide che la mia carta (il bancomat, usato un paio di ore prima in negozio) non è valida e con disgusto me la sputacchia fuori.Â
Rimango ancora con zero euri nel portafoglio e un po’ di debiti con i colleghi, visto che non riuscivo neanche a pagarmi caffè e brioches. (No, non mi danno più i Ticket, per chissà quale motivo).
Però carta e bancomat che fanno le bizze nel giro di poche ore, praticamente il giorno prima di partire per Atene e la Grecia, non è (affatto) un buon segno.
Domani urge una visitina in banca.
Ci sono giornate che sembrano non finire mai.
La stanchezza, il peso del lavoro, il sonno, l’idea che nel giro di una trentina d’ore toccherò il suolo greco..
Dai, giornata, finisci!
Ridendo e scherzando, siamo arrivati al -2.
ARGH!
E intanto, uscito dall’ufficio, sono rimasto a parlare un po’ con miei pochi ma buoni colleghi preferiti. E una cosa (di quanto scritto qua sopra) tira l’altra. Ci siamo confrontati ed è rassicurante perchè vuol dire che non sono io il matto che non capisce, che interpreta male le cose.
E però una cosa ha tirato l’altra. Ed è passato, volando, tanto tempo, troppo tempo. E non ho più potuto fare un saltino da te, vista l’ora ormai tarda. E mi spiace. Prima, la promessa via Gtalk, poi i controlli da finire (con i colleghi già spariti), poi l’escooradall’ufficio, la chiaccherata con i colleghi e poi l’ultima chiamata.
Salito in macchina ho provato a chiamarti, ma il Motorola era spento. Altri mille dubbi che mi sono venuti, assieme a tutti gli altri che già frullavano in testa. La possibilità di un’arrabbiatura da una parte, la possibilità che tu fossi già tra le braccia di Morfeo dall’altra, la speranza che si era solo scaricato il telefono e di poterti trovare online, più tardi.
E invece, purtroppo, no.
E io, come al solito, quando non so, sto male.
Ok, per me è già finito il primo giorno lavorativo della settimana. Così, fortunatamente, domani non avrò la crisi del lunedì, come succede alla maggior parte di voi. E, ancora più fortunatamente, di solito la domenica è un giorno tranquillo, quindi non è neanche troppo doloroso tornare in quell’ufficio.
Beh, questo di solito. Non oggi. Non oggi, tra persone in ferie, colleghi malati e uno “speciale estate” da preparare assolutamente il prima possibile, per non ritrovarci all’ultimo momento a strapparci i capelli.
Risultato? Io ho seguito lo speciale estate. E non ho avuto un secondo libero. E’ già tanto se sono riuscito ad alzarmi dalla sedia. Finchè, verso le 22.30 la mia collega/responsabile annuncia “Ciao io vado, ho controllato tutto, c’è solo da finire le prime”. Quella collega/responsabile che non più di una settimana mi ha addossato la colpa di un errore dinanzi al grande capo.
E quindi? Niente. Io ho continuato con il mio speciale (e il più, fortunatamente, è fatto), lo stagista ha finito le prime, le abbiamo inviate e mentre attendevamo la conferma da parte della tipografia (a cui avevano comunicato un numero di pagine errato) abbiamo finito un’altra pagina dello speciale. Così siamo usciti da lavoro alle 23.30, assieme ai giornalisti (è un fatto rarissimo, visto che loro iniziano prima di noi grafici e finiscono – ovviamente – prima).
Lei, bella bella, su una poltrona del Bicocca Village a godersi Batman. Io, stanco, in macchina mentre affrontavo l’autostrada con occhi un po’ troppo pesanti.
No comment.
Appena tornato da una splendida serata a Bergamo. Una casa bellissima, il fortissimo senso di famiglia che ne traspare, una vista meravigliosa. Poi, loro, gli sposini. E un gruppo di 30 e più amici per festeggiarli. Ma queste sono solo anticipazioni nella notte, pensieri sparsi.
* questo post è stato scritto alle 2 e passa di notte, appena tornato a casa. Una serie di pensieri sparsi, scritti velocemente, via iPhone, mentre il sonno mi assaliva. Avevo controllato l’assenza di accenti prima di inviare il tutto, ma mi hanno fregato lo stesso. Ora non mi ricordo cosa avevo scritto, a parte quella frase in corsivo, che magari non era neanche così. Il resto è perso, per sempre, nei meandri di questo internet..